Finalmente si è fatta chiarezza su Treviso a proposito del caso montato ad arte intorno al rogo della De Longhi. A dispetto di tutti i profeti di sventura, aveva ragione il signor presidente della Provincia, Leonardo Muraro, aveva ragione il signor prefetto, Vittorio Capocelli, aveva ragione l’ARPAV: non è successo niente. “L’importante è che nessuno si sia fatto male,” ha detto con il cuore in mano il signor Bepi, prima vittima del rogo perché padrone della fabbrica. Siamo commossi da una parte e indignati dall’altra. Commossi prima di tutto dalla generosa preoccupazione, fortunatamente subito fugata, del signor De Longhi, non per sé ma per il prossimo; indignati perché qualcuno, strumentalizzando l’incidente, aveva sostenuto che poche centinaia di tonnellate di plastiche, vernici, metalli e materiali non meglio identificati potessero sprigionare, bruciando, polveri sottili, i composti più disparati e fantasiosi e, addirittura, diossine. Invece, si è trattato solo di uno spettacolare nuvolone di fumo nero che, se ci pensiamo bene, data la sua ormai dichiarata innocuità è stato null’altro che un diversivo per gli altrimenti annoiati trevigiani. E cominciamo con il dare il giusto merito a chi lo merita.
Bravo il signor Muraro che, con mezzi di fortuna e per illuminazione divina, aveva intuito che era tutto a posto. E bravo pure il signor Capocelli che ha provveduto a far sì che non si creasse panico e che la gente restasse tranquilla dove stava, nella sua simpatica nuvola nera. “Chiudete le finestre – aveva consigliato saggiamente – e, se potete, non state troppo all’aperto.” Chiudere le scuole? Ma via! L’istruzione innanzi tutto! E che dire dell’ARPAV? In un batter d’occhio hanno valutato la situazione, hanno fatto analisi che altrove pretenderebbero tempi lunghi, hanno usato apparecchiature di cui nessuno sospettava l’esistenza, ed ecco che hanno posto il sigillo della scienza su ciò che gli amministratori avevano già capito: non è successo niente. Ma adesso smascheriamo quei mascalzoni che hanno tentato di spaventare il popolo. I Noe, prima di tutto. Questi hanno dato ad intendere ai trevigiani che le leggi della Natura sono uguali dovunque e che, bruciando cloro e materiali organici insieme, salta fuori la peggiore delle diossine, quella con quattro atomi di cloro, quella, per intenderci del Napalm e di Seveso. Come ben sa l’ARPAV, invece, a Treviso non è così. Treviso è città democratica e indipendente: le leggi della Natura si decidono politicamente e così, se si abroga la chimica, la chimica è abrogata, con buona pace di tutti. E poi, quel ridicolo farmacista di Modena che pretende che sia vera la legge di conservazione della massa! Roba vecchia, signori: è del 1786. Treviso è ben salda nel XXI secolo ed è proiettata nel futuro. Quel ridicolo farmacista che trova le nanopolveri nei tessuti malati e, addiritura, nei feti! Sono tutti fotomontaggi. Del resto, che sia un ciarlatano è fin troppo noto. Giovedì scorso ha tenuto un seminario ad un corso per un master internazionale a Venezia, dunque a pochi chilometri dal luogo del focherello, e al direttore della scuola è arrivata una telefonata, tenuta, per modestia, anonima dall’autore, in cui si avvertiva chiaramente della cialtroneria del sunnominato farmacista e della sua mancanza di basi scientifiche. E finalmente! Poi ci sono i vari comitati locali che vedono disgrazie ovunque e che si bevono le panzane del farmacista. Lo avete visto? Non è successo niente. Adesso, proprio a causa di tutto questo chiasso ingiustificato, magari qualcuno pretenderà di fare analisi tanto lunghe e costose sull’ambiente quanto inutili, dopo quello che hanno affermato ex cathedra gli scienziati dell’ARPAV. Adesso ci sarà chi vorrà incolpare il signor Bepi di qualche guaio sanitario senza avere lo straccio di una prova, anche perché come facciamo a sapere se qualcosa di non propriamente ineccepibile è uscito dalla De Longhi e non, piuttosto, dalla gommapiuma di Cordignano o, magari, dalle plastiche di Cison di Valmarino? In poche ore tutta questa roba è andata a fuoco (a volte, il caso…) e le polveri e le diossine, per quel pochissimo che, magari, ci potrà essere, mica le farà solo De Longhi! Intanto prosegue l’opera tranquillizzante delle eroiche autorità, quelle che altrove si sarebbero dimesse per fraintesi motivi di dignità o di competenza: date una lavatina alla verdura e non date ascolto alle cornacchie. E, allora, proponiamo una dimostrazione che metta tutti a tacere e copra di vergogna i falsi profeti: si raccolga l’insalata in un orto intorno alla fabbrica, le si dia una lavatina e s’invitino signor prefetto, signor presidente provinciale e signori scienziati dell’ARPAV a farsene una scorpacciata davanti alla gente. Se, poi, vorranno bersi un bicchiere di latte munto in zona, ancora meglio. Buon appetito, signori!