Grillo e Renzi a nascondino tra le colonne

Uno dei motivi per i quali io dimostro sessantadue anni invece dei sessantatre che la carta d’identità rivela è la mia abitudine inveterata di andarmene a dormire presto.

Ieri sera, sfidando le mie esigenze biologiche, ho fatto mezzanotte. Più di un amico mi aveva segnalato la messa in onda di una trasmissione TV chiamata Quinta Colonna in cui si sarebbe parlato nientemeno che di Grillo, il protagonista neuro-mediatico di questo secondo decennio del secolo.

Come rinunciare ad una ghiottoneria del genere?

E, allora, eccomi in posizione di teleutente sul vecchio divano davanti allo schermo della scatola magica.

Per un po’ si parla di Matteo Renzi. “Forse sarà l’antipasto,” penso.

Gl’inviati di Rete 4 nelle piazze intervistano la mitica “gente”, quell’entità a metà strada tra il concreto e l’astratto di cui i politici parlano con rispetto fino all’ammirazione ma di cui non frega niente a nessuno. I discorsi sono quelli che echeggiano nei locali di mescita pubblica: logorree ripetitive immacolate di beceri luoghi comuni mai inquinate da pensieri che facciano capolino da quel livello che gli anglofoni chiamano “a radici d’erba”. Il tutto in un pittoresco clamore da Vucciria.

Così il conduttore interrompe spesso le logiche delle elucubrazioni dalle piazze per far posto a quelle dello studio. Anche qui, come da tradizione televisiva, tutti gridano e non si capisce un accidente. In fondo, meglio così.

Arriva anche Grillo. Non in studio, naturalmente, perché lui non rischia che qualcuno gli faccia domande scabrose o che lui non capisce: solo in filmato. Si mostrano testimonianze in cui il nostro Futuro (vista la maiuscola?) strepita con coerenza le solite ipocrisie stellate dai palchi, se ne documenta l’approdo in Sicilia dopo una politicamente pregnante e certo ardita traversata pinnata dello Stretto (ah, la nuotata di Mao del ’66! E dov’è Mussolini che trebbia a torso nudo?), gli si strappa una preziosa, illuminante intervista in cui lui imbratta d’insulti un malcapitato giornalista facendolo del tutto gratuitamente (qui sta lo scoop), si arriva perfino a suonare al campanello di casa sua e a farsi rispondere al citofono da una liberta che gracchia di non poter rispondere. Pregevole anche il cammeo di un grillino che afferma di non poter rispondere ad una certa domanda perché su quell’argomento (non ricordo quale, ma non fa nulla) non ha ricevuto ordini. Ma il culmine è l’intervista a chi Grillo l’ha conosciuto di persona tanto tempo fa e da lì la rivelazione di un passato di venditore di jeans. Roba da restare storditi!

Occasionalmente rientrava nel video Renzi e il risultato del miscuglio con Grillo faceva tanto nouvelle cuisine: spaghetti aglio, aceto e Nutella o tortellini con ripieno di sughero in brodo di Coca Cola invecchiata in grotta. Quiz: che ci azzeccano i due? Risposta: sono il nostro futuro. Reazione: vado a fare l’anacoreta su un baobab in Africa Centrale.

Come sempre quando c’è di mezzo il divino Beppe, di fatti non si è parlato. La porcata del microscopio, così imbarazzante per tutti i partiti perché tutti mangiano a quattro palmenti alla tavola degl’inceneritori di cui Grillo è il più efficace difensore, è stata diligentemente ignorata. Del resto, l’informazione italiota è rigorosamente selezionata per non turbare il gregge.

Tra gl’inviatati, forse solo uno ha davvero conosciuto Grillo, mentre gli altri si sono magari accontentati di vederlo da lontano o, almeno in un caso, di fargli da lacchè. L’allenatore di Renzi, invece, anche lui in studio, di Grillo non sapeva nulla.

In definitiva, ore di sonno perdute per una trasmissione che sarebbe stato difficile confezionare peggio: un brodo allungatissimo per far da contenitore alla pubblicità, il vuoto pressoché totale di contenuti significativi, decine di minuti dedicati a risse tra gli ospiti di cui fortunatamente non si capiva una parola (Sgarbi avrebbe fatto più spettacolo), l’esibizione imbarazzante di un tale Angelo Storari, paziente su cui l’anestesia di Casaleggio ha conseguito risultati esemplari e che un tempo ebbi la sventura di conoscere, la solita saccenza del giornalino Il Fatto Quotidiano nell’occasione rappresentata da tale Andrea Scanzi che, a mio modestissimo parere, potrebbe vantaggiosamente traslocare uno dei suoi numerosi anelli, magari quello del pollice, al naso…

Che belli i tempi di Rete 4 con Emilio Fede! Almeno il divertimento era sicuro. Invece qui, che palle!