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Come affogare in un mare di rifiuti e di risate

“…per puro caso sto sentendo la Gruber che intervista Alfio Marchini (trasmissione 8 e mezzo), candidato sindaco di Roma, il quale candidamente dichiara che a Roma si fa troppa raccolta differenziata, per la quale i romani sostengono costi troppo alti.” Questo è l’esordio di una mail appena ricevuta da un mio corrispondente abituale.

L’ho sempre detto: da quando mi hanno tolto Wanna Marchi, io la TV l’accendo davvero poco, talmente poco che non guardo nemmeno le trasmissioni, di solito registrate, alle quali io, senza entusiasmo, partecipo. Quindi, non ho visto la trasmissione della signora Gruber, trasmissione che, del resto, non ho mai visto.

Non seguendo lo sport high-society del polo né avendo introduzione nei salotti della Roma bene, dell’esistenza di Alfio Marchini non ho avuto contezza fino a molto recentemente quando ho appreso che, compiuto il percorso neanche troppo lungo e oggi per nulla inconsueto che collega, magari a doppio senso di marcia, i vecchi comunisti ai neofascisti, dopo alterne vicende venate di tragica comicità il Carneade Marchini figurava tra i candidati alla carica di sindaco nella città malauguratamente eterna.

Se si dà un’occhiata ai contendenti, c’è davvero di che disperare e, allora, ci si potrebbe chiedere “perché no Marchini?” L’incompetenza c’è, la stravaganza pure, e, allora, che differenza passa tra lui e gli altri?

Un’oramai annosa seppure saltuaria frequentazione con Paul Connett mi ha reso abbondantemente edotto della sua tesi secondo la quale dove c’è un inceneritore c’è incompetenza e corruzione. Io, prudentemente, confermo solo l’incompetenza senza commettere il peccato andreottiano di pensare male. Comunque sia, presentarsi all’elettorato per salire le scale del Campidoglio sostenendo una teoria che susciterebbe ilarità giù fino al pollame da cortile non significa automaticamente invocare l’erezione dell’ennesimo monumento all’imbecillità, vale a dire un altro inceneritore di rifiuti, ma ci va molto vicino.

Parrà strano ai guru delle mescite pubbliche, ma quello dei rifiuti è uno dei problemi più critici e spesso peggio affrontati di questo inizio di millennio. Senza pretendere che qualcuno mi legga, sul tema io ho scritto un’infinità di pagine e ho pure curato un paio di libri. Di certo Marchini non ha perso tempo con me. Comunque sia, deve essere chiaro che un sindaco, oltre ad essere de iure la massima autorità sanitaria del comune, ha il dovere di occuparsi in primis dei problemi pratici del territorio che amministra e quello al cui comando il personaggio ambisce non è in condizioni brillanti.

Non sono pochi i sindaci convinti di risolvere i problemi dell’immondizia con il gioco di prestigio dei falò. Questo, rifiutando da parte mia la tentazione di sospettare mazzette che scivolino in tasca, nella più totale ignoranza della chimica, della fisica e della medicina. La raccolta differenziata, a patto che tutto finisca in un ciclo virtuoso di reimpiego e non furbescamente nell’inceneritore come, ahimè, troppo spesso è il caso, è la prima contromisura da prendere. Poi c’è molto altro, con la buona volontà dei cittadini in testa e la competenza dei politici quasi alla pari. Ora, raccontare pubblicamente che la raccolta differenziata possa essere “troppa” è suicida e l’allegro candidato pare non rendersene neppure conto. Quanto ai costi, evidentemente il buon Alfio non ha grande dimestichezza con i conti. Lontano da qui c’è chi fa i quattrini recuperando ciò che, magari improvvidamente, si butta, e le spese sia sanitarie sia di pulizia dell’ambiente subiscono riduzioni drastiche.

Così, ciò che mi sento di consigliare ai romani, è di non dare il voto ad Alfio Marchini perché quello non ha la più pallida idea di che cosa significhi fare il sindaco. È vero che gli altri candidati fanno presagire un futuro non proprio dei più augurabili, ma di sicuro sono meno peggiori di Marchini.

Mal che vada, però, con Marchini Roma annegherà in un mare di rifiuti sguazzando nel suo comico masochismo.