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La gastroenterologia del parlamento

Mentre il Titanic italiota (fa quasi lo stesso con il Costa Concordia) s’inabissa, i cloni del mitico comandante Schettino sono impegnatissimi a strepitare allo scandalo perché un mozzo ha fatto un rutto al cospetto dei clienti di prima classe.

Fuor di metafora,

ieri il solito grillota, occasionalmente nelle vesti dell’ingegner Girgis Giorgio Sorial che, Costituzione alla mano, rappresenta tutti i passeggeri, ha liberato il suo rutto dandone sfogo in faccia al presidente di una repubblica ormai nemmeno più delle banane. Non importa la motivazione, non importa l’imbarazzo occasionale di stomaco del mozzo di turno: la flatulenza rumorosa c’è stata e lo scandalo pure.

 

Io non ho mai nascosto la mia poca simpatia nei riguardi di Giorgio Napolitano, ricordandone anche non proprio commendevoli trascorsi ideologici fin dalle invasioni sovietiche in Ungheria e nell’allora Cecoslovacchia, ma non ho mai reputato corretto né, soprattutto, efficace ricorrere alla fisiologia gastro-enterica per esprimere il mio dissenso. Ora vedo che qualcuno, qualcuno che noi qualifichiamo per inveterato quanto misterioso costume come “onorevole”, vale a dire degno di onore, la pensa altrimenti e altrimenti si atteggia. Tot capita, tot sententiae.

Pur avendo la ventura, a dire il vero non proprio gradevole, di conoscere personalmente diversi parlamentari siderali, l’ingegner Girgis Giorgio mi manca e, se avessi dovuto riesumare Brancaleone da Norcia, avrei detto “mai coverto”. Bene: da ieri l’Onorevole è entrato nella hit parade settimanale con il suo “boia d’un Napolitano” e così anch’io sono venuto a conoscenza del fatto di averlo come coinquilino sul Pianeta.

Prescindendo dal folclore del clan dei Casaleggi, dal loro socioletto, dal loro quoziente intellettivo, dalla loro tenerissima spocchia, dalla loro ipocrisia quasi eroica e da quant’altro li caratterizza, ci si potrebbe domandare il perché di una tale minzione extra-vasale. Minzione è fuor di dubbio, ma proprio extra-vasale non direi.

L’onorevole Girgis Giorgio ha ottenuto esattamente ciò che era l’obiettivo: rinvigorire i consensi al partito da cui ricava pane e companatico. Da una parte c’è stata la reazione di scandalo inscenata da tutte le forze politiche, cioè proprio quella classe sociale sempre più invisa al popolo che si sta per forza di cose e per istinto di sopravvivenza debovinizzando. Dall’altra c’è il rafforzamento della convinzione grillina con il recupero del minus habens, la tipologia umana che costituisce l’ossatura indispensabile dell’elettorato casaleggino. Con quella che pare una gratuita volgarità e nient’altro il ribelle intellettualmente periferico, lo scontento a prescindere, il giustizialista talebano purché non si tratti degli amichetti suoi, insomma tutta la corte dei miracoli che, forse, si stava intiepidendo al cospetto della palese nullità del partito riprende vigore con il ritrovarsi nel solo linguaggio che conosce. Insomma, esibendosi nel suo numero l’Onorevole ha fatto il suo dovere di rastrellatore di voti, nei fatti l’unica cosa che interessa senza differenze tutti i partiti. E in democrazia – si sa – uno vale per davvero uno senza che cultura e morale influenzino il conteggio.

Ora, non potendo nessuno riacchiappare la fragorosa conseguenza di una digestione laboriosa, il mio parere è che la reazione più adeguata da parte del resto del mondo “politico” sia lasciar perdere. Ricorrere alla magistratura per un fatto del genere significa attribuire una qualunque importanza all’esibizione di un ragazzino (un tempo un trentenne era un uomo, oggi è niente più che un adolescente di qualche decennio fa) che non merita nemmeno l’attenzione di una sculacciata.