Nell’italico scaffale dei rompiscatole ci stanno coloro che, per motivi che l’italiano medio non capisce né apprezza, non sono disponibili a farsi mettere i piedi in testa.
La cosa buffa è che noi, vittime di una sorta di Sindrome di Stoccolma, dopo aver preso un po’ di botte passiamo automaticamente dalla parte di chi quelle botte ce le impartisce e guardiamo con insofferenza chi, invece, non si rassegna allegramente a quello che viene gabellato per destino. Non c’è niente da fare: è così dalla decadenza dell’Impero Romano e il nostro DNA è ormai irreversibilmente modificato.
Ieri, dopo aver partecipato ad un congresso sulla nuova alimentazione , ho preso il treno alla Stazione Centrale di Milano per tornare a casa a Modena.
Già all’andata c’era stato qualche problema: la carrozza 5 in cui il mio posto risultava prenotato era misteriosamente scomparsa (dalla 4 si passava alla 6), i gabinetti erano in condizioni indecenti (ma esistevano, al contrario di quanto era la condizione sul treno che avevo preso la settimana scorsa per Roma), l’arrivo è avvenuto in ritardo… Tutto italicamente normale, insomma.
Una situazione simile avrebbe scatenato un putiferio ad altre latitudini, ma la reazione comune dei miei compagni di viaggio è stata di contenuta ilarità.
Al ritorno da Milano, il mio treno era dato in partenza ritardata di 40 minuti dal marciapiede 14. Invece, il marciapiede era il 15 e il ritardo (ma perché il ritardo se il treno nasceva a Milano ed era fermo sul binario?) era di “soli” 15 minuti.
Essendo arrivato con un certo anticipo, ho avuto agio di notare centinaia (non esagero certo) di persone che si aggiravano nel chiuso della stazione con la loro brava sigaretta in bocca. Addirittura qualcuno stava languidamente appoggiato, sorretto da una colonna che reggeva pure un vistoso cartello relativo al divieto di fumo, estremi della legge e relative sanzioni comprese. Carabinieri e poliziotti passeggiavano graziosamente chiacchierando tra loro in quella che per loro era la normalità.
Quando ho visto un crocchio di poliziotti che si godevano vistosamente la voluttà della Nicotiniana tabacum seccata, incartata e combusta osservati con un po’ di sgomento da un gruppo di turisti – credo – giapponesi, ho pensato di recarmi alla stazione di Polizia per chiedere ragguagli sul fatto. Così, per curiosità.
“Che cosa vuole: se ci dovessimo mettere a far rispettare la legge…” è quanto mi ha risposto il poliziotto di guardia mentre gli facevo notare un addetto di Trenitalia che fumava a cinque metri da noi.
Già: se ci dovessimo mettere a far rispettare la legge… Se ci dovessimo mettere a far rispettare la legge quei poliziotti avrebbero cambiato mestiere, nessun parlamentare siederebbe dove siede, presidente della repubblica per nulla escluso, l’ARPA sarebbe chiusa da un pezzo e i suoi dirigenti starebbero rispondendo alle domande dei magistrati, gl’inceneritori non esisterebbero perché la famigerata legge CIP6 non sarebbe venuta in mente a nessuno, la costruzione d’impianti inquinanti sarebbe sottoposta al vaglio preventivo della popolazione, i responsabili della situazione campana (e non solo) sarebbero da tempo a mangiare arance in qualche penitenziario…
E, invece, l’italiano è tollerante: fate tranquillamente i comodi vostri. Io faccio finta di niente. Se, magari, saltasse fuori un posticino per mio cognato che ha tanto bisogno…
Ripensandoci, mi è andata bene. L’anno scorso pescai un poliziotto che fumava alla Stazione Termini di Roma. Gli chiesi perché lo facesse se lì era vietato e lui mi portò all’ufficio di Polizia dove venni identificato e, chissà, catalogato tra i rompiscatole.
Ma sì: fumiamoci sopra!
Immagine da: http://crazy-frankenstein.com/pictures-files/crazy-faces-pictures/old-smoker.jpg