ArchivioBlog

EVELINA FOR PRESIDENT?

C’è un grande progetto. O, a dire il vero, c’era un grande progetto: in questo momento storico in cui le poderose ideologie del secolo scorso sono morte per sfinimento, è il pragmatismo che deve guidarci. Naufragato, almeno moralmente, nei gorghi di un’eterna Scilla e Cariddi contro i miseri scogli dei fatti o, meglio, dei misfatti, il pizzicagnolesco governo Prodi – quello di Bersani, tanto per dare un punto di riferimento ai posteri – caritatevolmente sopravvissuto a se stesso solo perché i nostri membri del parlamento, moltissimi dei quali campicchiano notoriamente sotto la soglia di povertà, devono raggiungere arrancando il giorno fatidico in cui li scaricheranno dall’auto blu e scatterà la pensioncina, e nessuno se la sente di avviarli ad una vecchiaia di mezzi guanti e di braci nel pagliericcio, ecco che si prepara la rinascita. Silvio, l’uomo della provvidenza, oggi con il cuore ancora caldo dei trionfi rossoneri e del travaso di una borsa d’acqua calda (un attentato?), aveva disegnato il domani dell’Italia e, per mettere in opera il salvataggio dello Stivale bucato, aveva attinto al giacimento di fosforo che si nasconde nelle viscere del suo sconfinato cervello. Perbacco: le viscere del cervello? Stiamo parlando del divino Silvio, non dimentichiamolo. Insomma, il piano si materializza inizialmente nelle materialissime forme di tale Elena Russo che sarebbe dovuta essere una sorta di cavallo di Troia (quattro in condotta là in fondo a chi ridacchia!) per la riscossa dell’armata di Arcore. La signorina Russo non è forse nota ai politologi ma, a quanto parrebbe, lo è ai politici. A qualcuno di loro, comunque. Magari uno solo. Però, per il disegno,

per far pendere la bilancia dalla parte giusta, anche uno solo conta. Si sa: in politica ci sono quelle che vengono chiamate Eminenze Grigie, capostipite delle quali, almeno per quanto riguarda la definizione, fu un fraticello, tale François Leclerc du Tremblay, frate Giuseppe per i cappuccini, che era il consigliere del cardinale Richelieu. E se Richelieu si faceva guidare da un fraticello, qualcuno che conta in questa nave senza nocchiero in gran tempesta (chi?) può ben far tenere le sue briglie ad un’interprete di “Baciami piccina”. Il film io non l’ho visto, ma la signorina che imperversa su Internet sì e, mi sento di garantire, rispetto al fraticello… Insomma, si costruisce il cavallo (parlo metaforicamente) ma la cosa non funziona come dovrebbe. Perché? Non è dato sapere. Il fatto è che la mossa non riesce. Così, l’Italia, ignara della perdita, deve fare a meno di Elena. Ma il Divino estrae un’altra carta dal pozzo di San Patrizio della sua manica: Evelina Manna. Politicamente parlando, un gran pezzo di fraticello anche lei, o di cavalla di Troia, se preferite. E poi, anche a lei, come a Silvio, non manca la scuola pragmatica. In una folgorante intervista concessa a Cesare Lanza  reperibile all’indirizzo http://www.lamescolanza.com/INTERVISTE0205/0205/evelina_manna.htm, Evelina – nata sotto il segno del cancro, sottolinea l’attento notista che va dritto all’essenziale – si esprime: “Tante chiacchiere, e poi basta un bel culo…” E lei è donna di poche parole. In un fiat, si appronta Evelina (nel suo curriculum c’è addirittura un’apparizione nello sceneggiato “Padre Pio” e, dunque, lei con i fraticelli c’inzuppa, come si dice a Firenze), Evelina, cara pure lei, sempre a quanto parrebbe, ad un senatore (chi?) che, scoperti i suoi talenti, l’ha presa a benvolere e che, per un suo nitrito, per una sua tirata di briglia o per una di lei benedizione, a seconda del ruolo occasionale, è disponibile a varcare le linee e a passare nei ranghi dell’esercito berlusconico. Del resto, si sa, morte le grandi ideologie… E come si fa a sollecitare questo nitrito, questa tirata o questa benedizione? Bisogna infilare la signorina nella scatola che racchiude il magico tubo catodico, quella scatola miracolosa che ha trasformato d’incanto una torma d’intrattenitori in rappresentanti del popolo italiano o ha fatto loro acquisire cariche pubbliche. Ma, l’abbiamo detto, morte le grandi ideologie… È così che dal prefisso 039, dal quasi onnipotente telefono di Arcore parte una chiamata all’amico Agostino (Saccà) (Raifiction) che scatta sull’attenti. “Se con Elena non c’è stato niente da fare, Evelina va sistemata. Io sono in piena campagna acquisti e…” Niente d’insolito. Senonché qualche ignobile ficcanaso intercetta PRODItoriamente la telefonata e, da innocente e italianissima che era, la demonizza pubblicamente. Attentato? Attentato. A questo punto, chi può permettersi di non essere d’accordo con Silvio? Siamo un paese in cui non c’è più libertà. Se non puoi più nemmeno fare porcherie, allora siamo proprio alla frutta! Inutile fare dell’ipocrisia: in RAI si entra solo se ti prostituisci o se sei di sinistra! Parola del Dottore. Ecco: Silvio è stanco della prostituzione televisiva (a quanto parrebbe bipartisan, perché davanti a certe cose bisogna essere equanimi) ed è altrettanto stanco di questa dittatura mica troppo occulta della sinistra (sinistra solo di nome, comunque, viste le alleanze personali del PD). Lui, il Dottore, il Cavaliere, il Presidente per antonomasia, vuole togliere queste povere donne dalla strada, dall’ingiustizia e vuole raddrizzare la baracca. E per raddrizzarla, morte le grandi ideologie, ci vogliono gli uomini, uomini onesti, signori miei, uomini che sanno come ci si raddrizza, uomini che sono capaci di fare un crudo esame di coscienza e di capire quando c’è una ragione forte per passare di là, tra quelle che sono le Forze del Bene. Mi raccomando: Bene con la b. Insomma: le sorti dell'Italia nascoste nel ventre di una cavalla come quando fu presa Troia. E invece, per un nonnulla, per colpa di un voyeur delle telecomunicazioni… Sia come sia, noi italiani abbiamo buttato alle ortiche una grande occasione: adesso il senatore con la valigia (chi sarà mai?) se ne starà ben acquattato al calduccio di Prodi e di Veltroni che, nella capannuccia del presepio politico, con il loro fiato ancora calduccio ne fanno, e ne faranno sempre, in un modo o nell’altro. Chi lascia la via vecchia per la nuova… Ma il piano è andato ormai definitivamente a gambe all’aria. Appunto. Dispiace per le due ragazze, magari ignare di tutto o, almeno, di certi risvolti del progetto che le coinvolgeva, sicure come certamente erano che il mondo debba funzionare così. Le hanno usate e le hanno sbattute in prima pagina, ma tanto per provare a consolarle, sappiano che hanno spalancato davanti a loro un futuro radioso come è accaduto per l’assai meno politicizzata signorina Gregoraci, per il signor Corona e per altri fulgidi personaggi che, in un modo o nell’altro, sono inopinatamente balzati agli onori della cronachetta della parrochietta dell’Italietta dell’era sfascista. Buon Natale a tutti.