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Addio, Massimiliano
di Antonietta M. Gatti
Ieri è morto Massimiliano un bambino di Forlì a cui non è stata data la possibilità di avere un futuro. E’ morto all’età di 11 anni per una rara forma tumorale, un rabdomiosarcoma cresciuto fra la vescica e la prostata. Dopo anni di sofferenza, che non dovrebbero toccare i bambini, se ne è andato col suo carico di metalli pesanti dentro il corpo.
Avevo analizzato i campioni bioptici del bambino e avevo trovato metalli anche in forma molto sottile: nanoparticelle.
A parte una particella di Oro e Argento, la cosa più sconvolgente è l’aver trovato nanoparticelle di Tungsteno e/o carburo di Tungsteno. Ora uno si chiede come sia possibile l’ingresso di queste polveri nel corpo di un bambino. Non è un metalmeccanico che lavora in fabbrica. L’unica sua colpa è di aver vissuto in una casa costruita fra due inceneritori : uno di rifiuti urbani ed uno di rifiuti ospedalieri. L’aria, ma pure il cibo dell’orto, non sono dei migliori da quelle parti. Se n’è andato ed io, pur sapendo, non sono stata in grado di fare niente.
Nei miei studi avevo già indotto nei topi lo stesso tipo di cancro semplicemente impiantando nei loro muscoli nanoparticelle (una pratica che cerco di evitare sempre, ma quella volta non si poteva fare altrimenti). Tutti quelli che avevano ricevuto nanoparticelle metalliche si erano ammalati di rabdomiosarcoma. Quindi la correlazione fra un inquinamento ambientale molto particolare e la stessa patologia a mio parere è dimostrato.
Purtroppo non solo queste evidenze non devono essere dette: questi studi non vanno addirittura fatti.
Il 30 Giugno scorso l’avv. Bortolani, presidente della ONLUS, proprietaria legale del microscopio comprato grazie alla sottoscrizione lanciata da Beppe Grillo per studiare le nanopatologie, ha deciso di donare l’apparecchio all’Università di Urbino. La suddetta non ha mai acconsentito a farci entrare nel Consiglio di Amministrazione della ONLUS per la gestione trasparente economica e scientifica dello stesso, con la scusa che questa è una ONLUS famigliare che si occupa solo di delinquenti o presunti tali condannati per i loro reati alla pena di morte in America. I bambini si ammalino pure o muoiano: non interessano.
Ora, senza neanche informarci, la suddetta decide di donare il microscopio per altre finalità all’Università di Urbino con la clausola che noi lo possiamo usare “almeno” un giorno alla settimana. E’ ovvio che, abitando a Modena, la cosa non risulta facile non solo per me, ma soprattutto per i tesisti che lavorano con il microscopio. Con un lavoro “almeno” 1 giorno alla settimana questi rischiano di laurearsi fra 10 anni. Per non parlare del Progetto Europeo che io coordino che è ancora in corso.
Sono andata all’Università di Urbino dando la mia disponibilità a trasferirmi presso la loro sede. M i hanno risposto che tecnicamente è possibile, ma inattuabile.
Ho poi verificato che, così come hanno impostato le cose, ricerche su tessuti patologici non sono tecnicamente possibili. Dal momento che poi non ci sono scienziati esperti della materia (le nanopatologie sono una disciplina che è il risultato di un progetto europeo che io coordinavo), il microscopio servirà per altre finalità, non per quelle per cui era stato donato.
La motivazione addotta dall’avv. Bortolani per tale azione rasenta la diffamazione nei miei confronti e si può facilmente dimostrare che si tratta di bugie. Io ho lavori scientifici sulle nanopatologie e pure sulla nanotossicologia scritti anche con scienziati stranieri, non solo, ma io non sono affatto pagata per questa attività che svolgo part time pur di continuare gli studi sulle nanopatologie. Anche con la chiusura delle attività imposta dall’avv. Bortolani, però, non si pensi di imbavagliarmi: io continuerò ad andare in tribunale per difendere gli interessi di chi è vittima di persone perverse che compiono atti perversi sull’ambiente e su di loro, e lo farò con le analisi già eseguite. La famiglia di Massimiliano sa che può contare sul mio aiuto e, come loro, tanti altri. Ho già informato il Ministro della Difesa
che non farò più alcuna analisi sui soldati perché mi sarà impossibile. La legge che recentemente è stata promulgata compensa chi si è ammalato per esposizioni di nanoparticolato bellico, che io ho dimostrato essere presente nei tessuti.
In questa situazione dichiaro che non sarà più possibile analizzare i tessuti di nessuno e che le nanopatologie sono morte.
Chiedo solo che i miei ragazzi riescano a finire le loro tesi.
Auguro all’Avv. Bortolani di non essere disturbata dal rimorso.
Dal Vangelo di S. Matteo
Il tradimento di Giuda
Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.
Morte di Giuda
Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.
Fine
di Stefano Montanari
Davanti alla morte di un bambino c’è tanto che passa in second’ordine.
Però, in un certo senso, quel bambino è stato fortunato: ha conosciuto sulla sua carne la crudeltà del destino ma non nella sua anima quella degli uomini contro gli altri uomini. Non ha conosciuto l’ingordigia, l’invidia, la menzogna eretta a sistema, l’ipocrisia. Massimiliano non sa che è morto proprio per ciò che non ha conosciuto.
Non ho più voglia di scrivere. Non ho più voglia di parlare. E allora chiudo.
In fondo, ripensandoci, questi pochi anni di colloqui sono stati belli e anche fruttuosi, fruttuosi come lo sono tutti gli scambi di idee in cui ognuno diventa più ricco dell’idea altrui.
In questi pochi anni ho imparato più di quanto non mi sia stato dato d’imparare in tutto il tempo che questi anni ha preceduto. Ho imparato a conoscere persone davvero grandi, dove grande non ha nulla a che spartire con l’aggettivo appariscente o con l’aggettivo potente, e ho toccato con mano la miseria umana ricavandone tanto dolorosi quanto preziosi insegnamenti. E tra i rappresentati della miseria umana un posto d’onore lo merita qualcuno che, facendo dell’ipocrisia un’arma micidiale, aveva carpito la mia fiducia atteggiandosi a ciò che non è e che non potrà mai essere, perché l’onestà o ce l’hai nel sangue, magari trasmessa dall’esempio dei genitori, o sarà solo un trucco di scena che ti appiccichi addosso per succhiare impunemente la linfa dal tuo prossimo come il parassita che sei. Adesso, sempre protetti dalla loro armatura, questi personaggi hanno decretato un’altra morte. Sono certo che esista di peggio, ma il girone in cui ho passeggiato ultimamente è stato più che sufficiente.
Per volontà di questi che zoologicamente restano pur sempre uomini il microscopio che ci siamo sudati finirà altrove e non ci sarà più il pericolo che noi possiamo interferire con le immondizie, qualsiasi senso si dia alla parola.
A voi che ci avete creduto era stato detto in mille modi che quel coso misterioso doveva servire per riparare un torto, che la dottoressa Gatti sarebbe stata l’unica a poterne decidere uso e sorte, che la ricerca non poteva essere imbavagliata … Tutto detto, tutto scritto e tutto firmato.
Le cose, però, non stavano così. Io non potevo saperlo, altrimenti non mi sarei mai prestato ad essere protagonista di questa ripugnante palliata, non mi sarei mai massacrato per un anno a fare un quarto d’ora di spettacolo nei palasport e a tenere una conferenza di tre o quattro ore ogni giorno e mezzo o giù di lì, sempre pagandomi le spese, sempre dormendo se e quando e dove potevo, sempre portando a casa un sacchettino di monetine che giravo giulivo ed incosciente dove credevo che sarebbero dovute finire. E non mi sarei certo massacrato per servire su di un vassoio d’argento uno strumento a chi non ha mosso un dito per guadagnarselo, a chi non ha avuto nemmeno il coraggio dell'onestà di dirmi che da mesi si stava trattando per spartirsi ciò che lui sapeva che era mio, e a chi non potrà usarlo per i fini dichiarati quando si sollecitava il soldino semplicemente perché non ne ha le possibilità tecniche. Né a voi che avete messo il soldino né a me che il vostro soldino l’ho implorato e l'ho sudato le cose sono andate come vi avevano giurato. Come mi avevano giurato.
E adesso? Adesso non ci resta gran che da fare se non fidare su un'impennata d'orgoglio dell'Università di Urbino che rifiuti una transazione così vergognosa o, se l'impennata non ci fosse e prevalessero altri interessi, non potremo che fidare sull’operato di un giudice che deciderà se c’è chi possa legalmente indire una sottoscrizione pubblica per un fine e poi, messosi in saccoccia quel denaro, fare tutt’altro. Se la cosa sarà giudicata legalmente possibile, significherà che il mondo è davvero dei furbi e che chiunque furbo non sia deve finire in pasto a loro. Avrò saputo che quella è la legge. Un’altra lezione.
Io mi rendo conto ora, ma già me ne stavo accorgendo, che avere in testa l’idea di fare del bene al prossimo è una sciocchezza, una stravaganza. Anzi, è una forma condannabile di superbia. Se benefichi qualcuno significa che te ne senti in qualche modo superiore e allora devi essere punito. E puniti siamo stati.
Però io il vizio non lo perdo del tutto. A sessant’anni non si cambia più. Almeno, non tanto. E allora, senza nulla da perdere, mi batterò fino in fondo perché il microscopio non lasci l’unico posto che moralmente gli compete e, se perderò questa battaglia – cosa possibile ma di cui sento di poter dubitare – comincerò subito a prepararne un’altra. E poi un’altra e un’altra ancora finché non avrò vinto la guerra. Perché non ci sono dubbi: alla fine vincerò io. Sarà una vittoria amara anche per me, perché arriverà tardi. E arriverà tardi anche per chi ora crede di combattere me ma combatte se stesso e i suoi figli.
Nel frattempo chiudo questo blog perché ho bisogno di un periodo sabbatico. Poi, più avanti, chissà, forse mi tornerà la voglia e verrò di nuovo a chiedere di colloquiare con voi. Ora, no.
Più avanti.
Più avanti, se il microscopio dovesse davvero finire altrove, e se, non so come, dovesse arrivare un altro apparecchio e noi potessimo dare continuità alle nostre ricerche, non sarò così ingenuo da lasciarlo per la terza volta in mani altrui, e questo porterà inciso il mio nome. Si sappia. Lo sappia chiunque è disponibile a mettere un Euro nel piattino: quell’Euro è per un apparecchio che serve a tutti ma che io non mollerò. E, se dovesse arrivare un altro apparecchio, si sappia pure che la cuccagna è finita: che io non presterò più consulenze gratuite come sto facendo anche ora, che io non farò più analisi pagando di tasca mia per chi ha “tanto bisogno”, che io non farò più conferenze pagandomi perfino le spese di viaggio e soggiorno perché in qualche paese sperduto si vive in una camera a gas, che anche gli amici pagheranno il dovuto. Che non è poco. L’ho fatto: ho avuto la sventatezza di fare il prodigo e mi sono rovinato e mi sono pure tirato addosso il fango repellente dei mascalzoni di turno, quelli che ora si stanno sfregando le mani convinti di avere vinto. E invece oggi la sconfitta è soprattutto loro, perché di ogni sofferenza in più che si sarebbe potuta evitare loro sono i responsabili. La loro pena è essere ciò che sono.
Per ora, basta. Chiudo qui.
Questo blog resterà aperto solo per le comunicazioni di calendario relative a conferenze o a interviste. Ogni possibilità d’ingresso sarà chiusa e i poveri infelici che sono costretti dal marciume che li avvelena a commettere porcherie vergognandosi perfino del loro nome vadano a versare la loro immondizia dove troveranno ospitalità.
Se un giorno ne avrò voglia, ricomincerò. Oggi, no.