“Perchè per il suo studio di architettura ha scelto Sorgenia?” “Perchè volevo energia da sole fonti rinnovabili.” Siamo sicuri che l’architetto virtuale, quello della pubblicità, abbia scelto giusto? A quanto mi consta per aver visto la centrale di Termoli e per essermi occupato di quella in costruzione a Modugno, ambedue di pertinenza Sorgenia, lì di rinnovabile non c’è proprio nulla. Lì si brucia, o si brucerà, nel caso pugliese, metano e definire quel metano rinnovabile mi sembra un po’ fantasioso. Scusate se sarò pedante, ma qualche nozione, pur semplificata al massimo, penso sia opportuno fornirla. Per tempi lunghissimi, decine di milioni di anni fa – e mi scuserà il sedicente “onorevole” Di Carlo, margheritino, magari, chissà, ora PD, “espertissimo” d’energia della Regione Lazio il quale fa risalire il tutto all’attività umana (!) – si accumularono sotto terra, in varie regioni del pianeta, grandi quantità di resti di organismi morti, e questo in condizioni di scarsissima ossigenazione. Con il calore del sottosuolo e con il tempo, le molecole del materiale organico si ruppero e si formarono
bitume (solido), petrolio (liquido) e, tra gli altri gas, metano. Questo si può trovare sia in giacimenti propri insieme con altri gas sia con il petrolio. Alla luce di queste informazioni elementari, a questo punto Sorgenia dovrà per forza spiegare all’architetto in base a che cosa il metano sarà mai una fonte d’energia rinnovabile. O non si tratterà di un caso, l’ennesimo quando si entra nel dominio dell’ambiente, di pubblicità ingannevole? Magari potremmo dare tutti un colpo di telefono all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (numero verde 800 166 661) e chiedere che cosa ne pensa di un’affermazione così scopertamente fasulla e insostenibile. Dopotutto, la legge, per quel che la legge vale in Italia, dovrebbe tutelarci (d. lgs. 145/2007) e il Codice dell'Autodisciplina Pubblicitaria Italiana all'art. 2 (Pubblicità ingannevole) stabilisce che “la pubblicità deve evitare ogni dichiarazione o rappresentazione che sia tale da indurre in errore i consumatori, anche per mezzo di omissioni, ambiguità o esagerazioni palesemente non iperboliche.” Insomma, l’architetto è stato o no buggerato? In errore è certamente perché, se voleva “energia da sole fonti rinnovabili”, Sorgenia non fa per lui, e il resto, vale a dire come sia stato indotto in errore, sarà competenza del Giurì del Codice dell’Autodisciplina Pubblicitaria che può essere interpellato da chiunque e che interviene di solito in una ventina di giorni. Sarà poi anche interessante dare un’occhiata all’energia che Sorgenia importa dall’estero e alle relative fonti. Rinnovabili? Ce lo auguriamo, ma qualche dubbio non possiamo non averlo. Dopotutto, però, noi ai tarocchi siamo abituati. Prendete Tetra Pak, ad esempio. “Protegge la bontà e l’ambiente,” ci dice la pubblicità e correda il tutto con scene bucoliche di ambientazione scandinava; poi alla fiera Ecomondo “lascia la sua impronta ecologica” e “si conferma sempre più “sostenibile per natura”'' (http://www.tetrapak.it/hpm01.asp?CgiAction=Display&IdCanale=1&IdNotizia=864). Personalmente la cosa mi lascia un po’ perplesso, non riuscendo proprio a capire come un prodotto del genere, così ostico da trattare per chi si propone l’obiettivo “rifiuti zero” (San Francisco e Canberra, per esempio), possa avere le caratteristiche pretese. Sbaglierò io, e se sbaglio mi scuso in anticipo, ma mi pare che classificare un imballo del genere tra i prodotti ecologici sia un po’ azzardato. Diciamoci la verità: noi siamo tutti uomini di mondo e non vediamo nulla di terribile ad affermare che il tal detersivo lava più bianco anche se molti detersivi differiscono solo nella confezione, né ci scandalizziamo se la massaia non cambierebbe per tutto l’oro del mondo il suo fustino con due di marca diversa (fulgido esempio d’imbecillità), ma in quei casi il consumatore è capace di difendersi da solo. Quando si parla di ambiente, invece, i non addetti ai lavori sono più indifesi dell’esercito italiano quando marciò contro la Russia. Viaggiando in lungo e in largo per l’Italia mi sono dovuto rendere conto di come esista gente che crede veramente, in perfetta buona fede, che l’immondizia sia un’energia rinnovabile, che è convinta nel profondo del suo cuore che le biomasse bruciate (anche qui insieme con volgarissima immondizia trasformata in ecologica ope legis) non inquinino, che i rifiuti siano “una risorsa” e via discorrendo. Bisogna ammettere che i politici hanno lavorato benissimo trasformando con la loro pietra filosofale ogni sozzeria in oro (purtroppo solo per loro) e che i vari “scienziati” d’accordo a prostituirsi sono stati formidabili nella loro opera di disinformazione senza provare alcuna vergogna. Peccato che a rimetterci siamo tutti noi.
P.S. Oltre al numero verde, potete comunicare con l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato tramite fax (06 85821510) o per posta (Autorità antitrust, Piazza Verdi, 6a – 00198 Roma). Denuniciare gl'imbrogli è un atto di legittima difesa.