Una delle categorie dell’estetica è il sublime, etimologicamente ciò che arriva fino al limite della soglia più alta. Poiché, come recita il detto popolare, non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, anche la stupidità può trovare apprezzamento ed arrivare, appunto, al sublime.

Come pare essere notissimo almeno a giudicare da certe reazioni, qualche giorno fa ho tenuto una conferenza stampa in Campidoglio nel corso della quale ho presentato in termini estremamente stringati i risultati di una sperimentazione che, insieme con i miei collaboratori, ho eseguito su di un sistema volto a mitigare l’inquinamento urbano da polveri e i cui risultati sono contenuti in una corposa relazione consegnata alla commissione romana sulla sostenibilità ambientale di cui io faccio parte. Relazione che credo sia stata già consegnata ai giornalisti insieme con quella sugli altri risultati conseguiti dalla commissione stessa.

Terminato l’intervento dei relatori (il sindaco, due assessori, un professore dell’Università La Sapienza ed io), il sindaco si è dovuto allontanare perché era in ritardo per una seconda conferenza stampa da tenersi altrove, ma nessuno di noi “se l’è data a gambe”, tanto che io sono stato intervistato da almeno una dozzina di giornalisti. Altri, poi, mi hanno intervistato sulla piazza antistante il palazzo del comune. Forse chi “se l’è data a gambe” era

qualcun altro.

Il 1° ottobre scorso ho scritto un lungo post in cui illustravo aspetti che, a giudicare dalle domande arrivate, risultavano oscuri, ma mi accorgo che ben pochi l’hanno letto e pochissimi si sono dati la pena di capire. Eppure, non era difficile. Ma ciò che io faccio, dico e scrivo non ha alcuna importanza. Quello che importa è continuare ad inventare i pettegolezzi più stravaganti per la gioia di casalinghe inquiete, mantenute nullafacenti, ricercatori che ricercano ma non trovano, ragazzini in cerca di sballo mediatico, “insospettabili” e zoologia varia.

Nell’ambito di una concezione a dir poco bizzarra della democrazia, personaggi del tutti alieni alla scienza si ritengono in diritto di vestire gli abiti di severo Torquemada scientifico, il tutto con sprezzo del pericolo e, temo, pure del ridicolo. Così si arriva ad essere sublimi.

C’è addirittura chi, ora immerso in un grottesco semicupio di quella popolarità cui  ambisce da sempre senza risultati, s’impegna a scrivere lettere al sindaco di Roma, magari riproducendo quanto aveva fatto in passato inviando lunghe epistole a scienziati di ottimo calibro nelle quali esprimeva violente censure “scientifiche” nei confronti di mia moglie e miei. Lettere, ahimé, finite nella migliore delle ipotesi tra la carta da riciclare. C’è, poi, chi fa supposizioni addirittura quantitative, supposizioni ovviamente fantasiose perché senza il conforto dei dati, e su quelle trae conclusioni. E c’è chi, nella sua ingenua malafede, mette il dito in piaghe esistenti solo in un cervello che, mi si dia merito, considero anatomicamente esistente.

La “scienziata” che era presente alla conferenza stampa forse era distratta dal ronzio assordante dei suoi turbolenti neuroni e non si è accorta di quanto veniva detto (e che poi lei spiega a me) e si pone domande davvero imbarazzanti.

Ad esempio, ci confessi “il birichino” (io) quant’acqua servirà per lavare quegli aggeggi infernali. Beh, sono in difficoltà, perché di acqua non ne va una goccia, essendo la pulizia eseguita con un sistema ad ultrasuoni. E le polveri? Dove finiscono le polveri catturate? Forse non ho gridato abbastanza forte: le polveri vengono compattate ad alta pressione e ci si fanno dei graziosi cubetti belli sodi da cui non esce nulla. E i filtri intasati? Temo che non s’intasi un bel niente, visto che i filtri si svolgono a rullo e porgono sempre una faccia pulita. Inoltre, questi durano un anno, mentre gli elettrofiltri tengono le polveri appiccicate, e questo per non meno di sei mesi (ma probabilmente anche un anno), dopodiché il sistema viene lavato (niente acqua!). E che ne facciamo dei filtri usati? Semplicemente li riusiamo per tanti anni come da dottrina del riuso e riciclo. Poi ci sarebbe, sempre stando agli “scienziati” del bar, un problema di “soluzione dimenticata”. Quale, di grazia, visto che non c’è nessuna soluzione o liquido di sorta? E che dire di una carrozzeria in vetroresina che si “può consumare” ed “erodere”? Già, esattamente come si consumano e si erodono barche e motoscafi, peraltro soggetti a ben altro stress ambientale. A seguire c’è il sospetto che io diventi un “paladino” degl’inceneritori muniti di quel sistema, un sospetto che, di qui a due giorni, sarà un’assoluta certezza come tutte le altre certezze che costituiscono tema d’intrattenimento per chi critica senza aver mai navigato. Il tutto, ovviamente, evitando di considerare che lì, negl’inceneritori, il sistema è inapplicabile e che i problemi dell’incenerimento sono ben più complessi. Quanto a me e al sospetto che io faccia una conversione ad U come hanno fatto alcuni tra i miei critici, sarebbe bastato essere in Campidoglio alla tavola rotonda di qualche giorno prima per sentire che cosa dicevo. Poi c’è il problema ripreso da un’altra “scienziata” della cui cultura non ho dubbi (fa la cartomante, e dunque ha titolo di esprimersi in ogni dominio dello scibile) e da un anonimo vicino di casa che è sempre coerente con la propria viltà mai mostrandosi, del “bisogna agire alla fonte”. Se questi signori avessero un minimo di conoscenza saprebbero che le polveri presenti in atmosfera sono in parte ragguardevole “eterne” e quelle che ci sono restano e si accumulano. Su queste l’azione alla fonte è, come tristemente ovvio, del tutto inefficace. Inoltre, non sarà mai possibile arrestare o annientare le polveri alla fonte se non in parte, visto che nessuno di noi è disposto a rinunciare alle automobili, alla luce elettrica, al riscaldamento, ai manufatti di metallo o di plastica, ecc., e prima di disporre di tutti quei sistemi ecologicamente compatibili aspetteremo un pezzo. E gli altri veleni, si chiede la “scienziata”? Ci sono veleni come le diossine e i furani che stanno adesi alle polveri secondarie sulle quali il sistema è attivo e, dunque, il loro impatto risulta mitigato. E ci sono altri veleni come la CO2 sui quali il sistema non funziona, né è chiamato a funzionare. Infine, perché non far fare le indagini ad un ente pubblico? A parte il fatto che noi abbiamo lavorato senza che il Comune di Roma spendesse un centesimo, chiedete in giro chi potrebbe fare la stessa cosa e servitevi.

Insomma, cari signori, almeno abbiate l’onestà e l’umiltà d’informarvi prima di sparare sciocchezze di cui non sapete valutare né la portata né le conseguenze. La vostra superficialità e la vostra malafede conseguono in un danno grave nei confronti di chi è esposto all’inquinamento (tutti, voi compresi) e pure, al di là del vostro essere vittime dell’ambiente, nei confronti vostri non come organismi ma come persone, privandovi di quel poco di dignità che mi auguro vi resti.