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La verità in fumo

A ridosso della fiera di Treviso, in un’area densamente abitata, va in fiamme la De Longhi e il giorno dopo, a pochissimi chilometri di distanza, la stessa sorte tocca ad una ditta di gommapiuma. I sistemi di sicurezza antincendio? Evidentemente non funzionano o, almeno, se lo fanno non sono programmati come si deve. Chi controlla questi sistemi? Forse nessuno, eppure gli organi preposti ci sono. Quei sistemi sono lì perché così chiede la legge, ma, poi, che importa se funzionano o no? E poi, perché due incendi così simili in luoghi così vicini in tempi così stretti? Tentazioni dietrologiche? Nemmeno per sogno: a me interessano altre cose. L’incendio di proporzioni maggiori, il primo, pare essere partito da un luogo dove si conservano materiali da imballaggio, polistirolo soprattutto, ma anche acetilene e vernici. Oltre ad un sacco di altra roba, naturalmente, e ad un po’ di automezzi parcheggiati subito fuori che sono andati distrutti. Dopo qualche ora, la Protezione Civile comunica con un altoparlante che “a titolo precauzionale” si devono tenere le finestre chiuse e non si deve stazionare all’aperto.

Leonardo Muraro che della Provincia di Treviso è presidente, in riunione in Prefettura rassicura tutti: “Sono stati analizzati i dati dal laboratorio mobile dei vigili del fuoco. Questi non danno motivi d'allarme perchè non è presente la diossina nella colonna di fumo elevatasi dall'incendio. Ora stiamo attendendo i risultati di un'ulteriore analisi da parte dell'Arpav, effettuata in due zone precise: nella zona circostante allo stabilimento De Longhi e presso il Comune di Carbonera (area più direttamente interessata). Inoltre, sono in arrivo da Venezia altri due laboratori mobili per nuovi e differenti accertamenti. L'unica raccomandazione da fare alla Comunità è quella di chiudere le finestre ed evitare nei prossimi giorni il consumo di alimenti a contatto diretto con l'ambiente esterno come le verdure fresche e la frutta”. Insomma, non è successo niente. Questo, almeno, nella testa del signor Muraro. Paiono, invece, non essere proprio d’accordo i Carabinieri del Noe, secondo i quali la diossina c’è, eccome. Intanto, la Prefettura di Treviso invita a non consumare “verdure raccolte successivamente all'incendio nell'area più prossima,” suggerendo anche alle scuole, per il giorno seguente, di “limitare l'utilizzo delle aree esterne limitatamente alle zone più prossime all'area interessata dall'incendio.” E l’Arpav, l’ente veneto che si dovrebbe occupare dei problemi ambientali? L’Arpav comunica: “L'acido cloridrico e gli Ipa presenti nella colonna di fumo che si e' prodotta non sono in concentrazioni tali da creare problemi alla cittadinanza. La nube si sta spostando verso nord, in direzione opposta alla città di Treviso.” Dunque, il presidente Muraro aveva ragione: non è successo niente. E allora, egregio signor presidente, ci spieghi un po’ come è riuscito a fare in modo che la chimica abbia leggi proprie a Treviso. Da che mondo è mondo, la diossina più terribile, quella che, con il Suo permesso, ha quattro atomi di cloro nella molecola, si forma quando si bruciano sostanze organiche in presenza, appunto, di cloro, e questo anche se Lei non è d’accordo. Ci spieghi anche, se non La disturba, come è possibile che in tutti i materiali presenti nel rogo non ci fosse cloro, un elemento pressoché ubiquo. E le vernici? E le materie plastiche che non erano polistirolo? E poi, le polveri che si sono sollevate? A Treviso, nessun problema: parola di Leonardo Muraro.
Quanto all’Arpav, abbia qualcuno la compiacenza di comunicarci come sia riuscita ad eseguire analisi quantitative sulle diossine (se c’è acido cloridrico e ci sono materiali organici che bruciano, la
2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina è un prodotto inevitabile) e sugl’idrocaburi policiclici aromatici (Ipa) in tempi così incredibilmente brevi. Se l’Arpav dispone di tecnologie oggi inimmaginabili, le comunichi al mondo intero e tutti gliene saremo grati. Comunque, un pizzico di diossina e una manciata di Ipa sono quisquilie di nessun conto, almeno in Veneto, almeno finché l’Arpav resterà senza un ente che controlli sistematicamente le indagini eseguite (e anche quelle non eseguite). E la Prefettura? Qual è, signor Prefetto, l’ “area più prossima”?  L’ha vista la nuvola di fumo? Sa come si comportano i gas e le polveri, magari nanometriche? E perché non si deve mangiare l’insalata, se il signor Muraro dice che va tutto bene? E i Carabinieri del Noe? Perché hanno detto una cosa che contrasta in modo così stridente con le esternazioni delle “autorità”? Non avranno, per caso, studiato la chimica? Non sapranno, per caso, che la diossina si dimezza nel terreno in tempi che superano il secolo e che nei mammiferi si concentra nel latte, oltre che nel sangue, nel fegato e nei grassi? Non saranno, per caso, preoccupati per la popolazione, quella leggendaria Razza Piave che della diossina si fa un baffo? Poi, una domanda, magari poco elegante ma spontanea: chi pagherà per il disastro? Chi pulirà dallo sporco? Non si chiederà, per caso, alla popolazione di provvedere a proprie spese a mettere una pezza al buco fatto da un’industriale? E ora, per finire, una domanda a tutti, Presidente provinciale, Arpav, Prefetto e Vigili del Fuoco che in un fiat, disponendo evidentemente di un laboratorio mobile ancor più fantascientifico di quello dall’Arpav, hanno escluso che dall’incendio si generasse diossina: Ma vi rendete conto di che cosa state facendo?

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