P.S. Oggi, il 18 novembre, per puro caso ho visto per la prima volta la registrazione di parte del mio fortunatamente unico intervento ad una trasmissione televisiva chiamata Matrix condotta da un tale Mentana. Ho trovato molto divertente tutta la palliata, con un professore universitario che non conosce né l'aritmetica né la geografia né si dà la pena di controllare se, almeno vagamente e in qualche modo, reggano gli slogan che recita (il che spiega e giustifica certe posizioni non propriamente lusinghiere dei nostri atenei nelle classifiche mondiali), un giornalista di modi pittoreschi che sbuffa quando viene informato su cose di cui pontifica nella più totale ignoranza e un politico che giudica la validità di uno scienziato contando i voti che ha raccolto alle elezioni. Chi ne ha voglia vada poi intorno al minuto 4 di http://video.tiscali.it/canali/truveo/718267514.html per sentire che cosa dice l'ondivago politico Di Pietro sugl'inceneritori e lo confronti con le varie prese di posizione pre e post il maggio del 2008, perché è ad allora che risale quella particolare esternazione.
Nel mio imperdonabile idealismo, io ho sempre creduto che con il sostantivo politica si dovesse intendere la conduzione virtuosa della polis, questo nell’accezione più ampia di stato.
Continuando, io ho sempre pensato che, per condurre uno stato, occorresse una squadra di persone preparate culturalmente, tecnicamente e moralmente, e che una delle qualità indispensabili senza che si debba perdere un minuto a discuterne fosse la coerenza.
Questa mia concezione vagamente platonica è brutalmente smentita dal quotidiano.
Non voglio essere tacciato per l’ennesima volta di qualunquismo – anche se l’accusa mi lascia indifferente – e, dunque, non mi esprimerò sulla moralità e sulla preparazione di chi fa politica nel significato che le attribuiscono i fatti e lo fa di mestiere, dovunque costui si collochi, ma mi si permetta di dire due parole sulla coerenza.
Chi ha letto il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili forse ricorderà di un incontro che ebbi con Antonio Di Pietro nel suo studio di ministro e del suo imbarazzo quando gli chiesi ragione di certi atteggiamenti di parlamentari suoi, segnatamente Aurelio Misiti e Antonio Borghesi, in relazione all’incenerimento dei rifiuti. Di Pietro, che in passato si era espresso, seppur confusamente, contro l’idea invece sostenuta dai suoi due, tentò allora un goffo salvataggio affermando che il suo era un partito democratico e che chiunque aveva diritto ad esprimere un’opinione. L’ingenuità della risposta è palese: in un partito è ammessa una differenza di opinioni su questioni etiche molto delicate che toccano l’intimità della persona, non certo per ciò che riguarda decisioni di conduzione tecnica. Un partito in cui le opinioni siano divergenti su argomenti come i secondi non è un partito ma una cosca in cui ognuno si piazza per gestire una fetta di potere a vantaggio personale.
Poco dopo aver incontrato Di Pietro, ebbi occasione di vedermi a Montecitorio prima con Giuseppe Vatinno, allora consigliere per le politiche ambientali del ministro Di Pietro e ora responsabile nazionale di energia ed ambiente di IdV, poi con Misiti, personaggio allora a me sconosciuto, e da quest’ultimo ricavai un’impressione non certo positiva. Non riuscii a capire allora se Misiti
avesse nozioni di ecologia o se sapesse di che cosa si tratti quando l’argomento è la salute. Una cosa, invece, mi fu chiara: di tutto ciò non gl’importava un fico. Da lì il suo impegno ormai annoso in opere e progetti che con ecologia e salute stridono non poco.
L’anno scorso incontrai di nuovo Misiti in occasione di un lungo dibattito in una TV calabrese, e lì l’impressione peggiorò. Inceneritori e ponte sullo Stretto erano i cavalli di battaglia dell’Onorevole paladino delle cosiddette “grandi opere” e la sua arroganza nell’esporre le sue tesi e nel controbattermi a suon di “lei non sa chi sono io” (lo sapevo bene e lo vedevo ancora meglio) indicavano un’antica abitudine a gestire il potere con la delicatezza di una Panzerdivision d’altri tempi.
Un paio di mesi più tardi fui ospite sgradito di una trasmissione TV condotta (pessimamente) da Enrico Mentana, e lì ci stava Di Pietro. Interrogato sull’opportunità d’incenerire i rifiuti, il Nostro balbettò che sì, o meglio, che no, oppure che nì… però, visto che non ci sono alternative, sì. Opportunismo occasionale per qualche business? Non ne ho idea e non ho alcuna intenzione di prendere posizione su argomenti che ignoro. Certo che la cosa strideva parecchio con affermazioni fatte non molto prima proprio sul blog dell’allora – era il maggio 2008 – ormai ex ministro. Ignoranza: quella sì e su questo non esistono dubbi, perché affermare che non ci sono alternative a fare un falò dell’immondizia significa che la preparazione sull’argomento è pari a zero. Del resto, a dare man forte all’Onorevole c’era nientemeno che uno scienziato del calibro del professor Michele Giugliano secondo cui bruciare significa far sparire la materia e San Francisco (California), dove si recuperano i rifiuti, è un paesino della tundra canadese (testuale).
Ora, a sorpresa, Di Pietro, con la sua ormai classica andatura di bolina, si accorge che, appassiti per suicidio i Verdi, esiste una fetta d’italiani orfani di un raggruppamento a base ambientalista e che basta allungare le mani per acchiapparne un bel po’.
Allora, fuori Misiti! Perché? Ma perché “Gli inceneritori uccidono, la soluzione è la raccolta differenziata. Le centrali nucleari sono un attentato verso la popolazione ed una fesseria economica, le energie rinnovabili sono il futuro.” Cito verbatim da http://www.antoniodipietro.com/2009/11/_italia_dei_valori_non.html#comments.
Che ne dice Vatinno? Dallo stesso sito riporto pari pari: “Faccio sommessamente, per amore della verità, notare che la politica ambientale di Aurelio Misiti era abbastanza vicina a quella del partito, soprattutto dell'Antonio Di Pietro ministro delle Infrastrutture. Questo posso dirlo con cognizione di causa essenso stato il suo Consigliere per le politiche ambientali e responsabile nazionale Ambiente dal 2003.
Basta guardare le azioni concrete da ministro delle Infrasstrutture [sic], tra cui la non chiusura della società Ponte sullo Stretto, il suo impegno per la cementificazione della Bre.Be.Mi e la Tav per capirlo.”
Già, pareva anche a me.
E, adesso, come si toglieranno d’impiccio i vari dipietrini che sparavano a favore di quelle opere?
Insomma, un giorno o l’altro l’onorevole Di Pietro dovrà decidere che cosa fare da grande. Continuare a prendere per i fondelli gli elettori? Continuare a strillare tutto e il contrario di tutto? Insomma, Onorevole, che ci azzecca lei con la conduzione virtuosa della polis?
Non resta che una consolazione. Sono certo che Aurelio Misiti, come già ebbe modo di fare nel corso della sua lunga, tortuosa e variegata rotta di politico moderno, troverà ancora una volta chi gli darà asilo e di lì potrà continuare la sua opera meritoria di distruzione sistematica dell’ambiente.
Ci sono erbe che non muoiono mai.