Con un P.S. del 4 marzo
Caro Beppe,
Forse non ho capito bene e, se è così, ti prego: spiegamelo tu. Inutile che ti racconti tutta la mia storia, le mie ricerche, il mobbing subìto, ecc. Tutte cose che conosci alla perfezione, anche perché, se le ricerche, mobbing collaterale compreso, continuano, lo devo in gran parte alla mano importantissima che mi hai dato. Venendo al dunque, insieme con il senatore Fernando Rossi ho dato vita ad un’associazione politica chiamata PER IL BENE COMUNE e lì, in quel “partitino” di cui io sono candidato premier, ci sta per filo e per segno tutto quanto ci siamo detti durante la nostra curiosa convivenza, quando ci si batteva per darmi la disponibilità (non la proprietà) di un microscopio per continuare le ricerche che tanto infastidivano la casta. E ancora la infastidiscono, se è per questo. Anzi, oggi più di ieri. Così, via al “partitino” con le caratteristiche che tu hai sempre a gran voce predicato e, tanto per dartene al volo qualche tratto, ti dirò che non esiste nessuna connotazione paleo-ideologica (comunisti, fascisti, centristi o isti in genere), e che l’eventuale rimborso elettorale andrà per metà alla ricerca sulle malattie da inquinamento e al supporto di chi si è ammalato di queste malattie per poi essere abbandonato dallo stato. A questo punto, non ho più capito. Tu parli di “democrazia dal basso”,
il che, da un certo punto di vista, costituisce il titolo per un assunto ineccepibile. La democrazia è il governo del popolo e il popolo, per sovrano che lo s’incoroni sulla carta, sta in basso. Entrare nei comuni e negli enti di governo locali è un’ottima cosa, perché tante decisioni si prendono lì. Ma questo non basta. Se tu avessi avuto occasione di lavorare a livello locale su temi di grande delicatezza come capita a me, ti saresti accorto che lì non si decide gran che. Preciso: molto in termini quantitativi ma non gran che d’importante. Il potere centrale, lungi dall’essere un’“illusione” come lo definisci tu, è il vero centro di potere e nessun sindaco o presidente di provincia muove foglia che il potere centrale, spesso, o quasi sempre, rappresentato dal suo padrone politico, non voglia. Oggi, poi, con Veltroni e Berlusconi diventati gemelli siamesi, gli Arcobaleno, la cui ipocrisia richiederebbe la penna del Molière di Tartufo per essere descritta, al seguito, e i Casinisti in fondo a questo ignobile trenino dell’amore, il potere centrale è diventato un monolito impenetrabile: divisi sulle quisquilie, fusi in un unico abbraccio quando si va a tavola. Se vuoi un elenco di casi di cui io sono stato e sono testimone di progetti locali devastanti portati avanti infischiandosi del livello locale, non hai che da dirlo. Mi spiegherai, poi, come la TAV, le autostrade che ti attraversano il tinello, il ponte sullo Stretto che tanto attizza Di Pietro e il suo compagnuccio Misiti (quello dell’inceneritore di Brescia), la destinazione di qualche mega aeroporto, la strategia di un inceneritore ad ogni angolo di strada, i rigassificatori, i depositi sotterranei di gas, l'assurdità costosissima di un ritorno al passato con il nucleare… e non continuo per carità di patria, possano essere influenzati dal potere locale. L’illusione, ahimé, è quella che la svolta possa venire solo dal basso. Tutti in piazza col forcone? Sì, certo, fino a quando la TV trasmette la partita, Sanremo o Il Grande Fratello. L’impegno vero è, sì e no, di una persona su mille, ed è inutile fare retorica goffamente demagogica su questo punto. E, allora, se ci si limita a rompere le scatole in comune (cosa, peraltro, indispensabile), non si arriva da nessuna parte. Il potere vero da demolire sta altrove. Ma c’è, inoltre, una stridente incongruenza nella tua “dottrina” corrente. Tu predichi che tutta la classe politica che ci sta derubando e massacrando in ogni senso deve andare a casa. Niente di più condivisibile. Però, qui come in tutti i discorsi, scientifici o no, bisogna chiudere il cerchio. Se vanno tutti a casa, e se, come dici tu, nessuno dovrà andare a votare alle poltiche, che cosa faremo? Avremo qualche migliaio di sindaci che si riuniscono per votare qualche decina di risoluzioni comuni al giorno? E l’orario degli autobus chi lo farà se i sindaci sono tutti a Roma (o, magari, appiccicati ad una futuristica rete di computer) impegnati a dibattere di pensioni, di finanziamenti qua e là, della nomina dell’ambasciatore nel Burundi, dell’aumento di tre centesimi in qualche busta paga, della TAV, delle ferrovie in sfacelo e delle altre incombenze che non possono che spettare allo stato centrale? Avremo un parlamento di diecimila persone? Insomma, Beppe, bisogna chiarire la cosa perché così diventa una trama per un film di satira. Per ora, temo che bisognerà continuare a giocare con le regole esistenti perché, se vuoi vincere il campionato di calcio, una squadra la devi pure allestire. Altrimenti fai da spettatore. Se ci pensi un attimo, non votare alle elezioni politiche significa perpetuare la licenza alla casta di fare di te ciò che la casta vuole. Come sempre. Da buon gattopardo. Non mi pareva che questo fosse lo spirito della tua filosofia. Lascia, poi, che ti dica che non ho capito il tuo silenzio nella vicenda del senatore Rossi. Senza farla troppo lunga, tu sai, perché ci siamo lungamente parlati per telefono, che il parlamento ha cercato fino all’ultimo, macchiandosi d’illegalità che avrebbero fatto vergogna nella Bulgaria di una volta, d’impedire a PER IL BENE COMUNE di presentarsi alle prossime elezioni. Tu sai altrettanto bene che la notizia di Rossi incatenato in Senato e in sciopero della fame è stata accuratamente censurata da tutti i media. Eppure, davanti ad un fatto che fa orrore in tutti i suoi risvolti, nessuno escluso, tu non ne hai fatto parola nel tuo blog, un giornale seguitissimo che è considerato una tribuna voltairiana di verità e di difesa dei diritti di tutti, anche di coloro con i quali non sei d’accordo, come lealtà pretende. E, per finire, lascia che mi dolga del comportamento che mi riservano alcuni dei tuoi meetup con cui ho collaborato strettamente. Non appena ho levato una voce appena critica, ecco che mi è stato tolto il saluto. Chi ricorda la storia di quasi tutte le rivoluzioni può cominciare a rabbrividire. Resto in attesa di risposte democratiche e oneste, senza i silenzi gommosi o le scalate agli specchi così caratteristiche dei politici di professione e d’imitazione.
Stefano
P.S. Chi non ha più voglia di Veltrusconi e compagni di merenda e vuole dare una mano, chiami Monia Benini (338 2365168 o [email protected])
1° marzo: la notizia di Rossi incatenato è stata pubblicata tra gli articoli della newsletter di Beppe Grillo.
P.S. del 4 marzo: Oggi Radio RAI1 ha trasmesso un'intervista con il capo dei vigili urbani di Roma a proposito dei parcheggiatori abusivi. Questo signore ha detto che non si può fare gran che perché il problema è di competenza dello stato e non del comune, della provincia o della regione. E stiamo parlando dei parcheggiatori abusivi.