"I comici in politica non sono mai stati un elemento di modernità, la loro missione è di far ridere. Così finiscono per solleticare, esasperandoli, sentimenti di ribellione sociale che non significano barricate, ma il qualunquismo del disprezzo della politica.”La citazione è tratta dal libro “Saremo moderni?” di Sergio Romano, ex ambasciatore ed ora editorialista. Ora sono certo che l’Autore, sull’onda del suo ragionamento, ci spiegherà che i droghieri debbono fare i droghieri, i chirurghi i chirurghi, i contadini i contadini e così via, all’infinito. Fu anche così che, storicamente, nacque la servitù della gleba. E’ anche così che oggi ci anestetizzano e c’imbavagliano. Ci vorrà spiegare, poi, l’Autore che cosa intenda per politica. Io avevo sempre creduto che questa trovasse la sua ragion d’essere nella conduzione della casa comune e che, almeno in democrazia, a questa conduzione si partecipasse tutti, dai comici ai contadini ai chirurghi, fino, va da sé, agli ex ambasciatori. E invece no: stando al Nostro, la conduzione della casa comune spetta a chi questa attività la fa per professione e chi interferisce non è “moderno”. Ed è anche, per soprammercato, “qualunquista”.
Io non so se il sig. Romano abbia mai osservato con occhio obiettivo a che cosa ci ha portato una concezione così palesemente aberrante, ma le continue malefatte dei nostri politici mestieranti che non vogliono rompiscatole tra i piedi sono sotto gli occhi di tutti. Il mio punto d’osservazione è quello di chi si occupa di ambiente e di salute, e di testimonianze al proposito ne potrei fornire a iosa. Interesse, ignoranza aggravata dalla volontà di non sapere e arroganza stanno alla base della condizione in cui ci siamo lasciati invischiare e da cui pare sempre più difficile uscire, e gli alibi offerti dai maestri di pensiero con esternazioni come quella citata sono armi insidiosissime. Forse qualcuno dovrebbe informare il sig. Romano che, almeno nel campo di mio interesse, noi siamo nelle mani di una manica d’incompetenti (concedendo con generosità che si tratti d’incompetenza e basta) e che, quando non si sa curare l’ambiente, si fa quello che fa il parassita che uccide l’ospite: ci si estingue. Non lo dico io: lo dice la Natura. Oggi, nel nostro paese, i partiti politici, che dal punto di vista giuridico sono associazioni senza responsabilità, sono riusciti ad acquisire un potere ormai travalicato nella licenza, e questo anche tramite un sistema elettorale che, per colpevole pigrizia, ci siamo lasciati imporre. A seconda dell’opportunità del momento quelli fanno, disfano, affermano e negano senza pudore, protagonisti di una farsa tragica. Tanto, chi li rimuove quelli? Basta vedere la posizione di chi fino a ieri si è proclamato a gran voce comunista e, magari, di chi ancora si proclama tale, nei riguardi dei nostri impegni bellici o degl’intrecci con il grande capitale. Chi avrebbe mai immaginato atteggiamenti simili, classificabili più a destra della destra più estrema? Chi avrebbe mai pensato che i Verdi avrebbero di fatto appoggiato operazioni devastanti come la costruzione di inceneritori o di centrali turbogas, pur sapendo perfettamente dei loro effetti sull’ambiente e sulla salute? Eppure queste cose sono accadimento giornaliero e vengono accettate da tutti senza porvi attenzione, come assolutamente normali. Un trombone verboso che spara quattro parole roboanti senza senso, quattro frasi senza memoria, un piccolo slalom per evitare paletti insidiosi e il giochetto riesce sempre. Se c’è da giustificare la costruzione di un inceneritore, si affitta uno “scienziato” e gli si fa dire ex cathedra un po’ di fesserie che varrebbero la bocciatura ad uno studente di liceo e la cosa è fatta: l’ha detto in TV un professore… Se c’è da spiegare al popolo perché non ci si deve ribellare a questo stato di cose, ma è moderno e non qualunquista essere becchi e bastonati, ecco che arriva in soccorso un ex ambasciatore e i nostri politici avranno addirittura a disposizione una bella citazione colta ed aggiornata da sfoggiare in un talk show televisivo. E noi, sempre disponibili a dare il nostro consenso che, peraltro, nessuno si prende più nemmeno la briga di chiedere. Io ho dei figli e, magari tra non molto, avrò dei nipoti. Non voglio consegnare loro un mondo così, inquinato non solo dai fumi degl’inceneritori o da quelli delle automobili, ma anche da politicanti che si prendono gioco del patto sociale da onorare e da “intellettuali” asserviti ad un sistema ormai ad un passo dal muro che sbarra il vicolo cieco entro cui ci siamo ficcati. Non voglio consegnare un mondo in cui ad essere comici siano i politici, anche se ci vuole un senso dell’umorismo un po’ particolare per apprezzarne la comicità.