ArchivioBlog

le uova di Gallo

                 

E vabbè: siamo ormai tutti ricoverati in un manicomio, immersi in un regime di pittoresca follia che avrebbe senz’altro ispirato Swift o Molière o Ionesco. Senza nessuna sorpresa, in quel di Treviso si scopre che ci sono galline dedite alla deposizione di uova alla diossina. Il fatto,  per nulla inaspettato, è che quelle galline razzolano nei pressi di quel che fu la De Longhi prima che un falò di origini misteriose incenerisse lo stabilimento. Il laboratorio indipendente (mica l’ARPAV, va da sé) impegnato nelle analisi denuncia un contenuto di 4,03 picogrammi per ogni grammo di grasso di quelle uova contro i 3 massimi tollerabili per legge. Tollerabili per legge ma non certo per l’organismo il quale di diossina proprio non vuole sentire parlare e, dunque, la tollerabilità vera è zero. Questo con buona pace dei limiti burocratici imposti in maniera del tutto priva di scientificità ma, comunque, di qualcosa bisogna pur morire, e che cosa meglio di un bel cancro patriotticamente di regime? Ma, al di là di questo, ciò che preoccupa è l’incoscienza cialtronesca delle cosiddette “autorità”, l’unica attività delle quali sembra essere quella di “tranquillizzare”, il che, in termini pratici, significa nascondere sempre e comunque la situazione reale indipendentemente dai rischi che la popolazione, tenuta con grande cura all’oscuro dei fatti, può correre. Ma tutto il mondo è paese. Basti pensare all’EPA, l’ente statunitense in qualche modo e con le dovute proporzioni omologo della nostra ARPA (ARPAV in Veneto), e al suo comportamento criminale in occasione del crollo dell’11 settembre. La prima preoccupazione fu quella di “tranquillizzare” assicurando fulmineamente che non era successo niente, che non c’era alcun pericolo e che tutta quella polvere era perfettamente innocua. Questo, naturalmente, senza aver effettuato il benché minimo controllo, controllo di cui, peraltro, non c’era alcun bisogno urgente perché, in mancanza d’altro, il comune buon senso sarebbe abbondantemente bastato. E allora, grazie a questi mascalzoni dementi, centinaia di migliaia di persone, bambini nati e non nati compresi, si sono ammalate gravemente e molte di loro sono avviate ad una morte orrenda. Di guarigione, comunque, non se ne parla. Punizione per gli assassini? Nessuna, ci mancherebbe altro. Da noi le cose vanno in maniera del tutto analoga: lo scopo non è tutelare la salute che, come sperimentiamo sulla nostra pelle, si vende al migliore offerente, ma proteggere gl’interessi di qualcuno che conta coprendone le malefatte senza andare troppo per il sottile. È così che Treviso c’è cascata di nuovo. Il responsabile (meglio sarebbe limitarsi

a dire l’incaricato) dell’azienda sanitaria locale che fu impegnato (a fare che?) nel corso dell’incendio De Longhi si affretta ora ad affermare che quel disastro non ha nulla a che vedere con il ritrovamento di diossina nelle uova. In base a che cosa possa sostenere una tesi del genere resta tutto da chiarire. Così, per spiegarsi meglio, il personaggio aggiunge che “la coerenza degli esami effettuati dopo il rogo ha dimostrato che il legame diossina-De Longhi è inesistente.” Se c’è qualcuno che sappia un po’ di chimica è pregato d’illustrare, per favore in modo credibile, come siano state condotte quelle analisi. E se esiste qualcuno che possa spiegare da dove venga allora quella diossina che nelle uova c’è, si faccia avanti, perché, se ci sono altre fonti – visto che quella roba da qualche parte deve pur venire anche se nella Treviso di oggi qualunque assurdità trova allegra cittadinanza – e queste non sono mai state individuate, significa che l’ARPAV continua a fare ciò che fece quando si era nell’emergenza (negata) delle polveri e dei gas del rogo. La realtà è che un po’ alla volta le conseguenze, ampiamente previste come può testimoniare chi mi ha letto ed ascoltato dall’“incidente” in poi, cominciano per forza a fare capolino qua e là e diventa difficile tenerle nascoste proprio tutte. E la realtà è che ci si arrampica sugli specchi in modo che chi deve pagare la faccia franca grazie alle solite menzogne, agli altrettanto soliti insabbiamenti e alla pigrizia della gente che dopo un po’ lascia perdere. Fortuna – fortuna per qualcuno – vuole che le conseguenze di un inquinamento da amianto impieghino decenni ad accoppare la gente, perché in quel rogo c’erano coinvolti più di 4.000 metri quadri d’amianto. (Perché erano ancora lì quando l’amianto è fuori legge dal 1993 e quella roba doveva essere messa “in sicurezza”?)  Restano le chiacchiere, dato che c’è sempre una bella fetta di popolazione disponibile a bersi di tutto. Ma non basta. Da qui, dalla chimica tutta trevigiana, inizia la farsa tragica vera e propria di cui il nostro bronzeo funzionario si rende protagonista. Il personaggio, ormai decollato e incontenibile, continua: “Non c’è rischio per la catena alimentare, i principali veicoli non sono le uova, ma pesce e latticini.” Che i latticini siano un ricettacolo di diossina è fatto noto, ma se la diossina la troviamo nelle uova, che di questo veleno non sono il veicolo principale, che ne sarà, allora, di latte e derivati? Ovviamente sarà peggio. Che controlli si stanno facendo? Affidabili? Beh, stando alla bella figura che i controllori hanno rimediato finora… L’affermazione secondo cui non ci sia rischio per la catena alimentare, poi, meriterebbe un’inchiesta condotta come si deve. Chi mangia quelle uova non si colloca, di grazia, proprio al vertice della catena? Siamo esausti di fesserie, ma è finita qui? Nemmeno per sogno. “Se anche mangiamo uova con valori simili a quelli riscontrati – continua lo “scienziato” – non succede nulla. Il limite distingue gli alimenti che si possono commercializzare o meno.” Dunque, stando alle esternazioni del protettore della nostra salute – evidentemente un epigono di Lucrezia Borgia che, come tale, ci propone un banchetto di gustose frittate – è solo un capriccio della legge quello che impone un limite, per quanto lassissimo, al contenuto di diossina nel cibo. A Treviso non è solo la chimica ad essere abrogata, ma anche la medicina. Legalità e raziocinio sono abrogati da un pezzo. A questo punto, che fare? Non è curioso il fatto che, quando io denuncio certi fatti, peraltro visibili a chiunque, trovi sempre qualche bello spirito che mi dà del terrorista? Non è strano che, nella mente di qualcuno, il terrorista sia chi cerca di disinnescare le bombe e non chi le bombe le mette? Non è bizzarro che nessun magistrato si occupi di personaggi che, forti di un’autorità loro sconsideratamente concessa, inducono in errore (e che errore!) chi dovrebbero invece proteggere? Non è meritevole d’interesse il fatto che il facente funzione di sindaco di Treviso, quello che indossa la fascia tricolore per autografare leggiadri ombelichi e per reclamizzare piccanti calendari, non faccia la sua parte di massima autorità sanitaria del comune? Non è inspiegabile che noi continuiamo a mantenere senza alcun controllo enti come l’ARPA e le unità sanitarie locali? Non è curioso che si parli sempre di procurato allarme quando si denunciano pericoli incontestabili e si stia muti quando qualcuno, ente o persona che sia, preposto a far da sentinella, questo allarme non lo dia pur di fronte a minacce più che evidenti? L’unica scusante in questo caso trevigiano così esecrabile, è quella onomastica: lo “scienziato” delle uova risponde al nome di Gallo e forse per cavalleria con le galline….