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L’evidenza dei fatti

Di 30 Maggio 2011 5 commenti

Chi, a qualsiasi livello si ponga, fa della scienza la propria vita deve essere coerente. E, per coerenza, io mi arrendo davanti all’evidenza dei fatti.

Qualche giorno fa un tale, a me perfettamente sconosciuto

e che nemmeno mi dice chi è oltre a rivelarmi il suo nome, mi scrive pretendendo da me tutto il nostro materiale di ricerca sull’uranio impoverito perché lui deve andare ad una non meglio specificata riunione, o ad un congresso, non è chiaro, e deve parlare dell’argomento. Evidentemente al personaggio non è neanche passato per il  cervello di prendersi la briga di leggere la nostra letteratura tra cui perfino due capitoli pubblicati in un libro della NATO. Ora, comodamente seduto a casa sua, pretende che la pappa gli venga servita calda e, magari, lo s’imbocchi pure con tanti ringraziamenti per l’onore che ci concede. Inutile dire che il soggetto ben si è guardato dal sacrificare anche un solo Euro per consentirci di pagare il microscopio in sostituzione di quello che Grillo ci ha fatto sottrarre. Dunque, la ricerca di cui lui pretende i risultati (tredici anni abbondanti di sangue, sudore e lacrime) se la deve pagare qualcun altro e poi glie la deve confezionare cotta come sua signoria comanda.

Ieri ricevo una mail da un paesotto emiliano con cui mi si chiede di andare ad un meeting dove il sindaco, affiancato da “illustri esperti”, spiegherà al popolo il progetto di una centrale a biomasse da erigere nel comune e quel popolo sarà tranquillizzato. Il fatto che una settimana prima io abbia tenuto una conferenza sull’argomento (quattro ore e mezza di cui due e tre quarti di domande e risposte) ad una distanza non certo proibitiva da quel paesotto e che lì non ci fosse un’anima proveniente dal paesotto stesso illustra con chiarezza scientifica i fatti: l’aiuto deve arrivare a domicilio senza incomodo altro che da parte di chi l’aiuto lo porta a sua cura e spese. Due settimane prima, inoltre, avevo tenuto una conferenza proprio a due passi da dove mi si chiama: a Modena, ma nessuno di coloro che oggi mi chiedono aiuto si era presentato. Anche in questo caso, inutile dire che non un centesimo è arrivato per far sopravvivere le ricerche i cui risultati si pretende ora di avere pronti in tavola (io devo andare a fare da cameriere) senza disturbo.

Ma la prova provata e inoppugnabile che sto sbattendo la testa contro un muro imperforabile è arrivata con la finale della Coppa Italia di calcio.

La squadra di Palermo e l’Internazionale di Milano sono andate ad affrontarsi a Roma per poter alzare al cielo un trofeo che, detto incidentalmente pur se la cosa è irrilevante, vale la Coppa del Nonno di quando io ero bambino.

Da giorni radio e TV inneggiano ai palermitani che, dipinti in  tinte eroiche, partono “con ogni mezzo” verso Roma. “Arrivano da ogni dove, anche dall’estero.” “La nostra gente affronta grandi sacrifici per acquistare il biglietto,” dice con i toni cupi, quasi funerei, che gli sono propri l’allenatore del Palermo, e i giornalisti RAI non perdono occasione per sottolineare il valore patriottico di quell’epica transumanza. Ventimila dovevano essere, poi lievitati a trentamila e, infine, pare che quarantamila siano diventati. Un esercito di prodi li avrebbe cantati Verdi.

Quanto sarà costata la patriottica invasione? Facendo un calcolo molto a spanne, con una spesa media prudenzialmente fissata a 350 Euro a testa (viaggio andata e ritorno, qualcosa da mangiare, magari un posto in cui dormire e la tassa d’ingresso tra i 15 e i 90 Euro salvo bagarini), sono 14 milioni di Euro.

Da Milano, poi, pur senza l’accompagnamento della stessa fanfara, le cose non saranno terribilmente diverse, visto che si parla di ventimila presenze.

“Panem et circenses” si gridava venti secoli fa ma, almeno, il pane si metteva prima. Ora che il pane, grazie a dio, almeno da noi non è un problema (se non si va troppo per il sottile su quel che c’è dentro), forse sarebbe opportuno pretendere, oltre ai circenses – che, guai al cielo, vanno assicurati altrimenti il popolo si scontenta – la salute.

Pare strano, ma a volte fare un passo verso la salute non costa nemmeno tantissimo. Così, guardando a casa nostra, io non posso che costatare che con un trentacinquesimo di quanto i palermitani hanno speso per vedere una partita di calcio – peraltro trasmessa in diretta TV, ma i mutanderos milionari devono avere il conforto dei tifosi che, commossi, passano loro la tredicesima – si sarebbe potuto riparare al guaio provocatoci da Grillo e le ricerche sulla salute sarebbero potute ripartire. (Ora penso al lavoro sulle malformazioni fetali siciliane che abbiamo dovuto interrompere.) Non so se sia il caso di precisare che da Palermo non è mai arrivato un soldino bucato per sostenere le ricerche.

E Milano? Ma mi faccia il piacere! Il discorso vale pari pari anche per il “popolo nerazzurro”.

Tanto per amore di precisione, parlando di popolo, nessun giocatore del Palermo è non solo palermitano ma neppure siciliano, l’allenatore è romagnolo e il presidente friulano. Poi, pedatori da vari continenti che non hanno ancora conoscenze di congiuntivi. Insomma, una compagnia di ventura di mercenari cui si è appaltato il compito di dare lustro (il calcio dà lustro! E le bocce? Perché no le bocce?) ad una città altrimenti incapace di esprimere valori propri in quel settore.

Come va a Milano? Beh, almeno il presidente, pur nato in provincia di Verona, parla con greve accento milanese anche se, fossi io della Madonnina, proprio non me la sentirei di andarne fiero (vedi, ad esempio, le raffinerie appena ad ovest di Cagliari). E poi ci sono due riserve, Castellazzi (in panchina) e Biraghi (non pervenuto) che vengono dalla provincia cosicché, dunque, ad un’analisi antropologica si rilevano tracce di milanesità. Il resto? Giappone, Argentina, Camerun… El me Milàn, insomma.

Stadio gremito, cerimonie in stile yankee con l’inno di Mameli strillato da una povera signorina che ha preso in contropiede nientemeno che il grande Ciro Ferrara il quale cantava, compreso nella parte e ignorando che cosa diavolo stesse dicendo, “stringiamoci a corte” mentre la signorina succitata andava con il corretto “stringiamci a coorte”. All’intervallo non è mancato lo stupidario del politico: il presidente del senato Schifani ha fatto il suo temino incentrato su quanto sia bello, al 150° dell’unità d’Italia, vedere Nord e Sud che si affrontano a Roma. Magari, leggendo le formazioni e chiedendo a Nagatomo (Inter) e ad Acquah (Palermo) che cosa significhi Nord e Sud…

Alla fine Milano vince e l’allenatore romagnolo del Palermo piange: “Volevamo dare qualcosa d’importante a questa gente.” Già: qualche cosa di veramente importante ad una città che ha seccature come la mafia, un’amministrazione forse non proprio esemplare, montagne d’immondizie che qualcuno provvede ad incendiare per incrementare la produzione di polveri e diossine…

Alla fine Milano vince e c’è chi torna a casa finalmente felice. L’acqua dei fiumi che non viene nemmeno più controllata? L’inquinamento che potresti portare via a cucchiaiate dall’aria? I cancri che vanno alle stelle? La buffonata dell’ecopass? La comica dei filtri antiparticolato laggiù obbligatori? Ma che c’importa? Noi abbiamo la coppa!

Ma prescindendo da queste oziose, inutili puntigliosità, a questo punto ho capito perfettamente. l’Itaglia e gl’itaglioti meritano quello che hanno. Anzi, quello che hanno lo vogliono fortemente. Dunque, si accomodino. I quattrini sono pochi ma si deve morire e, allora, diamoli a palate a chi ci fa divertire e a chi ci fa credere di essere grandi e importanti. Si accomodino gl’itaglioti ma abbiano almeno l’umanità di piantarla d’importunarmi con le mail disperate del tipo “siamo un gruppo di cittadini senza soldi. Il sindaco mascalzone corrotto (non ve l’ha mandato Gesù: l’avete eletto voi, N.d.A.) ci costruisce un impianto a biomasse (inceneritore, cementificio con rifiuti al seguito, gassificatore…) dietro casa. Per favore, aiutaci.” Per favore l’ho aggiunto io per carità di patria.

Cari esemplari di Homo sapiens che avete colonizzato questa penisola, quando avete bisogno di aiuto e non vi va di dare una piccola mano perché l’aiuto arrivi, rivolgetevi con fiducia al ragionier Giuseppe Grillo, all’avvocatessa (?) Marina Bortolani o al rettore dell’Università di Urbino. Questi tre esemplari della vostra stessa genìa, sottraendoci lo strumento di ricerca (da loro mai usato perché incapaci di farlo) e tentando in ogni modo d’imbavagliarci, si sono assunti la responsabilità di prendere il nostro posto. Leggete i commenti dei grillini su mille e mille siti Internet e vedrete che questi garantiscono in merito.

Ora sono fatti vostri.

5 Commenti
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franco1970
13 anni fa

Basta!Non ne posso più di leggere il nome di beppe grillo in questo blog. Da quello che ho potuto cogliere della vicenda TUTTI E DUE avete fatto qualcosa che non va, non mi interessa conoscere la verità, gli uomini sbagliano e io non pretendo la discesa in teraa del messia. Anch’io ho sbagliato, nonostante 2 figli ed una situazione economica non florida ( lavoriamo in due con uno stipendio che posso definire dignitoso, ma le spese sono tante) ho donato 150 € alla causa del microscopio.La prossima volta me li sputtano con gli amici, invece di mangiarmi il fegato su… Leggi il resto »

bosco
13 anni fa

L’evidenza…Da sempre guardo con un certo stupore la gente che si pitta la faccia con colori sgargianti, che si TRANSUMA con colleghi e parenti in luoghi AMENI in cui non andresti nemmeno se ti pagano al solo fine di vedere GIOCARE 11 atleti strapagati.Tempo gli atleti andavano in mutande ai giochi, ora ci arrivano firmati da cima a fondo e con le Ferrari…Va’ bene…si deve pur fare qualche cosa per svagarsi un po, per FUGGIRE dalla amara e cruda realta’.No?!Il mio pensiero e’ proprio questo…NO.Se fuggi dalla realta’ dimostri due cose:1)La realta’ ti obbliga a fuggire2)Sei un vigliacco, invece di… Leggi il resto »

franco1970
13 anni fa

SI
Ciao

franco1970
13 anni fa

RISPOSTA ALLA RISPOSTACaspita, fa piacere una volta tanto che uno si sfoga venire compreso appieno!Prima cosa, ovviamente, i 150€ non meli sputtano perchè ho mutuo da pagare e altre spesuccie. Secondo “ho potuto cogliere” vuol dire questo, cioè ho potuto cogliere da quello che ho letto sul suo blog e su altri dalle considerazioni di Sonia Toni, dagli spettacoli del Grillo a cui lei ha partecipato, dall’intervista ad Attivissimo, dall’intervista che fece un grillino a sua moglie nel 2006 per cui fu cacciato dal gruppo a cui faceva parte. Non volevo certo metterla sullo stesso piano dell’insetto, ma neanche sul… Leggi il resto »

franco1970
13 anni fa

Ho capito
Non la diturberò più anche se continuerò a leggerla. Le do atto di aver accettato un confronto anche se in forte disaccordo. Questo le fa onore.