Quando, mille anni fa, mi annoiavo sui testi di chimica organica, il capitoletto dedicato alle diossine non era gran che:
alla base ci stavano due molecole organiche eterocicliche con quattro carboni e due ossigeni. Poi c’era tutta la serie delle diossine con qualcosa di appiccicato alle molecole originali ma, tutto sommato, niente che potesse turbare i sonni degli studenti.
Poi, nel 1976, quando ormai l’università l’avevo lasciata da quattro anni, il famoso incidente di Seveso fece sì che le diossine riemergessero dalle nebbie del mio cervello: a procurare il disastro, peraltro tuttora irrisolto, c’era la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, una molecola dall’aggressività terrificante, tanto che, quando si parla di lei, si scende ai picogrammi, cioè ai millesimi di miliardesimi di grammo. Terrificante ho detto? Macché: il più grande epidemiologo del tempo, tale sir William Richard Shaboe Doll, parlando della diossina che cadeva in Vietnam la definì “blandamente cancerogena solo nel ratto”. Dunque, qualche brufoletto in faccia sì, ma per il cancro si poteva stare tranquilli: al massimo sarebbe stato un problema dei ratti. Peccato che, come un giornale inglese scoprì molto più tardi, sir William Richard avesse ricevuto qualche regaluccio per affermare ciò che aveva affermato, ma, in fondo, non è sempre stato così? Ci sono scienziati che a tutto resistono tranne che alle tentazioni e, allora, niente di nuovo.
Per motivi che ignoro, quella diossina, una delle tantissime esistenti ma diventata “la” diossina nell’accezione popolare, è al centro dell’attenzione quando si parla d’inceneritori, come se tutte le altre porcherie che sono sputate fuori e che possono anche essere anche peggiori fossero Baci Perugina.
Come viene prodotta questa molecola così spesso nominata e, bisogna aggiungere, così poco nota a chi ne parla nelle sue reali connotazioni? La formazione avviene quando si bruciano prodotti organici (cioè, semplificando un po’, contenenti carbonio) in presenza di cloro a temperature che stanno all’incirca tra i 400 e gli 800 °C. Spesso, poi, soprattutto quando si parla di rifiuti, tra il materiale in combustione sono presenti elementi, per esempio il rame, che facilitano la formazione della molecola e le cose peggiorano un po’.
E, allora, è ovvio che gl’inceneritori di rifiuti producano un po’ di diossina la quale ha la pessima caratteristica di essere estremamente stabile e di accumularsi nel terreno, nel sangue, nei grassi e nel latte. Ma non c’è da credere che il suo effetto sia esclusivamente quello d’innescare forme di cancro: è capace di fare altro anche sulle generazioni appena partorite e su quelle ancora da partorire.
La notiziona di oggi è quella che a Forlì, città piccola ma così fortunata da avere due inceneritori, la 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina è stata trovata nei polli, nelle uova e pure nel latte delle romagnole, intese non come le note vacche bianche indigene ma come le mamme umane di Forlì e dintorni. Come per molte notizione, anche per questa si tratta di un’ovvietà e la notizia vera sarebbe stata che la diossina non c’era. A titolo di curiosità, aggiungo che il latte che sgorga dalle generose mammelle umane delle romagnole non è legalmente commestibile, superando per contenuto di diossina i limiti (di legge ma non scientifici) imposti perché il latte possa essere commercializzato o lavorato. Sempre a titolo di curiosità, è bene sapere che il limite scientificamente tollerabile di diossina negli alimenti è zero.
Per fortuna, però, c’è chi veglia su di noi.
I pochissimi che hanno letto il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili forse ricordano che io menzionai un progetto della regione Emilia Romagna allora in fieri di cui, facile profeta, anticipavo lo spirito dei risultati. Quel progetto, chiamato Moniter, era stato allestito per “dimostrare” che non c’è nulla di più sano di un inceneritore di rifiuti e, per ottenere lo scopo, si erano affidate le “ricerche” a “scienziati” su cui si poteva fare affidamento. Ci vogliono soldi? Nessuna preoccupazione: quelli ci sono (i nostri, ovviamente), ma il risultato deve essere quello voluto. E così fu.
Così stamattina sento il Giornale Radio RAI dell’Emilia Romagna dove si dà notizia (rilevata dall’ISDE e non dalle istituzioni) delle farciture di diossina negli alimenti e dove si trasmette l’intervista di un tale di cui non ho colto il nome ma che è un grande capo di Hera, la multiutility che, tra l’altro, gestisce i rifiuti. Costui, come d’uso, non risponde al fatto specifico delle analisi ma dice in sintesi: “Cari cittadini, non preoccupatevi: il progetto Moniter ha dimostrato che quello che si trova a terra non ha nulla a che vedere con ciò che esce dagl’inceneritori.”
Già: come c’insegna il professor Michele Giugliano del Politecnico di Milano, la fisica e la chimica non si applicano quando si tratta di bruciare immondizia. Il buon senso, poi, è un brutto vizio che, pur trovandoci già sulla buona strada, deve ancora essere debellato del tutto.
In fondo, però, pensiamoci bene: alla fine nessuno scampa alla morte e, allora, perché vivere male questo passaggio terreno? Meglio, molto meglio, staccare i contatti con il cervello e spassarsela da bravi imbecilli.
Qualcuno ricorda come finisce la canzone di Jannacci Ho Visto un Re?:
e sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam!
Beati
oppure la semplice popolare frase … Beati gli ignoranti … a volte vorrei tanto esserlo anche io, ma per fortuna solo “a volte”. Speriamo solo che il canale comunicativo Web ci permetta di diffondere informazione vera! Attualmente (credo) sia l’unico mezzo su cui possiamo contare. Divulghiamo, diffondiamo e condividiamo.
la scienza asservita
siamo devoti al nuovo totalismo scientifico che vende le vite di intere generazioni e ci ha condotto alla fine del mondo
http://www.stampalibera.com/?p=25570
Ma come scrive giustamente Lei doc, non facciamo piangere il Re, che c’è una bella festa della scienza….
http://www.terranews.it/news/2011/04/dove-batte-il-cuore-della-ricerca-sostenibile-0
Aereosol sociale dell’alchimistaè sempre incredibile ascoltare chi infine pensa di avere inventato il modo di trasformare il piombo in oro, come gli alchimisti di tanto tempo fa. Butti qualche cosa in un inceneritore e puff ne esce tutt’altro, sano, non nocivo, un mega aereosol sociale a disposizione di tutti. un saluto da un relativamente giovane portatore “sano” (nel senso di sportivo, non fumatore, e a cui è sempre piaciuto seguire una buona alimentazione) di cancro ai polmoni, in quel di Cesena, ironia della sorte a 20km dai suddetti Inceneritori. RISPOSTA Di tanto in tanto, rarissimamente, qualche notizia riesce a trapelare.… Leggi il resto »