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L’orgoglio di essere italiota

Di 10 Maggio 2014 3 commenti

Io sono vecchio e, come è quasi inevitabile per chi si avvicina a grandi passi ad accomiatarsi da questa ignobile valle di lacrime, anch’io divento ripetitivo.

Come ho ridetto fino ad annoiare me stesso, io provo vergogna della mia italianità, una condizione che mi appartiene solo per nascita, vale a dire per un evento passato di cui non sono responsabile e che non è in mio potere cambiare. Appropriandomi di una frase pronunciata da un grand’uomo, sono diventato italiano a mia insaputa.

Non cadrò certo nell’ingenuità di chi vede più verde l’erba del vicino: in un modo o nell’altro il mondo pullula di orrori, ma credo di non sbagliare se affermo che l’Italia di orrori ne ospita un considerevole concentrato.

Appena di ritorno da un breve viaggio all’estero, mi ritrovo con un ex-ministro, il mitico Claudio Scajola,

che, magari stavolta rendendosene conto, si trova ospite di un appartamento meno lussuoso del solito. “Ho fiducia nella magistratura!” pare abbia esclamato il prigioniero, ma in che cosa consista questa fiducia è tutto da spiegare. Leale come sempre, Silvio il Grande si è erto in tutta la sua statura e, tra una lepidezza e l’altra inflitta alle sue occasionali vittime di Cesano Boscone impossibilitate a reagire fisicamente, ha puntato il dito contro i giudici: “Ha solo aiutato un amico in esilio!” E io che credevo fosse la latitanza di un tale della ‘Ndrangheta!

 

E, di ritorno, mi ritrovo pure con una riproposizione dei Magnifici Sette, anche loro – mi avventuro ad immaginare – tutti certi che la giustizia nostrana ne certifichi il candore. In fin dei conti, italiani e uomini di mondo che siamo, non è pensabile per noi che possa esistere un evento qualunque in cui corra qualche soldo senza che il rigagnolo, il torrente o il fiume che sia non venga dirottato. Terremoti, alluvioni, bombe d’acqua, G8… Ora a due passi da casa mia abbiamo anche una trombetta d’aria e non mi stupirei se qualche personaggio magari di terz’ordine, quelli modesti che si accontentano dei resti lasciati dagli animali più grossi, ci stesse facendo un pensierino. Ma, restando agli animali importanti, perché mai lasciare che una tavola imbandita come quella dell’Expo milanese resti disonorata dall’indifferenza? Dunque, la magistratura consideri le italiche virtù e per i bulimici politicuzzi tutto finirà in gloria fino alla prossima occasione. E poi questi sette si erano dati da fare anche su quella preda tanto grassa quanto consacrata da decenni di attenzioni che è la sanità pubblica. Si sa: quando c’è la salute, c’è tutto. Compresa, naturalmente, una montagna di quattrini. E davanti alla tradizione…

In un paese ideale, quello dove non esistono i furbi, un’esposizione universale sarebbe stata un’occasione formidabile per la nazione. Si sarebbero quanto meno attirati investitori e turisti con le autorità territoriali indaffarate a preparare pacchetti attraenti; e il tempo per organizzarsi, anche laddove la burocrazia fosse brutale e ottusa come è quasi galateo che sia nell’ItaGlia che raglia, ci sarebbe ampiamente stato. Da noi no. Da noi si è provveduto a colare un po’ di cemento, ad accontentare un po’ di amici degli amici e a fare man bassa dei miliardi di Euro che sarebbero dovuti diventare motori per un’inversione di tendenza senza la quale il futuro non potrà che essere di un nero profondo, colore elegante sì ma obiettivamente funereo. Ora sento la radio che, momentaneamente sfornita di notizie su Sanremo 2015, grida alla nuova Tangentopoli. Nuova o lavata con Perlana? Mi pare che qualche personaggio di un ventennio fa sia stato riciclato proprio dove s’è innalzata la citata montagna di quattrini pubblici da maneggiare: il solito Dracula a guardia dell’emoteca. La domanda più che ovvia è: perché si è consentito a certi pur simpatici malavitosi di carriera di colpire ancora, per di più in uno scenario a loro famigliare e con una tecnica più che pronosticabile? Altra domanda: perché non s’indaga seriamente su chi ha permesso o, chissà, favorito questa “ingenuità”? Vedi mai che salti fuori qualche piccola sorpresa.

Dall’altra parte del Mediterraneo, intanto, in quella Beirut che un giornale radio RAI collocò in Africa, piagnucola un’altra delle nostre glorie politiche. Per avere giustizia, il prigioniero ospedalizzato dice che si rivolgerà alla Corte per i diritti dell’Uomo. Non mi è chiaro che cosa c’entri l’uomo.

Nel frattempo il fustigatore di costumi altrui Grillo rag. Giuseppe si accinge a cacciare un altro dei “ragazzi meravigliosi”. Nella fattispecie si tratta di tale Defranceschi, un consigliere regionale emiliano arrivato a posare i glutei rivoluzionari al parlamentino di Bologna seguendo un itinerario un po’ particolare, e che si era recentissimamente illustrato appropriandosi molto grillescamente di alcuni dei risultati che mia moglie ed io abbiamo ottenuto (a volte, vedi il caso) con il microscopio elettronico che le stelline ebbero a sottrarci quattro anni e mezzo or sono per motivi che restano coperti da segreto di stato. Per completezza d’informazione aggiungo che il Defranceschi ci aveva capito poco in quei risultati, ma questo, nell’ItaGlia che raglia, è un merito.

Continuando, non ci si può assentare qualche giorno senza che il palinsesto italiota mandi in onda qualche show, e al mio ritorno qualcuno mi ha raccontato dell’happening romano occasionato dalla partita di calcio tra Napoli e Fiorentina. Ammetto di non essermi affatto stupito: per l’itaGliano quello è lo sport. Però qualche domanda me la sono posta. Quanto costa il calcio al Paese? Io non ho mai fatto i conti né sarei capace di farli, ma mobilitare ormai quasi quotidianamente migliaia di poliziotti, tenere in stato d’assedio interi quartieri cittadini, valutare le non poi troppo occasionali automobili rovesciate e le altrettanto non troppo occasionali vetrine sfondate con tanto di negozi saccheggiati (costume onorato di ogni protesta che si possa chiamare tale), e quant’altro non credo sia gratis per Pantalone. L’altra fonte di perplessità mi è stata offerta dal ministro Alfano. Costui ha tuonato contro un tale signor Genny ‘a Carogna (al secolo Gennaro De Tommaso) protagonista della gloriosa serata capitolina il quale indossava una maglietta sul cui petto campeggiava l’invocazione alla scarcerazione di un eroe degli stadi: quell’intellettuale che, a Catania, ebbe valorosamente ad accoppare l’ispettore Filippo Raciti (sbirro!). Ora, mi pare evidente che chi intrattiene idee del genere abbia problemi prima di tutto con se stesso, ma, a rigore di Costituzione (o dei suoi miseri resti), trattasi comunque di un’opinione che riguarda una sentenza di tribunale, cosa del tutto legittima. A divertirmi è stato il fatto che il signor Angelino semiorfano per avere semisoppresso Berlusconi non abbia notato come la sua posizione nei confronti di una sentenza passata in giudicato e riguardante un reato piuttosto pesante quale la frode fiscale sia del tutto identica a quella del demente in questione. A questo punto, astenendomi dall’invocare un attestato di demenza per lo statista, mi permetto d’invitare un insegnante di sostegno ad illustrargli che diavolo sta dicendo. Ora un corollario è d’obbligo per mettere a fuoco quello che qualcuno chiamerebbe “spaccato della società”. La maglietta con l’invocazione a rimettere in circolazione il tale che provvide a mandare all’altro mondo Raciti è diventata prontamente un articolo commerciale. La si può acquistare per la modica somma di Euro 21 (ventuno) più Euro 7,50 (sette e cinquanta) di spese postali e con quella, completa di testo esortativo “Seguiamo l’esempio di Genny a’ Carogna”, comunicare al mondo la propria appartenenza alla Penisola.

La conclusione? Nella mia opinione costituzionale la conclusione è che chiunque m’inviti a proclamarmi orgoglioso della mia del tutto indesiderata italianità merita solo l’etichetta d’italiota DOCG dove, per chi non fosse compiutamente informato, italiota significa italiano idiota, dove idiota è statisticamente un pleonasmo.

3 Commenti
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Francesco Michelacci
10 anni fa

StefanoSempre graffiante, un poco pessimista ma adeguato, piacevole da leggere ed efficace, peccato che a far da platea siamo in pochi. RISPOSTA Ammetto che non mi è chiaro che cosa significhi esattamente essere pessimista. Con mio grande dispiacere, ad oggi ho beccato tutte le previsioni e questo non perché io sia una riproposizione in camice del Divino Otelma né perché io sia particolarmente intelligente. Quando in un’operazione aritmetica semplice come un’addizione si hanno ben incolonnati tutti gli addendi, ricavare la somma è banale, e la somma non è né ottimista né pessimista: è semplicemente una necessità che non necessita di… Leggi il resto »

Fabbri A.
10 anni fa

Mi permetto di insistere.“Sono in pochi a leggermi? I motivi sono vari, tra i quali la mia mancanza di comunicatività e il fatto che non ho interesse ad allargare la cerchia dei miei lettori con gli espedienti che comunemente si usano, che io conosco e che mi danno problemi gastroenterici.” Mi permetto invece di insistere nel dire che non siamo in pochi a venire qui a leggere, ma che invece siamo in molti.Che poi siano in pochi a scrivere io credo dipenda da altri fattori, primo tra tutti il fatto che la maggioranza di noi è pigra e soprattutto che… Leggi il resto »

gbracca
10 anni fa

Inoltre…Per un comportamento anomalo del blog, tra l’altro, anche se lo stesso utente/lettore visita la stessa pagina (o la ricarica, ad esempio premendo F5), il contatore delle visite s’incrementa comunque, anche se non dovrebbe.Per cui, i già pochi lettori andrebbero scremati ulteriormente.Questo però, a mio modestissimo parere, non vuol dire che le persone sono indifferenti a quel che scrive il dott. Montanari, è che semplicemente ne ignorano l’attività, quando non proprio l’esistenza. Sta a noi tutti diffondere in ogni modo quel che leggiamo su questo blog: non per giusta gloria dell’autore, ma per nostra conoscenza e cultura. RISPOSTA Sono assolutamente… Leggi il resto »