Venerdì scorso sono andato a Bologna per partecipare ad un convegno incentrato sul come venga percepito dalla gente il problema dell’uranio impoverito.
L’organizzazione, per i tempi che corrono decisamente lussuosa, era
a cura dell’Alma Mater Studiorum, l’antichissima università locale (1088), e i relatori erano per lo più professori universitari che – almeno qualcuno di loro – avevano condotto una ricerca sull’argomento. La maggior parte del pubblico era costituita da studenti e, tra loro, qualcuno che studente non era più da anni e veniva da fuori università: AUSL, Istituto Superiore di Sanità, mia moglie ed io…
Noi due eravamo semplici spettatori e, benché le criptocitazioni che riguardavano soprattutto mia moglie fossero numerose, nessuno, relatori inclusi, se n’era accorto.
Come sempre, io non mi permetto di giudicare la qualità di un lavoro di ricerca specifica né le sue conclusioni quando l’argomento non fa parte delle mie competenze, ma devo ammettere di essere rimasto deluso dalle “imprecisioni” (oggi sono in vena di buonismo) che riguardavano proprio il motivo ispiratore del convegno: l’uranio impoverito. Gli errori tecnici che sono usciti sono quelli che si sentono dai troppi giornalisti tuttofare e il mio dispiacere è che quegli errori sono stati ascoltati dagli studenti i quali, com’è naturale, prendono per oro colato ciò che sentono dai professori, specie se presentati in pompa magna. Per di più, gli stessi errori compaiono nel libro “Uranio Impoverito – Percezione e comunicazione del rischio)” che è stato distribuito gratuitamente agl’iscritti.
È molto probabile, anzi, è quasi certo che quei falli non incidano affatto sulla qualità della ricerca sociologica, ma i documenti restano e, abituati come ormai siamo ad attribuire credibilità a chi di credibilità non è degno, a patto che si presenti nel modo “giusto” e parli ex cathedra anche se quella cattedra non è la sua, ecco la mia contrarietà.
Così, dopo essermi dovutamente chiesto che cosa spinga così irresistibilmente a pontificare su argomenti che s’ignorano, ho buttato giù qualche pagina semplice sull’argomento, sperando di fare un po’ di chiarezza. E, se ho commesso qualche errore, dirò come Manzoni: “credete che non s’è fatto apposta.” Se non altro, lo studio dell’uranio impoverito fa parte del mio mestiere.
L’articolo è pubblicato in due puntate su Il Democratico. La prima parte si trova al’indirizzo http://ildemocratico.com/2011/04/11/esclusivo-tutta-la-verita-sulluranio-impoverito-part-1/
La seconda comparirà fra qualche giorno.
perfettoUn articolo perfetto; attendo la seconda parte per linkarla come la prima nel bog del buon Jacopo Fo.Neanche a farlo apposta, ieri avevo postato un commento che lo invitava a guardare il video della sua signora postato da Enza (o da Edi?). Anche Jacopo si sta battendo per l’inquinamento da munizioni all’uranio ma non ha ben compreso il motivo che li rende micidiali. Due sere fa, ho visto lo stesso malinteso nel giornalista di rainews. Si chiedeva giustamente che tipo di democrazia importiamo se inquinamo in modo così pericoloso il paese da salvare ma dovette ammettere che la certezza della… Leggi il resto »
pecora all’uranio
Quirra, c’era uranio nelle ossa di un agnello nato con due teste
http://www.regione.sardegna.it/j/v/492?s=164125&v=2&c=1489&t=1
Rainews24 sta dando spazio a questo argomento
Ecco qua:
[url]http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=22831[/url]
..sentite cosa dicono in questa ottima inchiesta..
[b]Uranio: una firma, nessun colpevole[/b]
Nel corpo di un militare francese deceduto viene rintracciato uranio ed il militare viene considerato ufficialmente contaminato ma la quantità non viene considerata sufficente ad averne determinato la morte, dunque un firma ma nessun colpevole. Nel corso dell’ inchiesta vengono rintracciati in Kossovo [b]proiettili di uranio che analizzati non sono di uranio impoverito ma [u]realizzati con scorie radioattive[/u].[/b]
di Alberto Romagnoli Angelo Saso e Maurizio Torrealta
[url]http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=22831[/url]