In fondo non è cambiato niente, ma oggi mi stanno venendo in mente un po’ di domande, tutte riassumibili in una: che cosa ci sto a fare io qui?
Da qualche giorno sono usciti i risultati di una ricerca messa in piedi dal World Economic Forum, una ricerca alla quale, in tutta sincerità, avrei potuto rispondere anch’io, almeno per quanto riguarda l’Italia. Magari non con la fredda precisione
esibita da chi quella ricerca ha diligentemente eseguito, ma con l’esperienza un po’ più calda di chi certe situazioni le tocca con mano ogni giorno.
In poche parole il nostro paese è in fondo a quasi tutte le classifiche dei 30 paesi che si danno le arie di essere i più avanzati: quella per lo sviluppo cosiddetto inclusivo, per esempio. L’aggettivo, a mio parere incomprensibile in sé, è la traduzione ad orecchio (vedi per analogia “cartone animato”, dove cartoon è la vignetta e nulla ha a che fare con il cartone, o “agenzia” invece di ente) del termine inglese inclusive, cioè “che estende a quanti più soggetti possibili il godimento di un diritto o la partecipazione a un sistema o a un’attività”. Da noi il concetto di sviluppo è inteso come il fare quattrini a spese di non importa chi da parte di un’élite superprotetta di mascalzoni, con questo intendendo imprenditori fasulli, politicanti fasulli e funzionari altrettanto fasulli. E, allora, qui la classifica si rovescia: siamo in testa per corruzione, malgoverno e, manco a dirlo, spreco di denaro pubblico. Un disastro pure l’istruzione, e su questo nessuno può essere colto di sorpresa: basta un incontro con certi professori di università o di politecnico per avere un quadro di una chiarezza lampante d’ignoranza mescolata a disonestà. È inevitabile che un maestro ignorante e in qualche modo malavitoso non potrà produrre allievi che si stacchino molto dal suo essere. E questi sono la classe dirigente in arrivo per l’Itaglia che raglia.
Competitività? E come fai ad essere competitivo in un paese di fatto micro-governato capillarmente da burocrati imbecilli e di fatto micro-onnipotenti che sono fonte inesauribile di bizzarrie? Qualche giorno fa ho avuto un piccolo incrocio con la burocrazia francese e credevo che il mio interlocutore si prendesse gioco di me: per una pratica che in Italia avrebbe richiesto ore, moduli, timbri, firme e chissà che altro, laggiù, in un paese latino come il nostro e per di più confinante, è stata una questione di meno di un minuto. Non sto scherzando: meno di un minuto. E in Australia, dove ho un figlio che vive dal gennaio 2007, le cose vanno ancora meglio. Ma è chiaro che se, da buricrate, vuoi far valere il tuo nano-potere, devi vessare il povero cristo che ti sta davanti. E, allora, addio competitività.
Istituzioni? Beh, diamo un’occhiata all’Istituto superiore di sanità e avremo un ritratto fedele del povero Stivale.
Giustizia? Ma mi faccia il piacere! Tempi geologici per concludere, bene o male che sia, una causa, giudici che si affidano a consulenti senza la minima competenza, sentenze che non sfigurerebbero in una farsa, prescrizioni salva-delinquenti. Io avevo giurato a me stesso che non avrei più lavorato facendo indagini per tribunali e procure. Bene: ci sono cascato di nuovo ed ecco, puntuale come le tasse e la morte, la fregatura che sto prendendo ancora una volta in questo momento. Sì, d’accordo: è colpa mia.
Occupazione? In aumento solo per chi si dedica a furti e rapine. Da un certo punto di vista potrebbe essere consolante anche la diminuzione dell’età degli occupati da parte della Mafia e delle associazioni ad essa assimilabili. Ora si danno le pistole anche ai bambini, responsabilizzandoli fin da piccoli.
Per il resto, meno male che esiste la Grecia, un paese alla deriva che, detto tra parentesi, ha presentato per tanti anni bilanci truccati alla Comunità Europea senza che nessuno dei mille funzionari di Bruxelles pagati quasi fossero calciatori di buon livello se ne accorgesse.
Corruzione? E qui ti volevo: nella specialità, come ho detto, siamo in testa con un distacco come quelli che non si vedevano nel ciclismo dai tempi di Coppi e Bartali.
Basta: mi fermo perché ho la nausea.
A questo punto mi permetto una risata più amara di un Petrus (il mitico amarissimo che fa benissimo di un tempo): periodicamente avanzano alla ribalta personaggi istituzionali, veri e propri padri, o anche solo cuginetti di terzo grado, della patria che c’invitano, anzi, quasi c’ingiungono, ad essere orgogliosi di questo ignobile letamaio e di fidarci delle sue istituzioni. Se costoro siano semplicemente cretini o siano invece furbetti dalle budella piene non saprei dire. Fate voi. A me non importa: ognuno è libero di fare ciò che più gli aggrada.
L’Italia? Sì: quando gioca la Nazionale di calcio (quella che spezza le reni a Malta con un goal segnato dalla mano de Dios), quando corrono la Ferrari (con un pilota tedesco e uno finlandese) o Valentino Rossi (a cavallo di una moto giapponese). Allora, da patrioti, cantiamo tutti l’Inno di Mameli, non importa se sbagliando le parole di quello “stringiamci a coorte” diventato monarchicamente “stringiamoci a corte”.
W L’ITALIA
Oramai si stringono ‘a corte’ figuranti, giullari, tuttologi, politicanti, corrotti e collusi. Molti si stringono nelle spalle, come si suol dire, e piantano tende per strada in attesa dell’apertura del punto vendita per poter acquistare il nuovo super cellulare…..che potrebbero acquistare in qualunque altro momento. Altri si stringono nelle spalle e se possono ricevere favori in cambio di voti,si sentono furbi e soddisfatti; prima il mio orticello, anche se concimato chimicamente ed inquinante. Infine quel pugno di onesti, boicottati, avversati…come Lei.
RISPOSTA
Appunto.