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I nuovi Zio Tom del XXI secolo

P.S. del 5 agosto: http://www.lastampa.it/2015/08/05/blogs/nanopatologie/i-nuovi-schiavi-il-caso-della-ferriera-di-trieste-u71kBMyeu7AHektJBTTVWM/pagina.html

Forse è opportuno dare una sia pur brevissima occhiata all’indietro per poter vedere quanta e quale strada abbiamo fatto.

Le prime forme di associazione chiaramente assimilabili a sindacati nascono in Gran Bretagna nel 1824 e sono volte a rendere meno insopportabili le condizioni di vita cui sono costretti gli operai dopo quella che si chiama ora Prima Rivoluzione Industriale. Umanizzazione di orari di lavoro e miglioramento delle condizioni ambientali, il tutto legato indissolubilmente alla salute, erano gli obiettivi di quasi due secoli fa.

L’Italia arrivò tardi,

ben dopo Belgio, Austria, Spagna, Francia e Germania, ma tra fine Ottocento e inizio Novecento arrivammo anche noi.

 

Ora?

Tra i mille e mille possibili, prendiamo in considerazione tre esempi d’impiego lavorativo: aeroporto di Fiumicino, ILVA di Taranto e Ferriera di Trieste. In tutti e tre i casi, il primo per un incidente che prima o poi doveva accadere stanti i criteri con cui fu effettivamente costruito ed è gestito l’aeroporto, gli altri due per incancrenita cronicità, i lavoratori sono costretti ad operare in condizioni la cui compatibilità con la salute (ma si potrebbe andare più in là) è quanto meno opinabile.

È molto probabile che a Fiumicino ci si sia fatti beffe dei capitolati di costruzione e pari beffe dei criteri più elementari di gestione, mentre a Taranto e a Trieste si è a mille miglia di distanza non solo dalle leggi ma da ogni possibile, elementare buon senso. Nei tre casi le cosiddette autorità hanno dimostrato tutta la loro inutilità quando non la loro dannosità. E mi fermo qui.

Dal punto di vista tecnologico – e parlo delle due fonderie –  sarebbe più che possibile mettere riparo a situazioni da girone infernale, ma tutto ciò costa quattrini, e ogni giorno che passa il costo lievita e le possibilità di recupero per l’ambiente diventano sempre più campate in aria. Personalmente temo che la sola cosa possibile da fare, forse a Trieste più che a Taranto, altro non sia se non abbattere gl’impianti e costruirne di nuovi con criteri aggiornati, non essendo più possibile appiccicare pezze a pezze, nessuna delle quali di reale utilità al di fuori di un’ipocrita cosmetica ad uso e consumo degli allocchi e di chi ha qualcosa da intascare.

È fin troppo ovvio che i quattrini li debba mettere l’imprenditore, altrimenti, che imprenditore è? Invece, in questo Paese dei Balocchi in cui escono fiumi quotidiani di regole che nessuno è così fesso da rispettare, l’imprenditore limita la sua opera ad incassare. I denari li metterà, come da tradizione, il mitico Pantalone: modi per alleggerirgli le tasche già esauste ce n’è a iosa, non poche addirittura con il suo bovino consenso.

Nel frattempo la giostra deve continuare a girare e a spingerla devono essere gli operai. Ma chi sono gli operai? Sono persone, di fatti pezzi di carne umana, che vendono non solo volontariamente ma con gratitudine la propria salute e quella dei loro figli al sciur padrun da li beli braghi bianchi in cambio della pagnotta che questo lascia benignamente cadere. La transazione è chiara e senza equivoci: tu vendi te stesso e la tua prole e io ti sfamo, senza esagerare, la famiglia. Però tu, in cambio, non mi rompi le scatole perché con il tuo cancro io mi devo comprare uno yacht 10 metri più lungo di quello del mio amico concorrente al cui fianco sto ormeggiato.

Così questo Zio Tom volontario del XXI secolo non solo ringrazia ma difende a spada tratta il suo negriero, minacciando in ogni modo chi possa opporsi a questo stato, per raccapricciante che lo stato sia.

Chissà se questi kamikaze della pagnotta avvelenata si sono mai chiesti quanto sia legittimo che siano anche il barbiere, il ragioniere, la massaia, i bambini che nulla hanno a che vedere con la sua miserabile famiglia, a pagare con la salute, non inverosimilmente con la vita, la presunta e tutt’altro che garantita sopravvivenza alimentare. A spanne, leggendo e sentendo le loro esternazioni, direi di no. Anzi, non credo che un dubbio del genere li abbia mai sfiorati. Direi che la filosofia è: io penso a me e a me basta arrivare a domattina. Gli altri sia arrangino.

Dal mio punto di vista, pur sopraffatto dallo stomaco rivoltato, dall’orrore e dall’umana pietà per questi poveri personaggi, non posso non capirli. Quando stai soffocando, respiri qualunque gas ti arrivi. Poi è il solito, sempiterno, “io speriamo che me la cavo.” Gli atri? Chi sono gli altri?

A questo punto torniamo ai sindacati e, appellandomi all’articolo21 della Costituzione, esprimo tutto il mio sdegno, anzi, il mio ribrezzo nei loro riguardi. Tradendo la loro genetica e, soprattutto, la loro funzione in difesa dei lavoratori, questi baracconi irresponsabili sono diventati i covi di pretoriani più fedeli di quelli che decenni fa erano i nemici, i “padroni”. Nascosti dietro un ditino rachitico e strepitando come insulsi pappagalli di un “diritto al lavoro” questi personaggi senza etica e senza cultura danno licenza al vecchio nemico di lucrare sulle cellule degli schiavi che oggi si comprano a prezzo di saldo e sulle cellule della loro prole (sono, o non sono proletari?) perché i veleni delle fabbriche selvagge passano con il DNA ai figli di chi porta a casa un DNA stravolto.

Io ricordo quando, una decina d’anni fa, discutevo con rappresentanti della CGIL sbattendo loro in faccia questioni come quelle di oggi ampiamente esistenti già allora e questi ridacchiavano e si davano di gomito. In fondo, avevano ragione loro. In un mondo armai non più solo alla deriva ma in cui s’imbarca da mille buchi acqua inquinata, l’importante è restare finché si può a piedi asciutti. Il mio schifo? Ma chi sei tu? Noi del sindacato ridacchiamo, ci diamo di gomito e sfiliamo inchinati a 90 gradi davanti al signor padrone che tanto ci vuol bene. Quei 10 metri di yacht saranno un pochino anche nostri.

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elenavera
9 anni fa

chi è causa del suo mal..
I sindacati oggi sono soltanto contenitori di tessere. Contenitori pieni di tessere e vuoti di ideali. Contenitori di arringhe nelle pubbliche piazze, arringhe tutte uguali. A cui qualcuno crede, purtroppo. Di strada ne abbiamo fatta poca. Chi è causa del suo mal pianga se stesso…..giusto??

RISPOSTA

I lavoratori non vogliono vedere e non vogliono sapere. I sindacati sono i migliori manutengoli della carne pregiata.