I commenti fuori tema saranno cestinati
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Molti di voi se lo ricordano, se non altro per essere stati, in un modo o nell’altro, protagonisti della vicenda.
L’ho raccontato mille volte e chi ha voglia di ripassarselo può leggere il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili. Riassumendo molto, qualche anno fa ci eravamo trovati senza lo strumento di lavoro, cioè un microscopio elettronico un po’ particolare, e Beppe Grillo fece partire una raccolta di denaro per comprare un altro apparecchio per rimpiazzare quello non più disponibile. Nel giro di un anno esatto io tenni oltre 200 conferenze in giro per l’Italia e in ognuna di quelle elemosinai denaro. Beppe Grillo rese pubblica la vicenda anche ospitandomi in decine di suoi spettacoli e, alla fine, i 378.000 Euro necessari arrivarono e, con loro, il FEG-ESEM, ché così si chiama il mostro, e un mostro più potente di quello emigrato. Che cosa abbiamo fatto finora con quello strumento?
Tante cose. La più vistosa è
quella di essere riusciti a far passare a suon di casi studiati il concetto secondo cui i soldati reduci dalle cosiddette missioni di pace si ammalavano (e si ammalano) da nanopolveri. Mia moglie si è battuta lungo la passata e la presente legislatura e, forse preso per stanchezza, il ministro della difesa ha ceduto. Così ora 30 milioni di Euro sono stanziati per i reduci malati, fino a ieri abbandonati al loro destino, e l’Italia è la prima nazione al mondo ad essere arrivata a tanto. Per gl’ipercritici ricordo che quel riconoscimento è fondamentale non solo per i militari quanto per i civili che, va da sé, respirano le stesse polveri e si ammalano delle stesse malattie. E ancor di più vale per le generazioni future perché le nanopolveri di cui ci occupiamo sono praticamente eterne e viaggeranno e si tramanderanno per omnia saecula saeculorum, molto peggio di qualsiasi arma di distruzione di massa.
Poi abbiamo dato tanto fastidio ai piromani nostrani, ancora una volta a suon di ricerche effettuate. Mostrare alle cosiddette “autorità” che cosa esce da un camino e quali sono le conseguenze di quelle fuoriuscite fa un certo innegabile effetto, soprattutto se se ne parla davanti al pubblico dei loro amministrati. E altrettanto effetto hanno fatto alcune conferenze tenute e alcune documentazioni presentate, tanto che qualcuno di quegl’impianti siamo riusciti a bloccarli. Schieppe e Terni forse dicono qualcosa a qualcuno. Ma ci sono diverse altre amministrazioni e bande di affaristi con pochi scrupoli che stiamo mettendo in grave difficoltà. Il comune di Silea (Treviso) ha appena chiesto in nostro aiuto per evitare che venga costruito un inceneritore in zona, e quell’aiuto lo possiamo dare proprio grazie al microscopio famoso.
La parte più allegra dell’attività legata al microscopio è quella di avere delle gite scolastiche che vengono a vedere il microscopio e l’universo che vi si scopre attraverso e di avere dei ragazzi (una ragazza c’è anche ora) che vengono da noi a fare la loro tesi di laurea e ad imparare, vedendo e facendo, quelle cose che nelle scuole non entrano. Sono loro la nostra speranza e, in un certo senso, la nostra ottimistica certezza per domani.
Mercoledì scorso ho tenuto un seminario di oltre quattro ore all’Università La Sapienza di Roma. Il professor Francesco Tomei mi ha invitato ad informare gl’iscritti alla specialità di medicina del lavoro, e mostrare loro le immagini di diversi casi risolti grazie al FEG-ESEM è stata non solo una soddisfazione ma la certezza di aver aperto qualche porta alla conoscenza per il bene comune.
La parte più triste, anzi, la parte orrenda, invece, è la ricerca che stiamo conducendo sui bambini malati e sui feti malformati da inquinamento. Ci dobbiamo impegnare su casi che, al di là di ogni retorica, non possono lasciare indifferente il cuore, e mantenere la freddezza necessaria è quasi difficile come il lavoro effettivo da portare avanti. Abbiamo un bambino morto dopo otto ore dalla nascita con una morte causata da leucemia mieloide acuta. Da notare che il bambino era nato da madre sana e che nei suoi organi, che abbiamo esaminato sempre al microscopio, abbiamo trovato le polveri ambientali caratteristiche di una città. Un altro tra i casi studiati, e al momento al vaglio di un tribunale, è quello di un bambino che ora ha otto anni e che è malato di tumore della prostata. Anche lì, in quella ghiandola, c’erano polveri inorganiche molto sospette se si tiene conto di come il soggetto abiti tra due inceneritori. Ma diversi altri bambini mai nati sono passati attraverso il microscopio e il nostro intento cocciuto è quello di far sì che quello sia l’ultimo caso. Se chi ha potere capirà il problema, il mondo sarà un po’ migliore.
Gli alimenti e i farmaci sono un altro oggetto delle ricerche attraverso il microscopio, e questo per mettere sotto il naso ai nostri legislatori quanto lacunose siano le nostre leggi che ignorano il micro e nanoparticolato, addirittura consentendo, con il loro silenzio, che queste porcherie vengano aggiunte di proposito a farmaci e ad alimenti. È di pochi giorni fa la pubblicazione di un articolo scientifico che riguarda pane e biscotti, e ciò che ci abbiamo trovato dovrebbe mettere in guardia ogni legislatore che abbia coscienza della propria funzione.
Senza voler andare oltre, perché tanto ci sarebbe ancora da dire, è un fatto che stiamo rompendo le scatole a chi ci gestisce, e lo stiamo facendo oltre ogni limite di (loro) sopportazione. Così questi s’impegnano con solerte diligenza a metterci in difficoltà e non mi stupirei affatto se si manovrasse in modo da toglierci anche il microscopio che stiamo usando ora. Dopotutto, quale maniera migliore per imbavagliarci? Meglio di quella c’è solo un colpo di lupara.
Sappiate che, se siamo riusciti a fare ciò che abbiamo fatto, se riusciamo ancora a fare ciò che stiamo facendo, se continuiamo a costituire un baluardo fastidioso per chi succhia denaro e, con quello, salute, se riusciamo a rispondere a un po’ delle vostre domande per sbugiardare qualche personaggio, se stiamo portando alla ribalta problemi spinosissimi d’inquinamento, lo dobbiamo a voi che vi siete impegnati a sacrificare qualche soldino (e qualcuno ben più di qualche soldino). Noi cerchiamo di continuare nel nostro lavoro da cui non abbiamo ricavato un centesimo (anzi!), ma abbiamo ancora un terribile bisogno di voi. Per una sera, vi prego, rinunciate alla discoteca o alla pizzeria e investite l’equivalente in salute per aiutarci ad aiutarvi.