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giovani scienziati alle prese col futuro

Quando si va per gli ottantadue anni, forse è difficile pensare al futuro.

Qualche giorno fa, un trio di scienziati composto dal conte Cini, da Marco Tronchetti Provera e dal professor Umberto Veronesi (non è un remake di “Amici Miei”: è proprio vero) ha dato una ghiotta anticipazione sulla 'World Conference on the Future of Science', che si terrà a Venezia nel settembre prossimo: si parlerà di nucleare (http://notizie.alice.it/notizie/search/index.html?filter=foglia&nsid=12687567&mod=foglia). E che cosa ci ha detto l’ineffabile professor Umberto? che l’atomo è quello che ci vuole per il nostro Paese sempre più assatanato di energia. “Dieci centrali!” ha sentenziato. “Ma come? – il pover’uomo della strada potrebbe chiedersi, – ma se il Professore diceva che ci voleva il carbone, quello dell’Inghilterra di Dickens, quello dell’Enel, quello che arriva lindo dalla Cina…” “Eh, cari miei: abbandoniamo i combustibili fossili – continua saggiamente lo scienziato – perché ormai sappiamo con certezza che molti prodotti della loro combustione causano il cancro e altre malattie (http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/veronesi-rubbia/veronesi-rubbia.html).” “Ma se fino a qualche settimana fa il Professore diceva che i cancri da inquinamento sono pochini pochini, l’1%…” si chiederebbe ancora il pover’uomo di prima. Ma il Professore, nell’occasione addirittura sorvolando sul diabolico basilico e sulla subdola polenta di cui per primo scorse la cancerogenicità, ha ben altro da fare che perder tempo a pensare a che cosa ha detto ieri e a che cosa sta dicendo oggi. “Qui bisogna agire: bisogna conservare l’ecosistema, bisogna lottare contro la fame, ci vuole l’acqua, ci vuole il cibo, ci sono i bambini che muoiono…” Che cosa c’entrino le centrali nucleari con tutto questo, non è dato sapere, ma la logica del professor Veronesi è cosa da intenditori.

A me è venuta in mente una vecchia pubblicità di un assorbente igienico che dichiarava: con Tampax puoi andare a cavallo. Magari, a quei tempi, qualche signora se l’è comprato quell’assorbente, aspettandosi di diventare proprietaria di un purosangue o di trasformarsi in un’amazzone provetta. E magari il Professore, ascoltando affascinato se stesso, è veramente convinto che con le centrali nucleari il mondo si rimetta a posto, che da queste cornucopie, per un miracolo, escano aria pulita, cibo e acqua per tutti e balzino fuori bambini bianchi e rossi come delle meline. Ma forse il trio ha dimenticato di fare mente locale sul noioso problemino delle scorie. Se le porteranno a casa per giocarci con i nipotini? Forse, poi, i tre amici non hanno pensato che l’uranio è un metallo che si estrae da un minerale e questo, da buon minerale, non si rinnova: finito quello, non ce n’è più e, ahimé, l’uranio utilizzabile per scopi nucleari è scarsino e farà presto a finire. Così, dato fondo a questo uranio, dovremo per forza smantellare le centrali che al solito Pantalone erano costate un occhio della testa e i costi per questo smantellamento saranno enormi. Basta pensare ai quattro miliardi di Euro che abbiamo pagato per smontare le pochissime centrali esistenti in Italia prima del referendum. E senza pensare a quelle benedette scorie che non risulta puliscano l’ambiente e guariscano i bambini, mentre risulta che non sappiamo dove ficcarcele. Comunque, nessun problema: tra appena quattro miliardi e mezzo di anni la loro radioattività sarà dimezzata: non ci vuole fretta. Forse, ancora, il trio non è stato informato che negli Stati Uniti il Presidente Bush ha proposto ai suoi imprenditori di allestire delle centrali nucleari – a loro cura e spese, va da sé, perché laggiù gl’imprenditori lavorano con i soldi propri – e, chissà perché, non ha trovato un cane che accettasse d’imbarcarsi in un’avventura così smaccatamente suicida. Forse al nostro professor Umberto, patrimonio dell’italica cultura fatta di salotti televisivi, non hanno detto che prelevare energia dall’interno del sistema cui si vuole attribuire quell’energia, di qualunque sistema ed energia si tratti, è un po’ ingenuo e non si regge dal punto di vista scientifico, perché quell’energia è destinata inesorabilmente ad esaurirsi. Purtroppo, e adesso mi rivolgo a Lei, esimio Professore, pare proprio che l’unica possibilità che abbiamo, almeno dal punto di vista della scienza non distorta da interferenze e senza un occhio sulla pagina del Sole 24 Ore con le quotazioni azionarie, sia quella di ricorrere ad una fonte esterna al sistema, e questa fonte, ahimé, per noi terrestri è soltanto il Sole. Lo so: questo fa un po’ New Age e il Suo cervello, Dio lo riposi, è affaccendato in tutt’altre faccende, però la scienza è fatta così: a volte è fin troppo semplice e anche irritante. E mi rendo pure conto che l’energia solare che ci arriva è tanta, un miliardo di volte o giù di lì superiore a quella che usiamo oggi sul pianeta, e purtroppo è gratis ed è disponibile per tutti. Lucrarci, come è prassi, da furbetti del quartierino può diventare complicato, ma non c’è da disperare: qualcuno al posto giusto s’inventerà qualche geniale escamotage e i soldi s’incanaleranno nei soliti solchi per arrivare nelle solite tasche, comprese quelle di chi ha come clienti i cari (in ogni senso) malati da inquinamento. Intanto, prima che qualcuno se ne accorga e si metta a strepitare, meglio usare i denari sfilati dalle tasche ormai sempre più sgonfie del popolo bue non per incentivare la ricerca sul come intrappolare tutto questo fastidioso ben di Dio, ma per estrarre fino all’ultima briciola il “tesoretto” di questa Terra. E al diavolo se questo finirà presto. A ottantuno anni suonati… Da ultimo, illustre Professore, mi conforta il fatto che Lei, ben spalleggiato dall’autorevole Tronchetti e con la benedizione del Conte, abbia tuonato contro la cattiva ricerca e la disinformazione…Qui, nulla da dire: siamo di fronte ad un vero guru.