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Hanno il coraggio di chiamarlo dialogo

Quando si parla di TAV fuori delle zone direttamente interessate, quelle in cui la devastazione sarà per forza di cose più vistosa, l’argomento cade nel più completo disinteresse. Pare che denaro – e tanto – sperperato, ambiente distrutto in modo irrimediabile, salute a rischio non riguardino nessuno tranne quei pochi cui è cascata la tegola in testa.

E così è destino avvenga per tutte le cosiddette Grandi Opere, quelle che piacciono a tutta la classe politica senza distinzione, l’ineffabile Antonio Di Pietro in testa, proprio per i loro costi enormi e perché la loro costruzione durerà decenni, senza, magari, mai vedere una fine. Ma, noi lo sappiamo per esperienza, non è certo il completamento dell’opera ciò che interessa particolarmente. Né la sua utilità.

Perciò v’invito a leggere il libro Grandi Opere di Marco Cedolin, autore dell’articolo che segue e assiduo collaboratore di questo blog, edito da Arianna. Se siete deboli di fegato, però, non leggetelo, perché lì ci troverete dati inoppugnabili che dimostreranno senza possibilità di contestazione come noi non siamo altro che vacche da mungere.

Fuor di argomento, vi comunico tutto il mio orgoglio per l’importanza indubbia cui sto assurgendo. Il sindaco di Canosa (Bari) ha emesso un’ordinanza con la quale vieta l’uso di una piazza per la mia conferenza di domani sera. Nessun problema: la faremo

al coperto. Ricordo che già in passato, nel corso della sua trionfale campagna elettorale per essere rieletto, me ne vietò l’uso per concederlo (stesso giorno, stessa ora) all’onorevole Carlucci (sì, la soubrette di un tempo baciata dal Cavaliere e trasformata in rappresentante del Paese) che intrattenne una folla oceanica sull’indispensabilità degl’inceneritori e l’altrettanto indispensabile incenerimento di chi a questi simpatici mostri si oppone senza riguardo per chi tiene famiglia e, attraverso gl'inceneritoi ("termovalorizzatori") quella famioglia potrebbe mantenerla. Del resto, se dell’argomento può disquisire in TV  l’Oncologo di casta  che di queste cose sa lo zero che mostra con pollice ed indice, perché non potrebbe farlo una mente come quella dell’onorevole summenzionata?

Ma c’è dell’altro. Per la seconda volta il comune di Bari mi fa l’onore di negarmi l’uso di una sala in Comune per una mia conferenza. Subito prima delle elezioni avrebbe avuto l’obbligo di concedermela, ma, si sa, in Italia le leggi sono fatte per i fessi che le rispettano. Si rimedierà anche stavolta e il 3 luglio la conferenza si farà ugualmente. Mi auguro che le autorità baresi siano presenti in forze, così da illuminarci con la loro scienza, annichilendo il nostro becero oscurantismo. Sarebbe bello se ci fossero anche i baresi intesi come cittadini.

Intanto, ecco l’articolo di Marco Cedolin: 

Il giorno dopo la stipula dell’accordo sul “nuovo TAV” in Val di Susa, l’intero circo mediatico ha presentato l’intesa raggiunta come una grande vittoria della linea del dialogo e della condivisione, ottenuta nell’ambito dell’Osservatorio presieduto da Mario Virano, che non ha esitato a proporsi come il precursore di un nuovo metodo di “concertazione” in grado di sbloccare tutte le grandi opere attualmente in fase di stallo a causa dell’opposizione dei cittadini.Il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli si è detto felice perché ha trionfato la linea del dialogo, la presidente della regione Piemonte Mercedes Bresso ha parlato di vittoria delle soluzioni largamente condivise, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha lodato Virano per le sue capacità di dialogo e così ha fatto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

Perfino gli ambientalisti in quota PD di Legambiente, nel cui direttivo siede Antonio Fermentino che insieme a Virano è fra i maggiori artefici dell’accordo, hanno espresso soddisfazione per la firma dell’intesa che “consentirà di realizzare qualcosa di veramente utile condiviso con il territorio”. 

Leggendo i giornali e guardando la TV si sarebbe perciò indotti a pensare che il nuovo TAV sia nato attraverso il confronto ed il dialogo con la popolazione interessata dall’opera, che avrebbe condiviso se non il progetto perlomeno il metodo con il quale lo stesso sarà portato avanti.

Per quanto alla luce delle dichiarazioni possa sembrare singolare, in realtà non è accaduto nulla di tutto ciò e quella che viene celebrata come una vittoria del dialogo e della condivisione è stata solamente una squallida “campagna acquisti” finalizzata ad ottenere l’acquiescenza dei sindaci valsusini, terminata con il loro completo asservimento alla consorteria del cemento e del tondino. 

I cittadini della Valle di Susa nel corso di 2 anni e mezzo non hanno dialogato con nessuno (nemmeno più con i propri sindaci) e non hanno potuto condividere assolutamente nulla, dal momento che sono stati esautorati dalla partecipazione in tutte le sedi all’interno delle quali si è svolta la concertazione.

L’Osservatorio Virano altro non è stato se non un consesso blindato dai cui “cancelli” la popolazione è stata tenuta fuori con l’ausilio delle forze dell’ordine e perfino i quaderni da esso prodotti sono stati per lungo tempo nascosti alla vista dei cittadini.

La linea di condotta degli amministratori è stata decisa nel corso di numerose conferenze dei sindaci, rigorosamente a porte chiuse perfino per i giornalisti e le decisioni sono state prese dai sindaci stessi in maniera unilaterale senza alcuna convocazione dei consigli comunali.

Ferrentino e gli altri amministratori si sono sempre rifiutati di condividere con la popolazione ciò che avrebbero detto a Palazzo Chigi prima di ogni convocazione a Roma al tavolo del governo.

Nessun progetto di grande opera in Italia è stato portato avanti nell’oscuro delle stanze del potere, senza alcuna trasparenza e la minima interfaccia con i cittadini (sistematicamente respinti dalle forze dell’ordine quasi si trattasse di criminali) come accaduto con il nuovo TAV partorito dall’Osservatorio Virano e nonostante questa sia la triste realtà una siffatta operazione indecente viene celebrata come la vittoria della filosofia del dialogo e della condivisione. Dialogo e condivisione con chi, dal momento che si è trattato di un soliloquio ordito nel buio delle stanze blindate? 

Sostenere i Valsusini nella loro battaglia contro un sopruso che toccherà non solo loro ma i loro figli e i figli dei loro figli per generazioni è un dovere morale per tutti. Ed è anche interesse comune, perché quei quattrini, quelli che dovrebbero servire a rendere meno schifose le ferrovie italiane e invece finanzieranno un’idiozia, finiranno dalle tasche nostre a quelle già straripanti di pochi. 

Immagine da: http://www.fdca.it/images/No_tav_2.jpg

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