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Di 18 Novembre 2010 1 commento

“Dottor Scotti!” è l’esclamazione d’esordio che esce dall’accattivante faccione del signor Virginio, Gerry in arte e per un po’ anche in politica (già deputato PSI), quando inizia a decantare le virtù del riso prodotto dall’industriale con cui condivide, pur senza parentela, il cognome, Scotti, appunto.

Ma il dottor Scotti non produce solo riso: produce energia e si preoccupa della pulizia dell’ambiente. È così, su quell’onda, che alcuni anni fa, nel corso di una cena che accompagnava una mia conferenza, io fui avvicinato da una persona di cui, ahimè, non ricordo né il nome né l’aspetto, che mi presentò con grande convinzione un impianto allestito apposta per bruciare le scorie vegetali della produzione dell’Oryza sativa, cioè il riso.

Perché buttare tutta quella lolla (così si chiama l’insieme delle brattee che racchiudono il chicco) che è una biomassa e che, opportunamente bruciata, può regalarci tanta energia pulita? Pulita, insisto.

Insomma, il dottor Scotti

 stava istallando un impianto di nuova concezione – rivoluzionaria, si sarebbe dovuto dire –  per spremere quel ben di Dio, e la persona che me ne parlava con accenti d’entusiasmo voleva da me una sorta di benedizione incondizionata. Mi mise in mano un pacchetto di fogli e poi, da allora, prese a chiamarmi di tanto in tanto al telefono per sollecitare quella mia approvazione che, naturalmente, non contava nulla ma di cui lui avrebbe saputo che uso fare.

Purtroppo quella documentazione era a dir poco lacunosa e le lacune si concentravano proprio sui punti critici degli effluenti e dei residui di quella lavorazione. Quando, poi, qualcuno pretende che da una combustione non esca nulla, c’è di che drizzare gli orecchi: o è qualche professore di politecnico o si tratta di un matto pericoloso. E le due cose non sono sempre così distinguibili. Così, non mi restò che tagliare la testa al toro: vengo a controllare l’impianto, faccio i miei prelievi e le mie analisi e poi giudicherò fedelmente ai risultati. Quel giorno più non vi leggemmo avante, come disse Francesca da Rimini nel quinto canto dell’Inferno. Insomma, davanti alla prospettiva di un controllo il personaggio scomparve.

Da allora non seppi più nulla di quell’inceneritore che, anzi, avevo dimenticato. Non seppi più nulla finché un amico non mi segnalò la notizia che qualcuno era finito agli arresti domiciliari proprio in relazione a quell’argomento.

Non voglio riscrivere quanto già scritto da altri e, dunque, leggetevi l’articolo di Repubblica http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/17/news/pavia_traffico_illecito_di_rifiuti_tossici_sigilli_all_impianto_riso_scotti_energia-9203120/?ref=HREC1-4

A questo posso aggiungere solo qualche osservazione.

I residui di lavorazione del riso, come più o meno di ogni altro vegetale, non sono fatti di carbonio, idrogeno e ossigeno come, molto ottimisticamente, quando pontificano di biomasse sostengono i soliti scienziati da marciapiede che per tremila lire hanno venduto la madre a un nano (F. De Andrè). Lì dentro c’è quello che le piante succhiano dalla terra, cioè non poche sostanze inorganiche le quali, ad alta temperatura, originano le ormai famigerate micro- e nanoparticelle. La pianta del riso, ad esempio, è particolarmente ricca di silicio, pur non facendosi mancare nulla in aggiunta. Se, poi, alla lolla si addizionano rifiuti assortiti e perfino fanghi delle depurazioni urbane e industriali, il quadretto comincia ad acquisire contorni sospetti, tanto da temere che nemmeno il professor Veronesi potrebbe ripetere il suo icastico gesto di pollice ed indice uniti in cerchio ai polpastrelli.

Naturalmente, per poter espletare il lavoro meritorio di ricavare energia pulita da quel cocktail così ufficialmente ecologico, occorreva che l’ARPA chiudesse gli occhi, il che pare non costituire mai un problema, e così facessero tutti gli altri enti di controllo ambientale e sanitario di cui l’Italia italiota non ha altra abbondanza.

Tre anni e passa sono durate le indagini di procure, polizia scientifica e Corpo Forestale. Intanto i quattrini continuavano ad affluire al gestore dei falò, e i quattrini erano parecchi, qualche decina di milioni, perché l’energia ricavata da fonti rinnovabili viene compensata con generosità. E che cosa c’è di più rinnovabile degl’imballi di plastica e dei fanghi di depurazione? Certo, anche il gestore aveva le sue spese: per esempio, i laboratori di analisi che certificavano sotto dettatura.

Un’altro piccolo elemento di perplessità: perché un tapinello come me impiega non più di un’ora, semplicemente leggendo pochi fogli di documentazione, per accorgersi che ci sono cose che non reggono e lo stato, con uno spiegamento di forze ragguardevole in termini di persone, di tempo e di denaro, impiega più di tre anni, nel corso dei quali tanti veleni entrano irreversibilmente nell’ambiente e in quelle piccole discariche mobili e incontrollate in cui ognuno di noi è stato ormai trasformato? Non si poteva bloccare tutto preventivamente evitando tanti guai per tutti?

Da ultimo, un dubbio: che cosa avranno imparato le “autorità” da questo ennesimo insulto all’ambiente, alla salute, al senso civico e all’onestà in generale? Io non scommetto mai, però stavolta potrei anche farlo: la fungaia d’impianti a cosiddetta “biomassa”, certificata tale da laboratori a loro volta certificati, continuerà rigogliosamente a spuntare ovunque. In fondo, i quattrini valgono bene la salute.

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efione92
14 anni fa

Informazione, ARPA e video vari...suggerisco questo bel link di un servizio del TGR Veneto a riguardo di un convegno organizzato dall’Isde a Trieste:http://www.youtube.com/watch?v=lYvBgiM5cQg E poi, visto che ci siamo, sarebbe bello capire il ruole dell’informazione. Pensate, anche il presidente della Repubblica Napolitano e il presidente dell’ordine dei giornalisti si sono accorti che c’è “qualcosa” che non va. Sull’ultima frase…siamo scomodi..beh, meglio glissare. http://www.youtube.com/watch?v=1xjrG1l7Q7c A mio avviso dottor Montanari, potrebbe collaborare molto bene con i rappresentanti di Peacelink e che Alessandro Marescotti. Guardi questa notizia se vuole:http://www.peacelink.it/ecologia/a/32763.html Ultima osservazione sul ruolo delle ARPA. Ecco qui cosa hanno mostrato i Genitori Antismog… Leggi il resto »