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I compagni di merende

I commenti fuori tema saranno cestinati

Un atteggiamento che mi irrita è quello delle persone che, dopo aver predetto sventure e dopo che le sventure si sono avverate, ti guardano trionfanti e ti dicono: “Io te l’avevo detto.”
Nessun trionfo, allora, da parte mia per qualcosa di sgradevole che vado dicendo, inascoltato, da anni e che sta facendo capolino addirittura nelle cronache mediatiche, di solito più che disponibili a sorvolare su certi argomenti.
Ciò che ho sempre cercato di portare a conoscenza della gente distratta è che in Italia imperversa una masnada di professori universitari sulla cui carriera e sui cui meriti pietà impone di non indagare, pronta a dire e a scrivere le bestialità più grossolane su temi di grande criticità come, ad esempio, quello del trattamento dei rifiuti. Chi ha una conoscenza anche non particolarmente profonda di chimica, di fisica e di tossicologia dovrebbe restare a dir poco perplesso al cospetto di “scienziati” (virgolette d’obbligo) che sostengono l’innocuità dell’incenerimento dell’immondizia in barba ad ogni legge della Natura, che ignorano allegramente il principio di conservazione della massa, l’antico “nulla si crea e nulla si distrugge” dimostrato scientificamente già nel Settecento, che sono rimasti all’alchimia quando ci s’illudeva di poter trasformare un elemento in un altro. Enormità, senz’altro, ma spacciabili con agio come un falsario spaccia una qualunque merce contraffatta vendendola a basso prezzo. Qui il basso prezzo è quello di far leva sulla psiche delle persone che sono immediatamente disposte a dare credito a chiunque le tranquillizzi, a chiunque dica che tutto va bene e chi vuol esser lieto sia. E questo senza che nessuno si prenda la briga di chiedere le credenziali al venditore.
La prostituzione

dei professori non è certo una novità. Andando un po’ indietro negli scaffali delle biblioteche si trovano ancora migliaia di pagine dedicate all’innocuità dell’amianto, delle diossine, del fumo di tabacco, dei cloro-fluoro-carboni, del piombo tetraetile, di additivi e coloranti alimentari, di pesticidi, di farmaci… E potrei continuare per chissà quanto. Tutti veleni poi condannati da fatti che non è stato più possibile nascondere o travestire. Questo, naturalmente, dopo aver preteso la propria quota di morti, di malati, di bambini malformati… Bastano quattro soldi per assoldare qualcuno spendibile come “scienziato” e il gioco è fatto: il cliente, vale a dire l’uomo della strada, mica può mettersi a controllare.
Di fatto, quei professori sono criminali ben peggiori di coloro, molto più rozzi, che ammazzano su commissione. Sono peggiori perché non possono non essere coscienti delle malvagità che compiono usando il principium auctoritatis, l’ipse dixit morto da secoli tra i filosofi ma vivo e vegeto nei cervelli di una maggioranza soverchiante. E in democrazia, qualunque cosa s’intenda con questo termine così svillaneggiato, è la maggioranza che conta.
“L’ha detto il professore…” “L’ho sentito alla TV…” Frasi che circolano comunemente pronunciate in modo ingenuo ma non per questo meno agghiaccianti.
Ora i notiziari ci dicono che nelle reti di una magistratura non sempre attenta ai problemi della salute e dell’ambiente, distratta com’è da veline, fotografie imbarazzanti, delitti che ingolosiscono il voyeur o bisticci mediatici da comari, sono cascati un po’ di quei professori. Magari i loro avvocati saranno capaci di dimostrare al di là di ogni possibile contestazione l’innocenza assoluta dei loro assistiti. Magari si dimostrerà che si era lavorato su documenti fasulli e nessuno poteva saperlo. Magari si dimostrerà che loro dovevano solo controllare che tutti i timbri fossero a al posto giusto. Magari una quantità di reati risulterà prescritta. Magari i processi, se mai si celebreranno, si perpetueranno per omnia saecula saeculorum avvilendo ogni efficacia.
Non importa: adesso almeno a qualcuno che fino ad oggi non si era fatto domande qualche dubbio sorgerà. Qualcuno comincerà a rimettere in moto il cervello e a chiedersi quali saranno le conseguenze di avere un’università lasciata allo sfacelo, troppo spesso nelle mani di somari (chi frequenta certi “dibattiti” sa di che cosa parlo), di figli, di amanti, di clienti e di poco nobili compagni di merende. Qualcuno comincerà a voler sapere se certe esternazioni come quelle del professor Veronesi sono affidabili o non sono, piuttosto, un inchino agli sponsor (http://www.fondazioneveronesi.it/partners.html). Nessuna accusa preconcetta: controlliamo e, chissà, chiamiamo il professore a sostenere un dibattito pubblico in cui esibirà il materiale delle SUE ricerche.
E, già che ci siamo, cominciamo anche a pretendere di sapere che cosa combina l’ARPA, soprattutto dopo le tante, troppe, mancate risposte o le tante, troppe, rassicurazioni che fanno a cazzotti con fisica, chimica e tossicologia.
Dopotutto, chi paga ha diritto di sapere che cosa compera, e dato che a pagare siamo noi, ci si faccia sapere. E, per farci sapere, si cominci immediatamente con l’abrogare quel dettato vergognoso del 1° maggio 2008 che fa degl’inceneritori, delle centrali a biomassa e delle centrali a turbogas impianti su cui, grazie a quell’insulto fatto ai cittadini dal duo Prodi-Berlusconi, è vietato indagare e divulgare, pena qualche anno di galera.
Se le preoccupazioni che io condivido con altri sono immotivate, saremo noi i primi a tirare un sospiro di sollievo. Ma se qualcuno gioca con la salute nostra e, soprattutto, con quella dei nostri figli, non ci può essere pietà su questa terra.

Immagine da: http://www.agoramagazine.it/agora/local/cache-vignettes/L276xH407/Museo_Louvre_Mostra_foto_segnaletiche-b3151.jpg