Nella Terra dei Fuochi e dintorni non c’ero più andato da qualche anno. Un tempo laggiù avevo tenuto un buon numero di conferenze, avevo incontrato non pochi abitanti e anche qualche “autorità”. Chi seguiva ciò che dicevo e, soprattutto, che mostravo con l’obiettività gelida del microscopio elettronico sbarrava gli occhi e, magari, la notte non dormiva. Poi, a due giorni di distanza, aveva dimenticato perfino di aver sentito un povero vecchio che gridava indicando le foto di porcherie annidate all’interno di cancri o di altre malattie immonde di cui solo gli allarmisti parlano e che solo i maleducati mostrano. Quelle malattie non esistono e, se esistono, è a casa d’altri. Insomma, ancora una volta ero stato inutile. Per qualcuno ero stato fastidiosamente dannoso.
Poi, più di un anno fa, mi si chiese di tenere due conferenze via Skype a Napoli con la promessa, mantenuta, di raccogliere qualche fondo per le nostre ricerche. Purtroppo il turbine degli avvenimenti fece sì che chi aveva raccolto il denaro – poco o tanto che fosse, non saprei dire – si dimenticò di spedirci il “malloppo” e se lo intascò. A nulla valsero le mie richieste: chi ha tempo di andare alla posta?
Avevo deciso che poteva bastare, ma qualche giorno fa ho ceduto e nella Terra dei Fuochi e dintorni sono tornato passandoci con mia moglie tre giorni fra venerdì e domenica e tenendo conferenze, concedendo interviste e incontrando comitati locali e un paio di sindaci, nel caso specifico, splendide persone.
Non so quanto siano cambiate le cose da un tempo. Qualcosa sì. Ora “chi conta” sta riprendendo vigore e sta mettendo in atto un’operazione sociologicamente molto interessante per convincere il mondo che non c’è nulla di più salubre di quanto germoglia su chilometri quadrati dei veleni più diversi e di cui si sa, tutto sommato, poco perché mica ti vengono a dire che cosa ci hanno rovesciato, quanto e dove. Qualcosa sul tema disse il compianto camorrista Carmine Schiavone, qualcosa che assomigliava molto a ciò che avevo detto io per qualche anno, ma poi si liquidò tutto o, almeno, molto, come le fandonie di un delinquente incallito.
L’“informazione” di stato si è rialzata da un knock down ed è arrivata ad affermare che, mangiando i prodotti della zona, ci si disintossica. Sì, avete letto bene: ci si disintossica. Da che non è chiaro. Magari da questa valle di lacrime da cui si potrebbe, vedi mai, dipartire in via accelerata. Il sindaco di Acerra, eroico soldatino che ben si è guardato dal presenziare alla conferenza nella sua città, si è prodigato per ostacolarci relegandoci all’ultimo momento, senza che chi desiderava ascoltarci ne potesse essere informato, dal salone municipale promesso e riportato sui manifesti ad una stanzetta trovata precipitosamente da chi aveva avuto la buona volontà di organizzare l’evento. Spettatori stipati in parte in piedi, proiezione su un muro di un giallo intenso e immagini rigorosamente trapezoidali.
In quel brandello di ciò che resta della Campania Felix non c’è soltanto un sottosuolo di estensione ignota fatto di veleni: c’è uno dei gioielli dell’ingegneria italiota: un inceneritore (“termovalorizzatore”) da 750.000 tonnellate all’anno, chilo più, chilo meno, che arrostisce rifiuti. Ma attenzione: qui l’ingegneria italiota si è espressa in tutto il suo splendore. Qui le leggi della Natura sono state strabattute e dai tre camini esce un’auretta gentile che avrebbe fatto l’invidia dei poeti arcadici. Diossine? Particelle primarie e secondarie? Nossignore: qui la Chimica, la Fisica e la Medicina funzionano in deroga e con il cappello in mano. E pure le piante. Altrove si usano vegetali per succhiare un po’ di veleni dal sottosuolo, veleni che, ovviamente, entrano nei tessuti vegetali. Nella Terra dei Fuochi no: i carciofi, le cime di rapa e ogni altra verdura mangereccia qui assorbono solo sostanze benedette, e se lo dice la TV… E le bufale? Quelle hanno le mammelle gonfie di un latte dove di diossine non c’è traccia. E anche questo lo dice la TV.
Io? Io no: io non ho prove del contrario perché non ho mai avuto la possibilità di analizzare quei prodotti e, dunque, da bravo italiota accetto gl’insegnamenti degli scienziati di regime che mi assicurano che tutto ciò che la scienza ha raccolto da Galileo in poi altro non è se non una colossale bufala, quella sì sprizzante diossine.
La rabbiaCaro Dottoreleggendo i suoi post tocco con mano la rabbia e lo scoramento che li pervadono. E mi accorgo che questi suoi sentimenti sono anche i miei. Vivo in una città, Livorno,dove, 60 anni fa, venivo dai miei nonni, scappando da Milano dove vivevo, per respirare “aria buona” e l’aria era buona davvero. Ora, impianti degeneri e inquinanti hanno trasformato quell’aria buona in un’aria velenosa che ha fatto della nostra città la prima in Italia per incidenza del tumore al polmone. Delle altre malattie non sappiamo la posizione in classifica, ma mi sa che i primati non mancano. Anche… Leggi il resto »