Anestetizzati come siamo, rotti ormai ad ogni infamia, non ci stiamo accorgendo che la Guerra Mondiale (la terza?) è iniziata da un pezzo. Naturalmente non si tratta di nulla che ricordi le vecchie guerre, cattive ma ingenue, dove si sparava dalle trincee o dove a giocare erano eserciti che avanzavano o si ritiravano a seconda delle loro alterne fortune. Ora si fa ben altro. Forse qualcuno, approfittando del silenzio del calcio messo ipocritamente in castigo per un giorno, avrà avuto tempo di sapere che in Arabia dieci persone sono morte nell’esplosione di un tratto di gasdotto e che in Ucraina una settantina di minatori ha lasciato la pelle un chilometro sottoterra in una miniera di carbone, mentre altri trenta stanno morendo come topi in gabbia. Nessuno li andrà a recuperare: costa troppo. Questo è il bollettino di guerra reso noto in una sola giornata. Restando per un attimo in Ucraina, nella sola regione del Don ormai più o meno cinquemila uomini (a quanto è dato sapere) sono morti per tirar fuori dalle profondità della terra il carbone, il romantico combustibile appena promosso a fonte miracolosa d’energia. Spostandoci in Cina, i morti “carbonizzati” sono talmente tanti che nessuno li ha contati e, se magari qualcuno lo avesse fatto, non lo verrebbe certo a dire a noi. In India?, in tutto il Terzo Mondo? Stessa musica. Vogliamo, poi, parlare di nucleare? Quanti sono stati gl’incidenti finora? Chernobyl è solo uno dei tanti, quello cui si è concessa la maggiore pubblicità
perché proprio non si riusciva a nasconderlo. Di altri sappiamo poco, di molti non sappiamo niente. E dei pozzi di petrolio incendiati di tanto in tanto nei teatri di guerra? Se c’è qualcuno che pensa che tutto questo non uccida, non faccia ammalare, non crei malformazioni fetali (quelle che fanno svenire i nostri politici o scienziati da strapazzo che preferiscono allora non vedere che cosa combinano), non alteri il genoma, se lo cavi dalla testa perché le cose non stanno così. La scienza è chiarissima al proposito, e parlo di scienza di base, dei suoi stessi fondamenti: se si vuole attribuire energia ad un sistema, lo si può fare attingendo a fonti all’interno del sistema stesso o a fonti esterne. Se lo si fa da dentro, non c’è scampo: l’energia si esaurisce. Dunque, continuando a spremere il pianeta e spillando in pochi decenni il frutto di centinaia di milioni di anni di “lavoro” della Terra, stiamo inevitabilmente restando a secco. Perché facciamo una cosa tanto palesemente stupida come usare ancora uranio e fonti fossili? Semplicemente perché questa idiozia rende quattrini, e tanti, a chi non si è posto lealmente nella trincea di fronte ma ci combatte infiltrato in mezzo a noi travestito da agnello. E allora, via libera alle compagnie petrolifere così forti da indirizzare a loro piacimento la ricerca tecnologica e da scatenare guerre (quelle più o meno tradizionali), via libera ai nuovi Paperoni russi che sguazzano nell’oro al cospetto di una popolazione miserabile, umiliata dal regime zarista, da quello comunista e ora dalla nuova plutocrazia di regime putiniano, via libera a nazioni come l’Australia che, aprendo occasionalmente le loro miniere di uranio, fanno fronte ai debiti. In ogni caso – petrolio, gas, carbone, uranio – esistono dei giacimenti e questi sono dislocati qua e là nel mondo, mentre nella maggior parte del pianeta di questa roba non ce n’è. Possedere quei giacimenti o, mal che vada, gestirli significa tenere in pugno un potere immenso, un potere che si traduce, ovviamente, anche in montagne di quattrini trasferite dalla quasi totalità della popolazione mondiale in poche tasche. È così che idee senza base scientifica e tecnologie in un vicolo cieco continuano ad essere mantenute a dispetto di perdite in denaro e in vite umane, perdite addirittura proiettate nel futuro a lunga gittata, che nessuna guerra del passato ha mai avvicinato. Credo che, a questo punto, nessuno si chieda perché esistano personaggi come l’ineffabile professor Franco Battaglia dell’altrettanto ineffabile Università di Modena e Reggio Emilia (Reggio Emilia fu sede tradizionale di uno dei manicomi più gloriosi d’Italia) il quale ha pubblicato un libro (prefazione dello statista Berlusconi) in cui spiega con parole sue il perché ricavare energia dal sole è illusorio. Il sole ce l’hanno tutti e, dunque, nessuno è ricattabile e nessuno lo deve andare a comprare da qualcun altro. Se si usasse questa fonte, una fonte che spedisce sulla Terra qualche milione di volte più energia di quanta noi non ne produciamo e ne sprechiamo, addio business e addio mazzette! Dunque, meglio non indirizzare la ricerca tecnologica verso lo sfruttamento del sole (ulteriore ragione per il dirottamento del 7% della bolletta energetica verso i falò d’immondizia) e non abbandonare le tecnologie decrepite e senza futuro di cui continuiamo stoltamente a servirci. In questo modo, scoraggiando e spegnendo di fatto la ricerca e disponendo solo di tecnologie vecchie che dal sole sono in grado di ricavare poco, si permette a personaggi come Battaglia di combattere la loro guerra di retroguardia. Questo è il punto di vista del “chimico ambientale” accademico. E la salute? Noi non ci facciamo mancare niente e tiriamo fuori un pezzo da novanta: nientepopodimenoche Umberto Veronesi, l’ottantaduenne businessman trasformato in scienziato. Le porcherie dell’uranio? Quelle del petrolio? Quelle del carbone? Le polveri da turbogas? I morti e i malati che i medici (parlo di quelli veri, naturalmente) denunciano? Roba da ridere! Guardate piuttosto al basilico! Quello sì che fa stragi! E non parliamo della polenta (a meno che non sia quella fatta con mais OGM che è la nostra salvezza) che, se ci fosse stata a quei tempi, avrebbe fatto parte dei menu di Lucrezia Borgia. Insomma, siamo in guerra e la stiamo perdendo. A meno che non ci svegliamo tutti e non decidiamo di accorgerci che dietro una cortina di fumo e di radiazioni il re è impudicamente nudo.