Ricevo e pubblico in prima pagina l’articolo che Mario Testi del comitato FerrAriapulita e Roberto Mazzoni del comitato Nord-ovest di Ferrara mi hanno inviato. Si tratta dell’ennesima testimonianza di come l’Italia sia un collage di tragiche fotocopie, con una classe politica allupata e mai sazia di denaro, di potere, di lussi e di privilegi, e di come per queste meschinerie questa classe di mandarini non si fermi davanti a nulla. Contemporaneamente mi arriva un messaggio accorato da Agordo nel Bellunese. Qui, ai piedi delle Dolomiti, gli studenti dell’ultimo anno dell’Itim, l’istituto che forma (?) i futuri periti chimici, hanno come materia di studio l’incenerimento dei rifiuti. Senza bisogno di commenti, riporto in un copia-incolla le parole di un povero ragazzo come riferite dal Gazzettino di Venezia: «Sentir parlare di termovalorizzatore -commenta Carlo Tancon, portavoce della classe Quinta- incute nella gente grande agitazione. Ma se i timori sono giustificabili, d'altro canto sono anche infondati. I rifiuti, visti come tali, non sono altro che una spesa per il presente e una pesante eredità per le generazioni future. Pensare di non termovalorizzare la frazione non riciclabile significa solo nascondere il rifiuto in discarica dove i rifiuti subiscono un processo detto di mineralizzazione con reazioni che continuano anche dopo la chiusura di una discarica, per tempi che raggiungono i
15-20 anni. In genere questi biogas, soprattutto nelle discariche più piccole, vengono semplicemente inviati in torcia e bruciati, senza alcun recupero energetico». Cosa avviene invece con un termovalorizzatore ? «Il rifiuto -spiega Tancon- viene conferito in una vasca di accumulo e spinto all'interno di un forno. Le temperature di combustione, sui 1000-1200°C permettono ai rifiuti di autoinnescarsi e se, per qualche motivo dovessero essere troppo basse, un bruciatore ausiliario (a gasolio o metano) interviene per l'innesco della combustione. A questo punto il calore sviluppato può essere recuperato per la produzione di vapore ad alta pressione atto alla generazione di energia elettrica, ed eventualmente utilizzato in seguito per operazioni di riscaldamento termico. I fumi invece vengono filtrati». Che vantaggi vi sarebbero? «I vantaggi -risponde lo studente- sono un notevole recupero energetico che in discarica andrebbe perduto e la riduzione dei conferimenti alle discariche che quindi vedrebbero notevolmente aumentata la loro vita media». Ma qualche pericoloso composto si formerà pure o no? «L'elevata temperatura -replica Tancon- permette la distruzione di questi pericolosi composti per cui all'interno del forno a temperature di esercizio, questi vengono degradati. Un impianto di termovalorizzazione può essere un valido strumento per il trattamento del rifiuto, purché venga mantenuto nelle migliori condizioni di esercizio e purché venga monitorato in continuo». Letto questo spot, innocente considerando chi lo ha pronunciato ma degno delle più becere televendite, chiunque abbia un minimo di cultura non può non accorgersi delle assurdità che vengono inculcate in quelle menti ancora in formazione. Chiunque abbia un briciolo di pietà, non può non dolersi di come l’ignoranza venga occhiutamente coltivata nei ragazzi. Chiunque abbia un minimo di senso civico non può non rendersi conto che stiamo pericolosamente avvicinandoci ad un punto di non ritorno.
Visto questo, ecco l’articolo di Testi e Mazzoni: «23 Dicembre 2007, ennesima giornata ‘nera’ per l’aria di Ferrara. ‘Scoppi, fuoco, fumo e paura’, ‘Fumo nero e ‘neve plastica’ fuoriescono dal Petrolchimico’, così titolavano i quotidiani locali. ‘Le società chimiche: non ci sono motivi dall’arme per la salute’, negli ultimi 50 anni quante volte ci siamo sentiti ripetere queste rassicurazioni? Fu così anche per l’amianto e il CVM. Il 17 u.s., in occasione della presentazione del suo libro ‘La fabbrica dei veleni’ ascoltiamo sbigottiti le dichiarazioni di Felice Casson, magistrato in prima linea nella lotta ai disastri ambientali di Marghera, che ci annuncia l’esistenza di un patto segreto tra le maggiori multinazionali della chimica per tacitare gli studi del Prof. Maltoni sugli effetti cancerogeni del CVM! Sempre nella stessa serata l’ex magistrato, oggi Senatore della Repubblica Italiana, arriva a concludere che per sua conoscenza diretta, essendosi interessato di verificare il normale funzionamento di svariati Petrolchimici per indagini processuali, è praticamente impossibile stabilire in tempo reale ciò che succede all’interno di uno stabilimento Petrolchimico. Bene, anzi male! Gli oltre 90 sforamenti per le polveri sottili, da inizio anno, l’allarme lanciato dai Pneumologi per l’aumento di patologie respiratorie, le altissime incidenze tumorali cittadine, l’aumento di decessi e malattie cardio-circolatorie, testimoniano inequivocabilmente che l’aria di Ferrara è da tempo malata! Eppure, con pervicace insistenza, nonostante scoppi e rumori assordanti, macabri pennacchi neri che si levano per decine di metri nel cielo, gli enti preposti ai controlli continuano a rassicurarci. Tutto ciò non ci ha mai convinto e meno che mai ci tranquillizza in prospettiva, conoscendo perfettamente quale bussines multimilionario si cela dietro la promozione e realizzazione a pioggia di Centrali Turbogas e mega Inceneritori, con buona pace del nostro contributo (7%) alle fonti rinnovabili in bolletta ENEL. Dopo fatti gravi come quelli emersi nella Centrale a bio-masse di Bando d’Argenta, o nel forlivese dove per lo smaltimento illecito di rifiuti tossici nelle campagne furono coinvolti esponenti degli enti preposti ai controlli ambientali; la sfiducia della gente negli attuali sistemi di controllo è palpabile ed evidente. Ecco perché, nei prossimi mesi, lanceremo in città una ‘campagna autogestita dai cittadini per il controllo della qualità dell’aria’. In stretta collaborazione con il laboratorio per lo studio delle nanopatologie (malattie provocate da micro e nanoparticelle inorganiche penetrate nell’organismo) ‘Nanodiagnostics’ di Modena, doteremo i cittadini ferraresi di sensori idonei ad intrappolare il particolato presente nell’aria che respiriamo quotidianamente. Una successiva analisi dei reperti rivelerà, mediante uno speciale microscopio elettronico, natura ed origine delle nanoparticelle. La zonizzazione dei reperti raccolti in tutta la città, consentirà altresì di avere una mappa precisa delle ricadute degli inquinanti emessi dai maggiori impianti a combustione. Quest’ennesima azione si rende necessaria alla vigilia dell’entrata in funzione della mega Centrale Turbogas e del mega Inceneritore da 150.000 T/anno, e degli ipotizzati 3 impianti a combustione per la produzione di ‘bio-energia’, da barbabietole-olio di palma-colza-biomasse. Ovviamente tutto farcito con il solito ‘ricatto occupazionale’.»
Se il presidente Napolitano, dopo la pigolante e avvilente difesa d’ufficio del nostro paese a seguito dell’ormai famoso articolo pubblicato sul New York Times, ha voglia di commentare anche questo e di trovare una giustificazione, si accomodi. Ormai, da uomini saggi, non ci meraviglieremmo più di nulla.