La notizia secondo cui l’Italia è stata declassata da House of Freedom, l’associazione statunitense fondata dalla moglie di Franklin Delano Roosevelt, a “paese semilibero” per quanto riguarda la libertà d’informazione è stata abbondantemente censurata. Del resto, se non lo fosse stata, il declassamento non avrebbe avuto motivo di essere. Bene, per libertà d'informazione, noi siamo al 79° posto, subito sotto la Bulgaria e subito sopra la Mongolia. Aggiungiamo a questo che, sempre a giudizio della stessa associazione, noi siamo 83° per quanto riguarda il rispetto per l’ambiente, con la Macedonia che ci sta appena davanti e con il Mali dietro per un’incollatura. Se mettiamo insieme le due classifiche, non può altro che risultare che da noi l’ambiente viene devastato senza che se ne sappia qualcosa. Come abbiamo fatto ad arrivare a tanto? Semplice: da una parte qualche furbetto si è accorto che l’ambiente è una vacca dalle mammelle generose, che la gente sa poco o nulla di ecologia e che, con la complicità della classe politica che ci siamo meritati, dall’ambiente si può ricavare denaro come da una zecca inesauribile. Dall’altra, occorreva tenere sotto controllo la gente, quel popolo che somiglierà sì ad un bue, ma che, forse, più che un bue è proprio la vacca mammelluta da cui mungere quattrini. E allora, ecco l’idea, non nuova, in verità, di usare gli “scienziati” per spiegare alla gente quanto è fortunata ad avere un inceneritore ad ogni angolo di strada, di usare gli enti preposti al controllo della salubrità di aria ed acqua per “tranquillizzare” dopo che qualche terrorista ha tirato fuori quello che sta scritto su quegli stupidi libri di chimica a proposito della formazione delle diossine o dopo che qualche ricercatore ha fantasticato sulle nanoparticelle assassine. Poi, continuando, l’idea è di portare gli uomini politici sul balcone ad autoincensarsi per la loro efficienza sconfinata addirittura nell’eroismo al cospetto di eventi come, per esempio, il rogo di Treviso declassato dal politico scienziato Gentilini a focherello.
Scienziati, si è detto, e chi meglio di Antonino Zichichi? L’ottimo Antonino è piamente intervenuto il 26 aprile scorso in Vaticano, al Seminario internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo”. Nell’occasione, il professor Zichichi ha spiegato come i cambiamenti climatici abbiano origine naturale e l’uomo non incida che per il 10% molto scarso o, magari, non c’entrino per nulla. Con infinita pazienza, il Nostro ci ha svelato come i modelli utilizzati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Commissione ONU fondata nel 1988) per simulare e prevedere i cambiamenti climatici siano incoerenti e non abbiano valore dal punto di vista scientifico. E finalmente, don Antonino! Meno male che, dopo le parole illuminanti di qualche mese fa del cardinale Martino, già protagonista di un articoletto su questo blog (Asino presuntuoso), qualcuno ci ha ridato la sveglia. Tutti i gas serra ai quali diamo origine e che hanno portato in un fiat alle stelle la loro concentrazione in atmosfera, tutte le nanopolveri che produciamo e liberiamo in un ambiente che mai le aveva conosciute fino ad un passato recentissimo, tutta l’acqua che sprechiamo allegramente per attività inutili (si veda, a mero titolo d’esempio, la comica della centrale a turbogas di Modugno) e la cui carenza sta solleticando la sete del mondo fino alle porte di casa, tutte le foreste di cui ci liberiamo con alacrità da termiti, sono inezie. Diciamo la verità con don Antonino: la meteorologia muta perché così è stato da che mondo è mondo. Guardiamo alla storia del pianeta, Zichichi ci ha detto nella sua sapiente saggezza: 280 milioni di anni fa la calotta polare copriva zone dove adesso si trovano il canale di Suez e Houston e su questo fatto non si discute. A me, nella mia ignoranza, ora sorge spontaneo un dubbio. Prenda, caro professore, un bambino e ne misuri la statura. Un metro e cinquanta, poniamo. Poi lo rimisuri dopo un po’ e scopra che il bambino è cresciuto: uno e ottanta. Bravo, sei già un ometto! Tutto bene, se il cambiamento è avvenuto in cinque o sei anni. Meno bene se il cambiamento è avvenuto in cinque minuti. Questo, in proporzione, facendo due calcoli, è quanto avviene con il clima, o no, professore? Ma a noi, uomini di poca fede, Zichichi non bastava e abbiamo calato un altro asso: nientepopodimeno che Umberto Veronesi, oncologo di chiara fama. Che cosa ci dice dalla sua cattedra questo luminare? Ci svela che i tumori dovuti all’inquinamento sono l’1% o, mi voglio rovinare, al massimo il 4%. E’ il basilico giovane, cari signori, è la polenta fatta con mais naturale (quello OGM è salvo) che ci fa venire il cancro. Gli oncologi di tutto il mondo danno numeri che superano l’80% per i cancri che originano dall’inquinamento? I bambini si ammalano di tumore con frequenza crescente? Balle! E’ terrorismo! Per fortuna ci sono gli scienziati indipendenti come Veronesi che ci confortano. Per fortuna ci sono i mezzi d’informazione nazionali che c’illuminano con le loro verità. Qualche maligno va a tirar fuori la storia di come le case automobilistiche e le compagnie petrolifere siano tra le maggiori clienti dei media per la pubblicità e di come FIAT, il gruppo editoriale RCS Media Group, Italcementi e Pirelli siano tra i finanziatori dell’Istituto Europeo di Oncologia del professor Veronesi. Qualcuno arriva a fare le pulci allo scienziato per i suoi flirt con le centrali a carbone dell’Enel. Ma via!: in fondo, mica si può sputare nel piatto dove si mangia.