Gentile dr. Montanari,
dovrei sottopormi ad un trattamento ortodontico che prevede una protesi fissa dei quattro incisivi superiori (monconi). Occupandomi per professione di bioecologia edile e dell’ambiente e seguendo da diverso tempo le sue ricerche, ho scartato materiali di rivestimento come lo zirconio, l’allumina e la ceramica per optare su resine composite largamente utilizzate per restauri estetici, ricostruzioni ed otturazioni.
Il problema è che facendo una ricerca riguardo i filler/riempitivi utilizzati , ho sempre trovato la presenza di nanoparticelle inorganiche di diossido di silice, vetro di bario, stronzio,etc. del diametro da 0,01 a 550 µm con medie intorno a 0,04 µm. (a tal proposito vedi il confronto pubblicato sulla rivista infodent n°1-2/2008 e n°12/2005): http://www.infodent.it/download.php?doc=confronti&id=56&type=f2rechttp://www.infodent.it/download.php?doc=confronti&id=34&type=f2rec
La presenza di nanoparticelle nei compositi utilizzati in odontoiatria e LA POSSIBILITÀ CHE TALI RESINE SI USURINO FACILMENTE CON LA CONSEGUENTE INGESTIONE DELLE NANOPARTICELLE INORGANICHE, mi è stata recentemente confermata anche da sua moglie, dr.ssa Gatti. Vorrei quindi chiederle: 1) Come mai, a livello mondiale, produttori come Ivoclar Vivadent, Kuraray, Micerium, Dei italia, Shofu Inc, SDS Kerr, Vericom, etc, ignorano o sottovalutano il problema della possibile ingestione delle nanoparticelle visto che l’usura delle resine composite avviene comunque, a prescindere se si è affetti o meno da bruxismo ? 2) Come mai la stragrande maggioranza dei ricercatori scientifici, dei medici dentisti concordano per l’estrema biocompatibilità (da test in vitro, in vivo e trial clinici) delle resine composite utilizzate da decenni nel settore dell’odontoiatria ? Un conto è affermare che le nanoparticelle prodotte dall’inquinamento atmosferico e dai termovalorizzatori possono provocare il cancro, un conto è dire che alcuni MATERIALI E PRESIDI MEDICI, CERTIFICATI COME BIOCOMPATIBILI DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA INTERNAZIONALE, in realtà non lo sono affatto e addirittura possono determinare, per ingestione, dei processi di granulomatosi e di infiammazione cronica in quanto contengono un elevatissima quantità DAL 66 AL 75% DI NANOPARTICELLE INORGANICHE come: biossido di silicio, silicato di alluminio di bario, vetro di bario e/o di stronzio, silice pirogenica, BAFG, fibre di vetro ceramico, zirconio silicato, etc.E’ quindi chiaramente intuibile che qualcuno non dice la verità o per ignoranza o per conflitti d’interesse o per dolo, per questo, dr. Montanari le chiedo se cortesemente può inviarmi gli studi e ricerche in suo possesso riguardanti la tossicità dei nano-filler e dei riempitivi a base di nanoparticelle inorganiche utilizzati nelle resine composite o consigliarmi il composito meno tossico o materiali alternativi ad alta biocompatibilità.I miei più sinceri saluti ed auguri di buon lavoro per le sue preziose ricerche. Bartolomeo Conterio
RISPONDE LA DOTT.SSA GATTI
Le nanoparticelle sono effettivamente presenti nelle resine composite, anche in forma di aggregati. E' noto che queste si usurano e (vado a memoria e potrei non essere esatta) questa usura è stata verificata essere di circa 0,1 mm/anno. Questo materiale di usura viene per forza ingerito e c'è ancora chi crede che tutto questo sia eliminato con le feci. I miei studi pubblicati (A.M. Gatti, M. Ballestri, A. Bagni, Granulomatosis associated to porcelain wear debris, American Journal of Dentistry 2002, 15(6): 369-372; A.M. Gatti Biocompatibility of micro- and nano-particles in the colon (part II) Biomaterials vol.25, 3, Feb 2004 385-392 ; M. Ballestri, A.Baraldi, A.M. Gatti, L.Furci, A.Bagni, P.Loria, R.Rapanà, N. Carulli, A.Albertazzi “ Liver and kidney foreign bodies granulomatosis in a patient with malocclusion, bruxism, and worn dental prostheses” Gastroenterology , 2001, 121; 1234-38) hanno verificato che può esserci un passaggio dalla mucosa intestinale verso la circolazione sanguigna per poi assistere ad un intrappolamento almeno a livello di fegato e reni. Non esistono studi su persone portatrici di queste protesi che abbiano subito biopsie di fegato e reni con conseguenti analisi per le polveri. Di norma, i materiali da impianto sono biocompatibili ma, purtroppo, così non è per i residui da usura, e su questi nessuno esegue prove di biocompatibilità. L'ingestione di qualche particella è solitamente indifferente all'organismo. Diverso è il caso dell'accumulo cronico. Se leggerà il libro "Nanopathology" (scientifico) o "Il Girone delle Polveri Sottili" (divulgativo) avrà una spiegazione precisa dei passaggi.