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Eravamo quattro amici al bar

Di 28 Novembre 2017 10 commenti

Cominciamo dalla fine.

Terminata la vendita tipo tegami (chiedo venia: la conferenza), due persone mi si sono avvicinate dicendomi: “Se il livello è questo, qualunque genitore appena appena informato farà polpette di questa gente.”

E ora, l’inizio. Con la pompa abituale il regime si è messo in moto per il bene di tutti. Cinque distretti (sempre che questo sia il termine giusto) del Lions Club della zona modenese si sono attivati per permettere l’ennesima, indispensabile manifestazione pubblicitaria (chiedo venia: conferenza) sui vaccini, assicurandosi la presenza di quattro amici del bar (chiedo venia: luminari) e una collocazione degnissima all’auditorium Spira Mirabilis di Formigine (Modena), sala capace di 382 posti e, quindi, all’altezza di reggere alla folla che si accalcava all’entrata: un centinaio di statisti, scienziati e maggiorenti indigeni accompagnati dalle gentili consorti.

Il direttore di una televisione locale fedele al regime sedeva al centro del parterre de rois consistente nei professori Cristina Mussini e Andrea Cossarizza, della buropediatra ASL Antonietta Pellegrino e del reggitore delle sorti della medesima ASL modenese Massimo Annicchiarico il cui nome, certo a causa di un’omonimia o per lo scherzo di qualche falsario, si trova nell’elenco degl’italici massoni (http://popoffquotidiano.it/wp-content/uploads/2014/10/Massoneria-Elenco-Massoni-Italiani-.pdf). Chi avesse voglia di restare annichilito dai CV scientifici di queste luci nel buio, di questi autori di scoperte che hanno lasciato il mondo a bocca aperta, si accomodi.

Mezz’oretta di ritardo come si conviene a chi, per bon ton, si deve intrattenere con gli ospiti e poi la serie dei discorsi inaugurali come è d’obbligo quando non si ha nulla da dire, con il presidente di uno dei Lions Club mecenati a leggere il suo pensiero in un sussultare d’inciampi certo lungamente studiati per rendere misterioso il monologo e con la sindachessa locale avvinta come fosse un pacco regalo in un significativo nastrone tricolore per far capire che non si era mica a livello di pizza e fichi a comunicare a tutti quanto fosse felice e commossa, anticipando la sua indubitabile e incrollabile affezione ai vaccini.

Batticuore: introdotta dall’homo televisivus, abbagliante, entra in scena la professoressa Mussini. Contiquere ommes, intentique ora tenebant, avrebbe detto Virgilio. Insomma, tutti tacquero di botto restando a bocca aperta. E davvero a bocca aperta c’era da rimanere perché la professoressa è riuscita, nel breve volgere di qualche decina di minuti, a partorire dalla cornucopia del suo prodigioso cervello qualcosa che nessun medico che si possa chiamare tale si sarebbe mai aspettato. Nella girandola di fuochi artificiali hanno fatto capolino rivelazioni folgoranti come, tra l’altro, quella relativa alla citopenia che, stando alla scienziata, colpirebbe il 4,2% dei malati di quella malattia solo un tempo innocua e ora, per saggia decisione dell’Industria (e vedete che la i è maiuscola), diventata un vero e proprio flagello. E quanti sono i colpiti da citopenia a causa del vaccino? “Sì e no uno su 60.000!” c’informa la professoressa dimostrandoci così quanto è salvifico il vaccino. Con dovuta educazione, lasciamo da parte il fatto che gli effetti avversi vengono denunciati più o meno con un rapporto di uno su venti e, dunque, a conti approssimativi fatti, diventerebbero uno su 3.000, ma quanti sono coloro che si ammalano di morbillo? In Italia sotto i 5.000, stando all’Istituto superiore di sanità. Insomma, più o meno 200 casi di citopenia. E quanti sarebbero i vaccinati? Facciamo qualche decina di milioni. E, allora, chi ha un quoziente intellettivo superiore a quello di un rispettabile baco da seta faccia le sue considerazioni. Ma la luce nella tenebra non si spegne qui: “Se i bambini mostrano un minimo sintomo (quale?), non vengono vaccinati!” E i bambini che ricevono l’ago in corso di convulsioni? Poi abbiamo appreso che il tetano è una malattia più comune del raffreddore (peccato che l’augusta relatrice non abbia informato gli amici plaudenti che si tratta di qualcosa di davvero rarissimo, che non si tratta di una malattia trasmissibile da persona a persona e che il vaccino non funziona perché, se mai agisce, non lo può fare sulle mucose dove la tossina del Clostridium fa partire i suoi effetti). E la meningite? Attila fece meno danni. Che importa se la malattia è straordinariamente insolita, se i ceppi del Meningococco sono 17 e, facendosi tutti i vaccini disponibili, se ne coprono 5? Che importa se il produttore stesso dice candidamente che non sa se il vaccino funziona né per quanto tempo se mai funzionasse? Che importa se ci sono meningiti che con il Meningococco non hanno nulla a che fare? Big Pharma è come il piccolo Gargantua: sempre affamata. Ma il botto finale arriva con l’immunità di gregge: un pezzo da virtuosi della comicità da avanspettacolo su cui ci sarebbe da scrivere un tomo intero.

Poi arriva il momento del consorte, l’insigne professor Cossarizza che, a grandi passi, sta scalando verso l’accesso al salottino cui tanto anela. Come fa l’illustre personaggio a dimostrare che i vaccini salvano il mondo e, per esempio, non causano l’autismo? Elementare: come è prassi consolidata spara un po’ di letame su Wakefield, mostra una sorta di pubblicità in cui si vede la fotografia un bambino fatto passare per morto ma che, invece, ci viene assicurato essere vivo e vegeto (ce ne rallegriamo!) e, soprattutto, proietta le immagini di un’avvenente signora in deshabillé che (vergogna!) sosteneva la teoria del vaccino legato all’autismo. Insomma, più scientificamente convincente di così era impossibile essere. E poi, come si fa a dire che i vaccini fanno male quando il dottor Franchi ha scritto un libro sostenendo che il virus dell’AIDS non esiste? Che ci azzecchi non è chiaro, ma, con ogni evidenza, il Cossarizza sa bene quale sia il suo pubblico e che cosa ci si aspetti da lui.  Poi, ancora, sarà pure vero che la mamma passa al figlio un pacchetto di anticorpi, ma quanto dura quella protezione? Beh, a conti fatti ben più di quella, quando va bene, assicurata da qualunque vaccino e senza il minimo effetto collaterale, ma mica si può dispiacere a Mecenate! I controlli sui vaccini? Impeccabili. Già, a patto di non guardare che cosa c’è dentro: occhio non vede, cuore non duole. E ora, giusto per far vedere che c’era anche lui, il direttore della TV con le mutande rispettosamente calate “alza la palla per la schiacciata”, giusto prendendo a prestito parole sue: “Ma si parla sempre di business dei vaccini…” Prontissimo e gongolante, il professore risponde che si tratta di niente al confronto del giro d’affari assicurato da tante altre tipologie di farmaco. Che siano poi tante non sono così sicuro. Magari diamo un’occhiata al valore aggiunto. I vaccini non sono sperimentati e, dunque, il loro costo è bassissimo per il produttore. Il che ne fa un investimento quanto mai appetitoso. Ma che importa?

Finito il numero tra gli applausi degli amici, ora tocca alla buropediatra. Spero che mi si scusi se, per decenza, non ne faccio menzione e se passo subito al grande capo dell’AUSL. Lo confesso: forse perché mi stavo addormentando come, del resto, molti tra il pubblico, non saprei ripetere un solo concetto tra quelli che, forse, il personaggio ha verbosamente espresso. Temo, però, che forse nessuno lo saprebbe fare perché riassumere l’aria fritta è un’impresa di cui pochi sono capaci.

A questo punto, esaurito il programma di utilissimo lavaggio del cervello, era logico aspettarsi l’ultimo atto: quello delle domande del pubblico. Invece, come fosse la cadenza di un concerto, sul palco ha sfilato un pittoresco presepe non saprei dire composto da chi, tutti, a mo’ di pastori, recanti doni per chi aveva educato la folla: fiori per le due signore e aceto balsamico per i maschietti. Poi, ambitissimo, un libro sulle imprese del Lions club che sarà certo letto voracemente dai fortunati destinatari del regalo. Applausi e qualche sospiro di sollievo tirato educatamente in segreto da chi aveva fatto il suo dovere restando fino alla fine.

E le domande? Ma che bisogno c’è di fare domande se tutto è stato così chiaro, scientificamente solido e convincente? È così che, vergognandomi per averne preparate alcune decine, me ne sono tornato a casa pensando che mai titolo per una conferenza fu più azzeccato: “Vaccini tra truffe, bugie e realtà.” Le truffe le abbiamo avute e così le bugie. La realtà? Beh, la realtà è quella. E, allora, che cosa volete di più? Quello vi era stato promesso e quello vi è stato dato.

10 Commenti
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AndreaGuido
7 anni fa

Ricordo che anche il Dott. Dario Miedico ha avuto una brutta esperienza con il Lions Club di recente. Veramente stiamo arrivando a livelli di vergogna senza fine. Le racconto questo dott Montanari: pochi giorni fa un mio amico anziano d’età raccontava che aveva smesso di fare il vaccino anti-influenzale (siccome si prendeva l’influenza lo stesso). Una signora anziana sua parente era terrorizzata di questa cosa. Perchè? Perchè il medico vaccinista (che gentilmente arriva a casa tua gratis a “pungerti”) gli aveva detto che una volta fatto un vaccino contro l’influenza poi va fatto tutti gli anni per tutta la vita… Leggi il resto »

paride
7 anni fa

Ho assistito di recente a una cosa sostanzialmente identica, seppur con altri attori. Quando nei mass media si sente dire che il calo delle vaccinazioni deve essere contrastato con la corretta informazione sui vaccini, si intendono cose come questa? Funzioneranno?

Stefano Bussolino
7 anni fa

Caro Dottore, direi che di convegni-accozzaglia del genere ce ne sono a iosa. Parlavo al telefono la scorsa settimana con il Dottor Franchi, che conosco da anni, il quale mi diceva che stanno già cominciando ad attaccarlo per le sue posizioni; leggendo il suo articolo, la conferma mi è arrivata subito. Ci si augura che le persone, tra un grande fratello VIP ( VIP?? ) e un’ esclusione dai Mondiali, si svegli un pò. Troppo ottimista?

FFranchi
7 anni fa

Grazie da parte di un povero negazionista bistrattato. L’importante è capire che i medici radiati non debbano parlare, i pensionati nemmeno, mentre le madri devono tener la bocca chiusa fare perché non sono in grado di capire. I contrari non si permettano di fare domande, che pretese! Rovinerebbero l’atmosfera di una radiosa pacificazione sociale. In nome de Lascienza dell’avvenir.

Francesco Michelacci
7 anni fa

Sia gentile Stefano, ci racconti delle domande che avrebbe voluto porre, magari in qualche altra occasione lo potrà fare chi le leggesse in questo blog.