Per molti appassionati di football Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi.
Nella società in corso di grottesca putrefazione in cui abbiamo la ventura di spendere la nostra vita un tale che si mostri particolarmente abile a tirar calci ad un pallone viene pagato per questa sua abilità quanto viene pagato mezzo stadio pieno di normali travet da otto ore al giorno più gli straordinari.
Ora immaginate un signore che assoldi il Diego Armando Maradona d’antan, pagandolo tutti i soldi che “vale”, non per cercare di vincere uno scudetto o, vedi un po’, una Coppa dei Campioni, ma per giocare a palla in giardino con il nipotino viziato che non ci arriva del tutto con la testa.
Fatto questo, immaginate adesso un apparecchio di ricerca piuttosto raffinato che sia stato acquistato con una raccolta fondi popolare per promuovere la quale – sia detto a margine ma qui la cosa è irrilevante – il popolo è stato volgarmente uccellato. Inizialmente l’apparecchio ha fatto quel che si era assicurato avrebbe fatto, poi, ridendosela di chi quello strumento lo aveva pagato, lo si è portato in un posto dove l’omologo del nipotino di cui sopra non era nemmeno capace di accenderlo.
Lo si tiene lì, dal nipotino cretino, per quasi un anno e mezzo a prendere polvere, mai dimenticandosi di prendere per i fondelli chi era cascato nello scherzo, e poi lo si porta in un altro giardino dove i nipotini sono ben più intelligenti e sanno addirittura accenderlo.
Senza voler fare similitudini irriverenti, una fatto che potrebbe anche assomigliare alla storiella idiota appena raccontata è successo con il nostro microscopio elettronico.
Dopo che l’Università di Urbino ha capito che, lungi dal farci ricerca, non sarebbe nemmeno riuscita a trastullarsi con quell’aggeggio ingombrante che ci aveva portato via, ha pensato bene di “darlo in comodato” all’ARPAM di Pesaro, uno dei mille enti dove si “protegge l’ambiente” (virgolettato). E noi che di quel microscopio eravamo i destinatari e che, a sottrazione vergognosamente avvenuta, avevamo il diritto sancito dalla firma del rettore di usarlo? Chi se ne frega! La firma del rettore? Ma non sherziamo: l’avete visto tutti con i fatti: quella firma vale un pacco comprato a Forcelle.
Pesaro: che ci fa laggiù il microscopio? Consente alle punte di diamante della scienza italica di guardare nientepopodimenoche l’amianto, un minerale della cui tossicità sappiamo tutto cominciando da una ventina di secoli fa, ma sicuramente i geni che arpeggiano a Pesaro sapranno scoprirne chissà quante altre caratteristiche sconosciute. Intanto quegli studiosi, sconosciuti sì al mondo scientifico ma non per questo meno brillanti, hanno già visto in una guarnizione che potrebbe anche venire da un mezzo meccanico (!) nientemeno che il crisotilo (scusate se è poco!), una forma “molto particolare” di amianto (!), così come, con la modestia dei grandi, ci assicurano loro stessi, i luminari pesaresi, a mezzo RAI.
Già, la RAI. Per anni il servizio pubblico che si spaccia per mezzo d’informazione non ha fatto parola degli studi di due meschinelli di Modena che, la meschinella di gran lunga in primis e il meschinello in ausilio, avevano scoperto qualcosa di fondamentale per la medicina, tanto fondamentale che, dopo aver subito angherie d’ogni sorta dalle istituzioni italiche, oggi vedono i propri studi usati da Comunità Europea, NATO, FAO, ISO e da una lista di altre istituzioni scientifiche e tecniche a livello mondiale. (Incidentalmente, le angherie italiote continuano imperterrite.) Mai i signori del servizio pubblico d’informazione hanno fatto parola del fatto che i due meschinelli, al di là di scoperte scientifiche senza patria in questo paese, hanno contribuito a salvare qualche vita umana e qualche scempio ambientale. E non una parola il servizio pubblico ha mai lasciato trapelare su come i due siano stati imbavagliati da un manipoletto inaggettivabile formato da tale avvocatessa Marina Bortolani, da tale ragionier Giuseppe (Beppe) Grillo e dall’Università di Urbino, tre entità con cui è impossibile addirittura un confronto, stante la loro “timidezza” e la carnevalesca coda di paglia che spunta dai loro quarti posteriori. Da ultimo, mai il canone RAI ha consentito agl’italiani di essere informati di come quel microscopio che ora guarda con severità le guarnizioni fosse proprio quello che i meschinelli usavano per studiare cancri e malformazioni fetali.
Ma, sbocciando dal silenzio, ecco che ieri la RAI regionale delle Marche mette in onda un servizio in cui, trionfalmente, i personaggi dell’ARPAM strombazzano il possesso del microscopio sottratto ai meschinelli come se se lo fossero guadagnati e spacciano per ricerca osservazioni che definire banali significherebbe far loro un bel regalo. Di fatto, ARPAM e Università di Urbino si sono spartite un bottino e sono talmente spudorate da vantarsene. ARPAM e Università di Urbino sono di un’ignoranza crassa sulle nanopatologie, la disciplina per le cui ricerche la gente aveva messo il proprio soldino. ARPAM e Università di Urbino se ne fregano di tutto: sanno perfettamente che il popol bruto, se anche protesta, lo fa per cinque minuti poi si annoia e torna ad imbambolarsi davanti al Grande Fratello. La giustizia? Un’entità astratta.
Adesso, in piena crisi di nausea, caro presidente Napolitano, mi rivolgo a lei. A lei di cui retorica vuole che ogni esternazione sia considerata un carato di saggezza. Appena qualche giorno fa, il 2 giugno, lei, caro signor presidente, ci disse per l’ennesima volta che noi dobbiamo sentirci orgogliosi di essere italiani. Orgogliosi ha detto. Ma orgogliosi di che? Orgogliosi di uno stato che non solo delinque ma addirittura se ne vanta? Orgogliosi di uno stato che mente? Orgogliosi di uno stato che non si ferma davanti alla bassezza d’imbavagliare la ricerca scientifica facendosi beffe non solo della morale, una parte della filosofia probabilmente mai pervenuta, ma anche della Costituzione (articolo 33)? Orgogliosi di uno stato che non conosce il valore della salute (articolo 32 della sunnominata e calpestata Costituzione) e della vita stessa? Orgogliosi di uno stato che si appropria con arroganza di ciò che non gli appartiene? Orgogliosi di uno stato che, ora è sempre più chiaro il perché, da anni non paga i suoi debiti nei riguardi del laboratorio dei due meschinelli dopo averli usati per i fatti suoi, in questo modo dando un’altra picconata ad una ricerca evidentemente imbarazzante?
Caro signor presidente, la stima non può arrivare perché ce lo dice lei: la stima si deve guadagnare e l’orgoglio viene dalla stima.
Così io, caro signor presidente, non sono orgoglioso di essere italiano. Di essere italiano io me ne vergogno profondamente e non me ne vergogno certo per me che a questo stato indegno ho ingenuamente regalato quello che avevo, ma per le istituzioni che, a carissimo prezzo, ci fotografano impietosamente. Sì, caro signor presidente, l’Italia di cui io dovrei essere orgoglioso mi ha fregato in maniera ignobile così come sta fregando i cittadini cui ruba consapevolezza, quattrini e salute. Lei che fa? E’ orgoglioso a priori?
Arrivati a questo degrado così capillare non mi resta che invitare i giovani a non ascoltarla ma ad andarsene, a fuggire da questo letamaio dove, se si resiste e si rifiuta d’insozzarsi, si viene derisi e massacrati.
Mio figlio se n’è andato in Australia quattro anni e mezzo fa. Un giovane amico che aveva il voltastomaco lo ha fatto giovedì scorso emigrando in Brasile, il paese che dà un riparo ad un assassino e al quale noi abbiamo rivolto parole di riprovazione. Noi, caro signor presidente, da ipocriti che siamo facciamo mille volte peggio.
Dunque, giovani italiani, fate ciò che fecero i nostri bisnonni: salvatevi, se potete! Io sono vecchio e resto perché ho combattuto tutta la vita e non mi ritirerò ora. Io voglio almeno continuare a tentare di fare un po’ di pulizia. Almeno intorno a me. Ma voi andatevene; questo paese non merita la vostra carne.
Caro signor presidente, mentre lei esterna tutta la retorica che il suo rango pare imporre, io voglio che lei non abbia dubbi: io provo uno schifo profondissimo per l’Ialia che sta sprofondando nel fango. Non più pena: schifo.
So perfettamente che lei non mi leggerà mai e, se mai lo facesse, si direbbe indignato delle verità indiscutibili che scrivo e che tutti conoscono. Indignato perché così la retorica squallida del 2011 impone. E sono altrettanto convinto che lei non sia al corrente della stragrande maggioranza degli orrori perpetrati in questo manicomio della cui appartenenza, a sentir lei, dovremmo essere così stravaganti da menar vanto. Gli orrori, caro signor presidente, non sono solo quelli troppo vistosi per essere coperti del tutto con le distorsioni o con i silenzi: gli orrori sono la miriade di soprusi apparentemente minuscoli che l’Italia delle istituzioni commette sugl’italiani, su ognuno di loro, anche quelli che, per subirne uno di meno, sono pronti a calare le braghe e a vendere la dignità.
Come tanti politici di carriera credo che lei viva in un altro pianeta fatto di chiacchiere e di grancassa. Ma io sono costretto a vivere in questo pianeta e non aspetto altro che essere smentito. Come si fa in campo scientifico, però: con i fatti.
perchè no?
Perchè non scrive davvero al presidente Napolitano?
https://servizi.quirinale.it/webmail/
ed anche a deputati e senatori?
RISPOSTA
Perché Napolitano è troppo impegnato a firmare telegrammi in fotocopia e i deputati e senatori che hanno qualche grado di alfabetizzazione (non sono poi tanti) sono molto spesso collusi con queste porcherie. Chi non lo è alle prossime elezioni se ne torna a casa.
Dove?
e se io le chiedessi…si, ma dove?
ok me ne vado, ma dove vado?
Se le chiedessi di indicarmi precisamente uno Stato in cui Lei andrebbe se avesse 20 anni…?
RISPOSTA
Dato per scontato il fatto che il paradiso terrestre non esiste e che imbecilli, mascalzoni, simil-grillini, dame di carità pelose, signore piene di dignità di plastica, ecc. esistono dovunque, seppure in percentuali molto variabili, io andrei in Australia dove lo schifo è molto più diluito. Sarà forse perché in sette milioni e mezzo di chilometri quadrati sono solo venti milioni.
anche per “il manifesto” si chiamano termovalorizzatori. PeccatoCopio e incollo dal manifesto. di Eleonora MartinaSocietà a 2000 watt L’edificio è imponente e non più distante di un chilometro e mezzo dal centro della città di Losanna. Ma di camion che vanno e vengono con i loro carichi di rifiuti, nemmeno l’ombra. Niente puzze né fumi. Imperturbato il via vai continuo di gente che a due passi si serve della metropolitana supertecnologica senza conducente. Eppure nel termovalorizzatore Tridel, che fornisce elettricità e calore a oltre un terzo della città svizzera certificata dall’Unione europea come tra le più «sostenibili» del vecchio continente,… Leggi il resto »