Il nostro è stato definito da più parti “un paese semilibero”. Pur apprezzando l’ottimismo di tale definizione, non credo di poterla sottoscrivere.
Ci sono tanti modi per limitare la libertà e una di quella è manipolare l’informazione. Un modo poco vistoso, quanto mai efficace e, tutto sommato, anche non troppo costoso per fare gl’interessi di chi comanda a scapito di quelli comuni.
Quando il 31 marzo 2006 l’Enel fu condannata in sede penale per disastro ambientale dal tribunale di Adria (il testo della sentenza è reperibile su http://www.nanodiagnostics.it/SentenzaAdria.aspx), i media nostrani si guardarono bene dal dare qualsiasi risalto alla notizia. Ovvio: tra i tanti motivi, Enel è un cliente imperdibile per la pubblicità e non vale la pena di rischiare facendo uno sgarbo come il rendere nota una quisquilia del genere.
Venerdì scorso c’è stato un dibattito tra me e il consigliere regionale del Lazio Mario Di Carlo alla sede della Regione a Roma. La sala era gremita di giornalisti, Trio Medusa compreso, ma poco o nulla è trapelato sui media al di là di qualche sparuto trafiletto che riportava la presenza di Beppe Grillo. Del dibattito? Nulla. Perché? Semplice: il consigliere inceneritorista Di Carlo, convinto o di comodo fa poca differenza, è uscito a pezzi dopo avere spericolatamente debordato dal suo ambito culturale (?) per spingersi a personalissime, sorprendenti (ma non in un politico) esternazioni tecnico-scientifiche tali da suscitare ora l’irritazione ora l’ilarità del pubblico convenuto, molto più preparato e molto meno disposto a bersi improbabili fantasie di quanto il Di Carlo non si attendesse. Da qui, il pudico, imbarazzato silenzio del giorno dopo. Ora, viene naturale chiedersi che cosa sarebbe, invece, accaduto se Di Carlo avesse in qualche modo “vinto” il confronto. La dignità dei giornalisti? Quella dei direttori di testata? Lasciamo perdere e non cerchiamo guai: meglio distrarre il paese con le baruffe amorose di Veronica e Silvio o con i dibattiti su quanto la Polizia disturbi i tifosi, impedendo loro di esercitare il sacrosanto diritto di sfasciare ciò che hanno fantasia di sfasciare.
Ma se Di Carlo ha fallito il suo goffo tentativo di distorcere ovvie, conosciutissime verità, ecco che l’ineffabile ministro Bersani ti esce con quella che, prendendo a prestito Paolo Villaggio di quarant’anni fa, non riesco a non definire “una boiata pazzesca”: il carbone tendenzialmente pulito. Se qui apprezzo il comico, devo dire che non apprezzo il ministro (dal latino minister, cioè servo, cioè qualcuno pagato da noi per servire gl’interessi dello stato, cioè dei suoi datori di lavoro).