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Come si fa a non essere ottimisti?

I commenti fuori tema saranno cestinati

Credo sia difficile non provare ribrezzo e paura davanti a certe manifestazioni.
Per allevarsi i clienti, le catene di locali fast food aggiungono zuccheri alla carne o al pane, così rendendoli dipendenti da quella sorta di cibo. E gli spacciatori di droga si piazzano davanti ad una scuola e regalano caramelle opportunamente trattate.
Per modificare geneticamente i bambini e renderli sufficientemente cretini così da poter continuare a massacrarli non solo ora ma per saecula saeculorum, e farlo addirittura con il loro consenso entusiasta che cosa c’è di meglio di un bel trattamento del cervello?
Guardate un po’ a che punto è arrivato il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano
(http://www.youtube.com/watch?v=BidcrAHRUCQ) e traete le vostre conclusioni.
Vi prego, mettetevi alla tastiera e scrivete due righe al direttore (direzione @museoscienza.it).
Di tanto in tanto qualcuno se la prende con me perché bisogna “infondere ottimismo” e io non lo faccio. Certo: dal punto di vista di chi ha come finalità la vendita di un prodotto, quello è l’approccio giusto. È così, infondendo ottimismo per immotivato che sia, che si acquisiscono fatturati e consensi.
Io, però, non vendo niente. Io

comunico semplicemente ciò che è impossibile non vedere nell’aria, nel cibo, nei farmaci e nei tessuti malati della gente. Io comunico quello che è il risultato di ricerche ed esperimenti che nessuno ha confutato.
Dall’altra parte, solo cialtronerie che non vanno più in là di quel “bisogna fidarsi” pronunciato senza vergogna da chi viene spacciato per uomo di scienza con la stessa disinvoltura con la quale si rifila un qualunque prodotto adulterato.
Ieri ero a Roma e, per caso, ho incontrato Piero Angela.
Confesso che non sono un suo telespettatore ma, di tanto in tanto, qualcuno mi manda qualche filmatino suo o la trascrizione di qualche sua affermazione. Da lì la mia convinzione che Angela sia in malafede, almeno quando si lancia sull’argomento dell’incenerimento dei rifiuti. Ebbene, ho sbagliato. Angela non è in malafede: semplicemente non sa di che cosa parla e non ha gli strumenti culturali per capirlo. Nel corso della breve conversazione, mi sono accorto che non conosce la differenza tra particolato biodegradabile e non biodegradabile, che non ha la minima nozione relativa alle reazioni da corpo estraneo nell’organismo, che non ha conoscenze o, forse, ha mai sentito parlare, di nanopatologie nonostante l’impegno ormai in corso da anni da parte della Comunità Europea sull’argomento.
Ebbene, queste sono le fonti del sapere popolare, quel sapere popolare occhiutamente distorto che, poi, porta ad ottenere consensi ed occasione di business.
Il mio consiglio è quello di cambiare canale quando la RAI ci ammannisce le favolette di Angela, ma temo che l’efficacia della contromisura di disinquinamento culturale che propongo sia molto modesta.
Comunque, come si fa a non essere ottimisti?

Immagine da: http://img262.imageshack.us/img262/4179/unieuro56add6yl3.png