Io ho fatto sport da che mi ricordo di essere vivo e ho gareggiato fino alla veneranda età (veneranda per uno sportivo) di 43 anni. Nello sport dilettantistico, quello che frequentavo, la medicina era spesso un fai da te o, non certo meglio, era una scienza di praticoni, di allenatori improvvisati, di massaggiatori dalle arti miracolose e quant’altro. Così, in quell’ambiente circolava di tutto: beveroni dall’odore insolito, pillole misteriose incartate in pezzi di giornale passate di nascosto prima della gara, polverine in scatolette anonime, fino ad ampolline di liquidi che venivano iniettati senza fare domande. C’erano anche gli psicolabili che prendevano pillole per il mal di testa (con caffeina e un barbiturico), convinti poi di volare. Tra gli atleti più vogliosi di vincere ce n’era qualcuno che non esitava a rivolgersi a “luminari” della medicina, professori al top della carriera universitaria con staff al seguito, per avere un “aiutino”. E quell’“aiutino” arrivava. Oggi, passati un po’ di anni, cominciamo a contare i morti. Cancro. Qualcuno ci ha rimesso le penne. Qualcun altro sta lottando per non rimettercele. Un caso? Forse. Come nella vecchia Russia Anni Cinquanta, come nella DDR, come in Cina e via discorrendo. Adesso abbiamo l’esternazione di Roberto Mancini, già eccellente numero 10 quando questi giocatori si chiamavano ancora mezze ali, ed ora allenatore di successo dei miliardari dell’F.C. Internazionale: “Che rompiscatole questi medici sportivi: ritardano il rientro dei giocatori infortunati!” Certo non è mia intenzione
sottolineare quanto ingenuamente stupida sia un’idea del genere: sarebbe il classico sparare sulla Croce Rossa. Ciò che mi colpisce, invece, è la sua profonda amoralità, un’amoralità di cui non mi sento d’incolpare Mancini cui probabilmente il problema nemmeno sovviene. Lui lavora in un ambiente di spettacolo (per carità, non si parli di sport perché non ci saremmo nemmeno dal punto di vista etimologico!) e “the show must go on” ad ogni costo. Gli attori, i giocatori, cioè, sono pagati fior di quattrini e con i quattrini si compra assolutamente tutto, dalle partite di calcio fino a campionati interi e, perché no?, fino alla salute. Del resto, chi ha avuto occasione di parlare “fuori onda” con degli sportivi professionisti – dei ciclisti, per esempio – si sarà sentito ripetere chissà quante volte che se non prendi quell’intruglio che ti mettono davanti vai fuori squadra e nessuno ti assumerà più perché sei disubbidiente. Il ricatto dell’impiego, insomma, esattamente come capita agli operai che sono massacrati da ambienti di lavoro avvelenati e che sono i più agguerriti sostenitori di chi li massacra. Mancini lavora per Massimo Moratti, il petroliere che si trastulla con il calcio e che quei trastulli se li può permettere (anche) per le palate di Euro che noi, noi contribuenti bovini silenziosi, gli facciamo recapitare ogni giorno grazie a leggi che fanno sì arrabbiare l’Europa, ma che noi siamo troppo pigri per contestare. E più che bene vanno pure alla lealissima signora Milly, moglie del petroliere-mecenate, esponente politica, pensate un po’, dei Verdi. Se nel calcio privo di qualunque credibilità di oggi una vena di follia ed una così palese incompetenza ci possono anche stare, avendone viste di peggio, potrebbe destare un po’ più di perplessità l’atteggiamento di Pier Luigi Bersani, incredibilmente e nonostante tutto ancora ministro della Repubblica, quando, prima di Mancini, zittisce i medici che hanno la malacreanza di fargli notare come i suoi giocattolini preferiti – leggi quegl’inceneritori che lui chiama affettuosamente “termovalorizzatori” – rischino d’accoppare la gente, generazioni future non certo escluse. Naturalmente, in questa repubblica che pullula di nani e di ballerini, non possono mancare i medici che si schierano con lui, e tra questi anche alcuni uomini d’affari spacciati per oncologi, ma chi ha dimestichezza con la scienza, sa leggerne i dati, sa fare semplici ragionamenti conseguenti e, soprattutto, non ha interessi economici e/o di potere da perseguire senza guardare in faccia nessuno, sa perfettamente come stanno le cose. E le cose non stanno bene. Ma se Mancini ha detto la sua fesseria e, probabilmente, tutto finirà lì, con un’ingenua figuraccia, Bersani continua imperterrito a non far più crescere l’erba dove passa, infettando di se stesso anche la periferia. È di adesso la battaglia di 173 medici di Campi Bisenzio a due passi da Firenze che hanno firmato un documento nella speranza di fermare il costruendo inceneritore, controbattuti dall'assessore provinciale all'Ambiente, tale Luigi Nigi, che sostiene, mentendo bizzarramente, di avermi mostrato dati che dimostrano l’innocuità di quella sorta d’impianti. E altrettanto impegnati sono i medici che cercano di fermare quello scempio folle che si sta facendo dalle parti di Civitavecchia con la costruzione di una centrale elettrica a carbone. Ma medici coscienti ed onesti ce ne sono un po’ dovunque e non devono assolutamente mollare. Mi rendo conto che, prendendo certe posizioni, non si fa carriera e non si fanno quattrini, ma, se non altro, il vantaggio sarà postumo: il non dover essere derisi a tumulazione avvenuta per le sciocchezze dette e il non essere additati come i mascalzoni responsabili dello scempio che si sta facendo del mondo e della salute in cambio di una poltroncina su cui sedere e di quatto soldi strappati dalla pelle altrui. Sì, in alcuni circoli i medici possono benissimo essere visti come dei rompiscatole, ma guai se non lo fossero: sarebbero automaticamente gl’ignobili complici della rapina che si sta perpetrando contro coloro il cui interesse hanno giurato a Ippocrate di fare.