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In diretta dal Medio Evo

I commenti fuori tema saranno cestinati

Scusate, ma io non ce la faccio più.
Se si continua a spacciare il prof. Umberto Zero per uno scienziato che tutto conosce nonostante la sua aperta ammissione che di certi argomenti non sa nulla e che “ci si deve fidare” (vedi post dell’11 febbraio scorso), e, con lui, certe macchiette che sviliscono la scienza e il buon senso, è finita per tutti.
Figli di un medio evo mai morto davvero, nessuno di questi figuranti ha mai guardato attraverso un microscopio elettronico le porcherie che albergano nei tessuti malati, nessuno sa come interpretare i dati, nessuno di questi ha la più pallida idea di come si debba svolgere un’indagine epidemiologica che abbia solidità scientifica, nessuno sa quali sono le malattie prevalenti legate all’inquinamento da polveri, nessuno di questi è capace di rispondere alle domande più elementari a proposito di leggi della fisica, della chimica e della tossicologia che vengono distorte in maniera tragicomica, nessuno di loro è capace di valutare dati inconfutabili, nessuno di loro ha l’umiltà di andare a vedere che cosa si può fare, e si fa, per risolvere o per attenuare il problema dei rifiuti.
Il sostegno delle tesi è condensabile in un “lei non sa chi sono io”, il che, in fondo, risponde a verità. Nessuno scienziato che si possa chiamare tale sa chi siano i nani, le donne cannone, i giocolieri, gli acrobati e tutta la corte dei miracoli che affolla il palcoscenico di questo inizio di millennio. Né sa chi sono i borseggiatori che sfilano il borsellino ai frequentatori del teatro. Comunque, chi siano sarà dolorosamente chiaro a tutti fra qualche anno.
Purtroppo nel guaio ci siamo ficcati da soli e, adesso, da soli ne dovremo uscire.
Come sempre, l’arma è quella della conoscenza, una conoscenza che diventa sempre più lontana grazie all’opera efficacissima dei governi che si sono succeduti negli anni e all’arrendevole pigrizia di molte, moltissime, delle vittime.
Di seguito, qualcosa su uno dei tanti convegni nel corso del quale è stata letta una lettera dell’ineffabile professor Zero che, incurante della sua

stravaganza, continua a sparare bizzarrie: “Le apparecchiature di ultima generazione per lo smaltimento dei rifiuti, contro ogni timore che ruota ancora attorno alla loro diffusione sul territorio, sono infatti in grado di rispondere alle necessità del paese.” (Il Giornale di Reggio, 9 aprile 2009, pag. 11. E, tanto per completezza, sia detto che quel giornale appartiene a tale signor Tiziano Motti, candidato alle europee con la benedizione, manco a dirlo, del prezzemolesco professor Zero).
Non so quanto sia utile commentare.

Sabato 4 Aprile, al Castello di Montecchio Emilia, si è consumata l’ennesima ipocrisia tra gli orecchi attenti del pubblico presente, per nulla rincuorato dalla pioggia di dati faziosamente snocciolati dagli scienziati chiamati in causa dalla Confcommercio, organizzatrice del convegno nazionale “Termovalorizzatori – Energia e Salute“.
Agli ampi preamboli politici del presidente della provincia Sonia Masini e dell’Assessore Ambiente di Montecchio Aurelio Rovacchi, entrambi ammiccanti agli inceneritori, sono seguiti gli interventi di esperti in Ingegneria Sanitaria Ambientale (Dr. Marco Ragazzi), ingegneri meccanici (Dr. Giorgio Buonanno), e medici chirurghi (Prof . Massimo Federico). Non ultimo il Chimico-Fisico Prof. Francesco Battaglia, che pare consideri frodi e/o perdite di tempo cose come l’energia fotovoltaica, i parchi eolici, il cibo biologico (“chi lo mangia muore prima”), i prodotti omeopatici; mentre afferma che l’ambientalismo sia una fesseria e nega le pericolosità insite nei campi elettromagnetici, nel nucleare, nei pesticidi e… per venire al punto, negli inceneritori.
Tra simpatiche diapositive raffiguranti innocui inceneritori giocattolo, tabelle statistiche tutt’altro che esaustive e bassi raffronti con l’indice di mortalità sulle strade, nonché fuorvianti paragoni con le particelle liberate dalla scamorza bruciata, è emerso che l’inquinamento da inceneritore è “trascurabile”…se confrontato all’inquinamento prodotto dalle automobili, che le normative vigenti concernono i PM10 e i PM2,5, e non anche le nanoparticelle contenute nelle polveri ultrafini, che per il momento rimangono sui tavoli dei ricercatori in quanto il loro impatto sulla salute è… “da dimostrare e quantificare”.
Il tutto all’ombra delle ormai famose parole pro-inceneritori pronunciate dal Prof. Umberto Veronesi (affermazioni che perdono smalto, di fronte al fatto che la Fondazione Veronesi conta aziende costruttrici d’inceneritori), ed in barba a centinaia di studi che invece denunciano con sempre maggior veemenza la presenza di nocività sia tra le polveri ultrasottili lasciate andare in atmosfera anche dai moderni sistemi di filtraggio, sia tra le ceneri pesanti, cioè quelle che rimangono sul fondo della griglia del forno, a combustione ultimata. Nulla è stato detto a proposito delle analisi compiute sulle diossine e PCB trovati nei polli, nelle uova, nei pesci e in altri animali nei pressi dell’inceneritore di Montale a Pistoia.
Nulla è stato detto delle problematiche riscontrate per gli impianti di Massafra (TA), Terni, Pietrasanta (LU), Colleferro (RM), Modugno (BA), Brescia (18 aziende agricole con il latte contaminato).
Ancora nulla si è riferito sul rapporto costi/benefici, soprattutto in confronto a quello che altre
tecnologie, legate alla trasformazione (e non alla distruzione) dei rifiuti, saprebbero garantire.
Nulla ci è stato detto di quella lettera aperta (inviata a Repubblica e mai pubblicata), scritta da 50 medici e scienziati, in difesa dell’oncologa Dr.ssa Patrizia Gentilini, attaccata pesantemente da Matteo Renzi (candidato sindaco a Firenze e sostenitore dei “termovalorizzatori”), per le sue dichiarazioni pubbliche riguardanti il preoccupante aumento dell’incidenza tumorale, soprattutto tra i giovani e le donne, nelle aree prossime agli inceneritori, non solo in Italia, ma anche in Inghilterra e Francia.
Nulla è stato aggiunto, nemmeno dell’incessante impegno del Prof. Federico Valerio, chimico ambientale, nel denunciare non solo i costi ambientali, ma anche quelli economici, a cui le pubbliche amministrazioni vanno incontro, nel momento in cui decidono di aprire nuovi impianti di incenerimento (2,5 milioni di Euro per pochi posti di lavoro, contro i 600 mila Euro per centri di riciclaggio come quello che possiamo trovare a Vedelago TV).
Nelle graziose cartelline fornite ai presenti dalla Confcommercio, era presente anche un modulo per la
“richiesta d’intervento”, altra traccia di quell’ottica burocratica che maltollera il contraddittorio; tant’é che, alla fine del teatrino, del pubblico nessuno ha potuto in realtà intervenire, nemmeno coloro che si
erano attenuti alle regole compilando la richiesta.
Mirabili i cartelli di sensibilizzazione ideati dall’attivista Maria Petronio che, avendo intuito il bluff, si è improvvisata donna sandwich.

Giuseppe Pagoto

Lista Civica Cavriago 5 Stelle

Convegno Pro- inceneritore a Montecchio:
un altarino orchestrato sottobanco dai politici nostrani per auto incensarsi, facendosi fotografare dai cronisti mentre assieme a schiere di ignari studenti plaudono appassionatamente per il trionfo del termocombustore.
A sorpresa Masini, Gennari, E.Barbieri, Alessandri, Cantarelli, vari sindaci a fare da claque, e a sperare che la commediola finisse in bellezza nella saletta attigua, allestita fastosamente con bibite e pasticcini, lontano dagli occhi critici dei comitati anti-inceneritore di Gavassa, di Reggio, Correggio, Prato e San Martino in Rio.
Invece no,gli ambientalisti locali hanno presenziato e vistosamente interferito, senza farsi frenare dal pregiudizio della correttezza d’obbligo, perché mai essere corretti con questi eleganti prevaricatori?
I cartelloni riportavano a chiare lettere: – NOI NON FAREMO DA CAVIE PER I VOSTRI AFFARI- E – SE FA BENE ASSICURATECI TUTTI PER UN MILIONE DI EURO A TESTA!- Illustrando le conseguenze micidiali dell’inquinamento relativo alla contaminazione da diossine,furani, metalli pesanti, IPA, e microparticolato.
I relatori hanno tergiversato sui nodi nevralgici della questione, chi ha parlato di nanopolveri non ne ha voluto distinguere i composti, limitandosi a confrontare solo quelli comuni anche ai gas di scappamento delle auto, e limitandosi a dire che tanto essendoci giù presente questo tipo di inquinamento il problema aggiuntivo non consiste in una vera minaccia per la salute umana. Si è perso tempo per dimostrare l’ubiquità delle diossine, e non si è chiarito che si pongono i termovalorizzatori in aree già fortemente inquinate da altri camini industriali, giusto per renderne improbabile definirne l’impatto ambientale.
Non si è accennato al ruolo immunotossico del biossido d’azoto, al ruolo neurotossico del piombo, mercurio e manganese considerati come scatenanti anche di patologie mentali gravi, comportamenti criminali , morbo di Alzheimer e di Parkinson, iperattività ecc… Non si è accennato al ruolo teratogeno dei composti estrogeno simili e lipofili come le diossine, e alla loro capacità di alterare nel feto un corretto sviluppo sessuale del cervello e tantissime altre conseguenze inimmaginabili all’ignaro cittadino.
Ha parlato un oncologo modenese dall’aria afflitta, che mentre smentiva grosso modo quello che la nostra Masini aveva mellifluamente appena dichiarato inesistente, ossia che fossero mai esistiti documenti provati dalla comunità scientifica a riprova del nesso tra inceneritori e tumori, mostrando le diapositive degli aloni di ricaduta delle nanopolveri presso i noti impianti di incenerimento di Becancon, di Mantova e di Coriano, il nostro oncologo in definitiva si impegnava a smentire grossolanamente l’aumento dell’incidenza tumorale a Modena, e a definire come “uno scherzo delle statistiche” il risultato che riguardava i dati abnormi di un quartiere cittadino.
Vero è che i tumori hanno un lungo tempo di latenza, ma non è vero come è stato detto che tra le cause determinanti il peso maggiore sia dovuto agli stili di vita, ed in percentuali minime all’inquinamento industriale.
Vero il contrario, che di cancro ci si ammala proprio di più a partire dall’era industriale, e che se ciò fosse solo riconducibile agli stili di vita, non si spiega un animale, domestico o selvatico del nostro territorio che si ammala di tumore al polmoni, visto che non beve, non fuma, e non mangia cibi industriali.
Il combino pre-elettorale prevedeva ancora che tra i relatori qualcuno citasse Pirandello, le varie ere di riscaldamento globale intercorse nella storia fin dai primordi, la necessità del nucleare, e il fallimento dell’eolico…
L’oncologo, che sa bene con quanta omertà l’Ausl serbi i dati epidemiologici di ogni comune, sa bene quanto siano inaffidabili gli organi preposti al controllo delle emissioni, e su questo insegna il ributtante combino tra politici, tecnici e amministratori locali per l’inceneritore di Colleferro, nei pressi di Latina, dove sono stati bruciati rifiuti industriali pericolosi e prodotti dati completamente falsi, per anni, per dimostrare che i valori degli inquinanti erano nella norma totale.
Si tramano teoremi sulla pelle dei prossimi abbonati alla chemio, si progettano al pari del termo combustore i vari ampliamenti dei poli oncologici negli ospedali territoriali, e in questo redditizio business a guadagnarci per aver prestato il fianco sono ovviamente per primi i politici, e quindi tutta quella parte di scienza ed i loro ipocriti sacerdoti che otterranno così fondi per le loro ricerche, poltrone universitarie, e chissà quali altri avanzamenti di carriera, oltre che ottenere mance dalle multinazionali della chemioterapia per l’incremento dei malati da trattare.

Maria Petronio

Immagine da: http://www.medievality.com/images/torture/saw.jpg