L’Italia non ha giacimenti di quelle che per la civiltà che ci siamo costruiti addosso sono le “materie prime”. Niente petrolio, se non una fanghiglia che svendiamo a uomini d’affari d’assalto che acchiappano quel po’ di buono che c’è e se ne vanno lasciandoci a sguazzare in tutti i loro veleni, niente uranio, niente oro, niente diamanti, niente minerali industrialmente utili.
È vero: non abbiamo giacimenti come sono abitualmente intesi, ma abbiamo qualcosa che nessun paese al mondo ha: una quantità di tesori d’arte che surclassa la somma di tutto quanto esiste di artistico sull’intero Pianeta. Questo lo sappiamo e di questo ci vantiamo. Ma che cosa facciamo per il nostro “giacimento”? Niente, perbacco! Noi, magari per dare una mano al Vesuvio che ai vecchi tempi non riuscì a completare l’opera, ci possiamo permettere lo stralusso di lasciare che Pompei crolli, possiamo lasciare la soverchiante maggioranza dei nostri pezzi d’arte chiusi nelle cantine dei musei o abbandonati in chiese dove entrare e servirsi è un giochetto da ragazzi, possiamo lasciare che edifici storici bellissimi vadano in briciole come, ad esempio, il Palazzo dei Principi di Carpegna che ho avuto modo di vedere (dall’esterno) qualche giorno fa.
E abbiamo degli artisti bravissimi.
Io non faccio vacanza, ma sabato scorso mi sono preso una giornata e sono andato a Lignano Sabbiadoro dove tutti gli anni, ad agosto, si tiene un festival musicale organizzato dal Centro Culturale Lirico Sinfonico locale. Siamo andati mia moglie ed io perché nostro figlio era il regista della Traviata.
Avevamo l’automobile carica di ogni cosa pensabile, tutto materiale di scena, e, arrivati, abbiamo fatto di tutto, specie mia moglie, per allestire la scena. A parte noi, partecipanti per motivi di famiglia e, dunque, fuori da ogni ufficialità, tutti, dai cantanti alla pianista erano lì per un rimborso spese che delle spese copriva a malapena una fettina. Il cachet? Nemmeno quello per il mal di testa. Eppure si trattava di cantanti in carriera e di una pianista che tiene concerti a livello internazionale.
Il budget messo a disposizione dal Comune? Undicimila Euro. Non per la Traviata: per tutta la manifestazione, una manifestazione che comprende anche una Turandot e tre concerti. Eppure l’arena, tutt’altro che piccola, in cui ho assistito all’opera era quasi piena, piena soprattutto di turisti tedeschi, e questo a dispetto di una pubblicità a dir poco insufficiente se non inesistente del tutto. Il biglietto d’ingresso? Gratis. Però c’era una cassettina e chi voleva poteva infilarci qualche soldo per coprire qualcuna delle spese che gli artisti si erano sobbarcati. Umiliante? Sì, e lo è ancor di più se si fanno i confronti con certi personaggi dello spettacolo rimpinzati di quattrini per esibizioni che, per chi ha conservato un po’ di cervello e ha un minimo di cultura, sono avvilenti.
A volte, sempre più spesso, io ho la sensazione di trovarmi in una nazione di cretini retta da cretini. Siamo alla rovina economica e continuiamo a permetterci di buttare via le poche risorse che abbiamo. E, allora, la condizione in cui siamo immersi fino al collo e che domani avrà superato i capelli è tutto quanto ci meritiamo.
CondividoE sottoscrivo, compreso il fatto che ci meritiamo quello che ci sta’ accadendo perche’ ne siamo artefici sin dall’inizio.Pero’ non tutti meritano quanto ci sta’ accadendo, anzi sono in parecchi che sanno quanto abbiamo, quanto potremmo dare, quanto potenziale c’e’ in questo stivale ma nello stesso tempo non hanno nessun’arma per poteer far si che le cose cambino.Questo ristretto numero di persone, prima esiguo ora piu’ ampio, ha non solo il danno ma anche la consapevolezza di cio’ che accade , quindi una maggiore sofferenza.un po come un malato di cancro che sa’ di esserlo, che sta’ morendo e sa’… Leggi il resto »
Siamo ciò che ci meritiamo.
Una “tristezza” infinita!
L’ennesima sfacettatura (ovviamente non nuova) di questo italico paese.
Concordo
l’analisi di stefano non fa una piega, l’Italia soffre di cretinismo acuto e di tale patologia soccombera’. Le prove sono evidenti e manifeste sotto gli occhi di ognuno di noi e, checchè se ne dica, ben poco e’ destinato a cambiare.
subappaltiamo
Mi spiace,denota un fallimento,rappresenta la nostra incapacità,ma dobbiamo cedere il passo.
Vero,nessuno al mondo ha quel che abbiamo noi,eppure chi ha viaggiato un minimo,capisce come gli altri riescano a valorizzare quel poco che hanno.
Noi,lasciamo che le opere marciscano nei magazzini,o all’aria aperta,oppure vengano rubate,per terminare nelle case dei politici di turno,(se non ricordo male non è stata avviata un’indagine,pur avendole viste),ebbene,allora deleghiamo questo compito ad altri.
Se non siamo capaci o non abbiamo le risorse,tanto vale chiamare altri a gestire le cose facendoci dare una percentuale dei guadagni,come dire…piuttosto che perdere tutto,meglio ammettere la sconfitta e portare a casa qualcosa.