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La ninnananna del terremotato

Di 26 Maggio 2011 2 commenti

Quando l’allenatore di una squadra di calcio continua a sbagliare modulo o formazione, è prassi che lo si accompagni alla porta. Quella di uscita, non quella del goal.

Che il nostro primo ministro stia ultimamente sbagliando modulo e formazione è qualcosa che difficilmente sfugge anche a chi non è attentissimo alla cosiddetta politica, e l’ultimo errore clamoroso

l’ho sentito alla radio stamattina mentre mi recavo – e continuerò a farlo finché l’età o qualche “ecologista” di plastica non riuscirà ad impedirmelo – al laboratorio.

Che cosa ha combinato il premier? Ha detto quello che pensa: chi ai ballottaggi voterà per la sinistra lo farà perché ha lasciato a casa il cervello. Io, da indagatore della mente umana, la penso esattamente nella stessa maniera. Ma non lo dico. Anzi, non solo la penso come lui ma io vado oltre: io penso che anche molti di coloro che voteranno per la così chiamata destra, forse quasi tutti, saranno nella stessa situazione di decerebrati. Insomma, in Italia siamo più o meno, per la quasi totalità, matti.

A riprova di ciò si può ascoltare la registrazione dei giornali radio RAI nei minuti che seguivano la nuova buccia di banana berlusconiana: a L’Aquila finiranno sotto processo tutti coloro i quali, dopo che dal dicembre 2008 piccoli eventi sismici si susseguivano in zona, hanno affermato, dandosi ragione l’un l’altro come fanno in vecchietti all’osteria, che un terremoto che si rispetti lì era evento quasi impossibile. Scalogna volle che non passò una settimana e un giorno e L’Aquila si disintegrò come credo sia noto.

Se è vero che non c’è scienza senza esperienza e se è altrettanto vero che la storia è maestra di vita, noi italiani non solo non abbiamo imparato nulla dall’esperienza e della storia, perfino la nostra storia personale, ignoriamo o dimentichiamo tutto, ma pretendiamo di continuare ad essere turlupinati da ciarlatani di ogni ordine e grado.

Nel caso specifico del terremoto la scienza ufficiale è chiarissima: noi non siamo capaci di prevederli. La nozione è talmente diffusa da non richiedere commenti: semplicemente noi non siamo capaci di questo tipo di previsione e basta. Chi ci prova e ci azzecca è un mascalzone, perché così vuole chi siede sulle poltrone giuste.

E, allora, io, magari ingenuamente, mi chiedo come si possa interpellare ufficialmente qualcuno, scienziato, tecnico, politico o burocrate, chiedendo di pronunciarsi con qualcosa che vale l’oracolo di chi vende i terni al lotto. Chi pone la domanda “c’è probabilità che qui, in zona sismica e in tremarella da mesi, si scateni un terremoto grave?” è un ignorante o un idiota. Tertium non datur. Qualunque cosa sia, costui non dovrebbe ricoprire cariche pubbliche. Ma che dire dei sette componenti della commissione Grandi Rischi che hanno risposto? Ciò che qualunque scienziato o anche solo qualsiasi persona con un minimo d’informazione avrebbe dovuto dire era “non lo so.” Io lo faccio da sempre quando mi s’interroga su qualcosa di cui sono ignorante (quasi tutto), sfidando il dispetto e la delusione dell’interlocutore, ma onestà vuole che si faccia così. E invece…

Ma noi dobbiamo tenere conto che ci troviamo in Italia. L’Italia è il paese dove si deve “tranquillizzare” il popol bue, dove l’ARPA – uno tra la pletora degli enti che pastrocchiano con l’ambiente – davanti ai piccoli disastri ecologici giornalieri tranquillizza il pubblico pagante come pretende il regime (attenzione: non cadete nel tranello di pensare che destra e sinistra siano diverse) con il solito sorriso da venditore di enciclopedie, la solita pacca sulle spalle da “fidati di noi che siamo il Gatto e la Volpe” e il solito ipnotico “non è successo niente”. L’Italia è il paese dove chi dice le verità sgradevoli, per lapalissiane che siano, è un allarmista quando non un terrorista. L’Italia è il paese dove i veleni sono “sotto controllo”: basta alzare a proprio comodo i limiti di legge o, meglio, taroccare le analisi o, se non si vogliono scocciature, basta che le analisi non si facciano per niente. L’Italia è il paese dove si toglie lo strumento di ricerca a chi non si mette a novanta gradi.

Dunque, i sette sapienti giulivi della commissione Grandi Rischi hanno solo avuto la sfortuna di sparacchiare un’evidente fesseria proprio a ridosso dell’imprevedibile disastro sulla cui improbabilità di avverarsi avevano giurato mandando a nanna tranquilli i bovini. Con questo, finiranno davanti ad un giudici. Bisogna ammetterlo: più grottescamente scalognati di così non potevano essere, ma per la legge dei grandi numeri queste cose di tanto in tanto càpitano.

E tutti coloro che “tranquillizzano” per lucro? E quelli che lo fanno per un passettino di carriera? E il professor Zero che, non sazio della valanga di quattrini che gli arriva dagli sponsor grati di quello zero così “tranquillizzante”, ora mi martella via TIM con i messaggini telefonici perché vuole il mio 5 per mille per la sua clinica di lusso? Per fortuna di questi personaggi e, da un certo punto di vista, per sfortuna nostra non ci sarà una moria dopo una settimana dalla ninnananna, e di ninnenanne ce ne cantano a decine ogni giorno, e nessun giudice prenderà le scartoffie in mano.

Bene: come al solito “non è successo niente.”

2 Commenti
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efione92
13 anni fa

Notizia da leggere per capire il quadro generale..Avete visto in questi giorni come la [b]bocciatura del consiglio di Stato[/b] al riguardo del [b]progetto di riconversione della centrale Enel di Porto Tolle[/b] abbia sollevato una [b]campagna mediatica[/b] non da poco? Avete letto cosa diceva il presidente della Regione [b]Luca Zaia[/b]: “Credo dunque..che [b]sarà necessario sostenere il progetto di riconversione della Centrale di Porto Tolle, facendo anche ricorso ai mezzi e alle risorse propri del Governo nazionale[/b]”. Cosa diceva invece il [b]Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni[/b]? Ecco le sue dichiarazioni: «Due distinte Commissioni nazionali ed una regionale hanno certificato la compatibilità… Leggi il resto »

MARTINELLI
13 anni fa

Scalogna volle che non passò una settimana e…
UMBERTO VERONESI:
“Senza Nucleare l’Italia è un Paese Morto”.
[La Stampa – 3 Marzo 2011, poi venne Fukushima e fu il silenzio dei ruffiani…]