Lo ammetto: sono scosso. Scosso e imbarazzato. I pur pochi frequentatori di questo blog non ignorano che qui non si sono mai risparmiati strali a chi ci amministra, indipendentemente dallo status di costoro. Piromani dichiarati e cripto-tali, predicatori bifronti, padri, coniugi, fratelli e parenti d’ogni ordine e grado issati in poltrona per nobiltà di sangue o di prossimità, manutengoli assortiti, rettori e signorotti che imputridiscono in quella farsa che sono le nostre università e che accompagnano i pargoli vagamente alfabetizzati in cattedra a perpetuare la luce nera della loro ignoranza, tuttologi che balzano fuori dalla scatola TV per iniettarci notizie deformate opportunamente secondo gl’interessi del padrone, “scienziati” che maneggiano la scienza come fosse la vecchia Cera Pongo, tecnici travestiti da scienziati che ci tranquillizzano su tutto anestetizzando i nostri cervelli con generose siringhe di dati stravaganti, associazioni camuffate da ambientaliste e, nei fatti, al soldo dei più biechi interessi cui dell’ambiente non importa un fico: tutti costoro non hanno mai trovato simpatia qui. E spesso colpiti sono stati gli uomini politici. Come dimenticare l’italiano dei valori Borghesi, Nerone reincarnato che, potesse, brucerebbe anche casa sua? Come non ricordare Pecoraro Scanio (il ministro, non il fratello ex-calciatore, ora senatore) che grida alla Luna accorate invettive contro inceneritori, turbogas et similia per poi avvincersi in lacrimosi abbracci consolatori con i suoi accoliti di periferia che dell’ottimo Alfonso si fanno quattro risate e che sono pappa e ciccia con tutto ciò che sempre l'ottimo Alfonso condanna? E invece… Sì, sono scosso: nel nostro Parlamento, signori miei, siedono uomini veri, uomini sì di carne ed ossa cui carne ed ossa gridano i loro bisogni, ma che hanno sofferto tacendo per anni. Ma che dico?: per decenni, per chissà quanto! Rocco Buttiglione! L’ho detto. E’ lui l’eroe discreto che mi ha trafitto il cuore. Lui e una sua assai meno nota collega, meno nota ma non per questo meno eroica, la senatrice Albertina Soliani, ex-direttrice didattica ora pensionata, componente della commissione parlamentare per l'infanzia e pretoriana di Romano Prodi. Insomma, cari pochi lettori, che cosa è successo? Esito, ma, alla fine, dovrò pur dirlo e lo farò tutto d’un fiato: alla buvette di Palazzo Madama, laddove i senatori decidono, e sempre per il meglio, le sorti di questo Paese, non ci sono i gelati! E’ così. E, a tal proposito, citerò verbatim la lettera che i
due statisti hanno inviato ai questori: "Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti. E' possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti". Per chi l’avesse distrattamente dimenticato, i questori, secondo l’articolo 8 del Regolamento del Senato, "sovrintendono collegialmente alla polizia, ai servizi del Senato ed al cerimoniale; predispongono il progetto di bilancio ed il conto consuntivo del Senato; provvedono, anche singolarmente, nei casi previsti dai regolamenti interni dell'Amministrazione, alla gestione dei fondi a disposizione del Senato." A questo punto, forti della loro autorità ma, soprattutto, al cospetto di una così palese e intollerabile infrazione all’articolo 3 della Costituzione, quello, lo ricordo, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge (e senza gelato che uguaglianza è?), i questori agiscano. E lo facciano in fretta. Ormai fa caldo e i mesi a venire, con il mondo incapsulato in una serra (fortunatamente rinfrescata dalle rassicurazioni di don Antonino Zichichi) promettono poco di buono. Già ora non è difficile immaginare i due senatori prodigarsi per il Paese e, a cagion di ciò, roridi di sudore. Tutto questo, ora sappiamo, senza nemmeno il conforto di un gelato. Un gelato al limon tanto caro a Paolo Conte, o i nostri intrepidi difensori dell’uguaglianza preferiranno forse il gusto Puffo? Sarà opportuno che i questori s’informino e allestiscano al più presto un’inchiesta parlamentare, magari attribuendo una quota anche ai commessi del Senato. Ma quanti gusti? E quali? E poi, quando si dibatte di gelati, mica ci stanno solo i gusti: c’è, ad esempio, il ghiacciolo, c’è quello che una volta si chiamava Moretto sul suo bello stecchino, c’è quello, tipo l'antico Camillino o il più moderno Cucciolotto, tra due biscotti, c’è il cornetto, ci sono i gelati con la granella di nocciole, quelli con i canditi o con le ciliegine. E poi, industriale o artigianale? Insomma, qui bisogna far chiarezza e decidere. A questo punto, diverse sono le strade che si possono intraprendere: potremmo, ad esempio, decidere che Rocco Buttiglione, da filosofo tanto eccellente da insegnare perfino alla Facoltà di Scienze Politiche della Libera Università San Pio V, quella che addottorava i funzionari statali non per esami ma per convenzione, potrebbe prendere in mano la situazione e dire: i gusti sono questi e queste le tipologie. La senatrice Soliani, confortata da un'antica consuetudine con i fanciulli, didatta che era, potrebbe, nel caso, fornire una preziosa consulenza o, sempre nel caso, si potrebbe nominare una commissione di superesperti universitari. Oppure, chissà, con l’aiuto esterno di Pannella, ferratissimo quanto a situazioni analoghe, si potrebbe mettere in piedi un referendum popolare. Oppure ancora, più modestamente, si potrebbero chiedere pareri tramite la rete Internet. Al lavoro, dunque!: per gli uomini di coscienza e di buona volontà, ce n’è da fare. L’importante è che, grazie al coraggio di due nostri rappresentanti, si sia scoperchiato un pentolone e che ora tutti sappiamo a quali silenziosi tormenti siano stati e, ahimè, siano ancora, soggetti i nostri parlamentari. Adesso che sappiamo, però, dobbiamo pensare al futuro e fare tesoro della lezione del Vico: la Storia ci sia maestra. I nostri patres, i Romani di quasi duemila anni fa, ebbero come senatore Incitatus, il cavallo di Caligola. Esauriti figli, coniugi, parenti fino al decimo grado, commercialisti e avvocati di famiglia, soci d’affari o faccendieri cui essere grati, il passato c’insegna che presto in Senato e, magari, anche alla Camera, siederà un cavallo (un somaro non sarebbe una novità). Dunque, la buvette sia fornita adeguatamente di fieno per la bisogna.