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Di ritorno dalla Puglia

 

Sono appena rientrato da una “tre-giorni” in Puglia (scusate, ragazzi del PBC: non sono arrivato in tempo per la riunione di Modena) durante la quale ho avuto modo di accedere alla rete solo per pochissimi minuti.

 

Così ora mi ritrovo alcune centinaia di mail cui rispondere e mi scuso fin d’ora per gl’inevitabili ritardi.

 

Molti preferiscono scrivermi privatamente, ed è un peccato, perché ciò che mi viene comunicato varrebbe ampiamente la pena che fosse condiviso con gli altri frequentatori di questo blog, ma forse la timidezza…

 

Nei tre giorni passati tra le province di Bari e di Foggia, affiancato splendidamente da chi si tira su le maniche senza pretendere null’altro in cambio se non l’impagabile soddisfazione di essere uomini, ho avuto l’occasione di fare due incontri con ragazzi delle scuole medie superiori, una a Cerignola ed una a Barletta, e non posso altro che dire, al di là di ogni retorica che, peraltro, non sopporto, che ho incontrato giovanotti e fanciulle che lasciano stupiti.

 

Le mie conferenze non sono né brevi né leggere, eppure l’attenzione è stata costante e le domande che mi sono state poste dovrebbero essere riportate ai professori che infestano le nostre povere università. La logica è quella semplice e stringente che non lascia scappatoie, è quella delle persone oneste che non cercano altro che la verità, è quella delle persone per bene che sanno distinguere senza acrobazie il bene dal male. Le risposte che persone così pretendono devono essere quelle capaci di esaurire l’argomento e capaci di passare attraverso il setaccio della scienza e del buon senso spogliate di ogni compromesso.

 

Avrei voluto abbracciarli tutti quei ragazzi. Ancor di più quelli che sono rimasti un’altra ora a circondarmi quando la loro preside ha detto che potevano andarsene a casa.

 

Li avrei voluti abbracciare e partire con loro verso la rivoluzione, la rivoluzione fatta senza altre armi se non quelle della conoscenza e dell’onestà. Li avrei voluti abbracciare perché ho il terrore che qualcuno di loro si perda non appena approderà alla corte di qualche professore universitario pronto a manipolare il loro cervello iniettando dosi generose d’immoralità e di disonestà intellettuale, il tutto fatto crescere nel brodo di coltura fecondissimo dell’ignoranza che ai professori non fa certo difetto. Perché ho il terrore che qualcuno di loro si trasformi in un Mister Hyde come quel povero ragazzotto di Torino,

appena svezzato da libri di cui, con ogni evidenza, non ha capito gran che, e che, illusoriamente forte di una laurea che è carta straccia se non è intesa come quello che è: il trampolino di lancio verso la conoscenza, si erge grottescamente a maestro di pensiero. Ed ho lo stesso terrore quando penso all’altro picolo sventurato di Padova che non si accorge di pigolare tenere, tronfie ingenuità, o all’altro di Salerno che “sa perché lavora all’università”. E prego perché quei ragazzi non rinuncino in nessun momento alla propria dignità di cittadini e non pronuncino mai la formula della sconfitta: “Tanto, non c’è niente da fare.”

Vorrei abbracciarvi, ragazzi, ed iniettare in ognuno di voi il controveleno, l’antidoto preventivo all’attentato che subirete prestissimo e che minaccia di cambiare il genoma intellettuale dell’umanità futura. Vi ho detto, quando ci siamo parlati, che la conoscenza è l’arma più potente di legittima difesa, ma l’arma fa cilecca se non è sostenuta da un’assoluta onestà e da una dose massiccia di modestia. Socraticamente sapere di non sapere è il fertilizzante indispensabile insieme con l’obbedienza all’imperativo categorico di kantiana memoria. Altrimenti, se vi lascerete vincere dalla tentazione di mollare, diventerete le vittime dei Berlusconi, dei Prodi, dei Veltroni, dei Di Pietro, di chi strepita nelle piazze o in rete, dei pifferai magici di turno che non vi sopravvivranno di certo biologicamente ma che figlieranno con la fertilità delle scrofe. 

 

Viaggiando in Puglia ho avuto modo di ascoltare una parte di un programma radio della RAI in cui due professori universitari rispondevano alle domande di studenti sul tema dell’energia nucleare. Nei pochi minuti in cui sono stato sintonizzato ho sentito un elenco tale di bugie, di assurdità e di bestialità scientifiche da far accapponare la pelle. Il tutto condito dall’entusiastico assenso di una conduttrice il cui cranio sarebbe da aprire come un cocomero per controllarne il grado di maturazione a rischio di trovarvi solo il vuoto. È così, ragazzi, che vi decerbreranno: a suon di menzogne recitate da chi si presta al gioco, a suon di anestesie cantilenate da TV, radio, giornali e rete Interenet fino a che non diventeranno verità in chi non ha armi per difendersi. Vi prego, ragazzi, rimanete gli uomini veri che siete e non mollate.

 

Da ultimo, vorrei abbracciare gl’insegnanti che ho incontrato. Questi non hanno mollato. Anche per loro prego: non cedete alla tentazione fortissima di allargare le braccia e di girare la schiena. La distruzione occhiuta della scuola italiana passa proprio attraverso la vostra resa. Il progetto è chiarissimo: se si produce una generazione d’ignoranti sarà facilissimo manipolarli e privarli di tutto, il portafoglio in primis perché è quello il bottino che interessa di più. Se, poi, al seguito ci andranno pure la salute e la dignità, si vedrà di far quattrini anche su quello. Già si è sulla buona strada.  

 

Immagine da: http://www.puglia-turismo.it/images/puglia.jpg