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Bambole, non c’è una lira!

Con un post scriptum del 13 febbraio 

 

Non ci sono dubbi: la colpa è mia. Ogni etologo conosce perfettamente l’importanza dell’imprinting nel comportamento futuro degli esseri predisposti all’apprendimento complesso, e io ho impartito un imprinting del tutto sbagliato. Non passa giorno, domeniche comprese, che io non riceva almeno tre o quattro messaggi disperati da parte di qualcuno, persona o gruppo che sia, che mi racconta in termini drammatici di nefandezze perpetrate sul territorio in cui vive o, meglio sarebbe dire, vivacchia, viste le condizioni. Politici corsari, affaristi da galera, professori che battono il marciapiede in golosa attesa di clienti, mafiosi, camorristi… Insomma, i soliti personaggi della commedia dell’arte sul palcoscenico reale che si ripetono dovunque in fotocopia dalle Alpi a Capo Passero. E allora, escludendo i forconi in piazza o un viaggio a Lourdes, magari per portarci i cervelli di qualcuno, ecco che l’ultima spiaggia sono io, e mi si chiama a gran voce. Questo come se dire in loco le cose come stanno – il che, del resto, è noto a tutti, anche a chi finge di non saperlo – potesse folgorare i mascalzoni e sbalzarli da cavallo come successe a Saulo sulla via di Damasco. Per anni, dal 2004, io sono sempre corso dappertutto, e l’ho fatto per più di seicento volte. Qualche risultato si è ottenuto, se non altro a livello di consapevolezza. Molto è rimasto com’era. Chi sta dall’altra parte, del resto, mica se ne sta a girarsi i pollici. Basta dare un’occhiata all’offensiva di queste ultime settimane a suon di TV, di oncologi di chiara fama, di giornalisti di grande prestigio, di statisti di razza, e chi più ne ha, più ne metta. Impostori? Certo, ma in quanti se ne accorgono? E allora, ecco che si corre

da me, sperando in chissà quale improbabilissimo miracolo. Fin qui, tutto bene, o quasi. Il problema è quello del mio comportamento. Come forse qualcuno sa, mia moglie ed io siamo stati costretti dalla nostra morale ad aprire un laboratorio per poter proseguire le nostre ricerche, perché queste erano quanto mai fastidiose per chi su certe nefandezze prosperava, e chi prosperava – e prospera – è proprio chi tiene le redini del mondo a qualsiasi titolo. Naturalmente, è stato necessario trovare quattrini, perché, come forse qualcuno sa, allestire un laboratorio, metterci degli strumenti e del personale, pagare l’affitto, l’elettricità, ecc. non è gratis. E i quattrini ce li abbiamo messi – e continuiamo a metterceli – noi, mia moglie ed io. Però, forse qualcuno, pensandoci bene, arriverà a concludere che, prima o poi, i quattrini finiscono, soprattutto se questi escono senza che ne entrino. Ed è esattamente quanto sta sucedendo: con grande soddisfazione di qualcuno, il redde rationem è arrivato. Noi non abbiamo multiutility, ditte che fanno o gestiscono inceneritori, petrolieri o industriali assortiti a finanziarci. Anzi, sono proprio loro quelli che ci vorrebbero vedere, se non morti, almeno con un bel mal di pancia. E nemmeno godiamo delle commoventi “maratone della solidarietà” con i soldini via telefono degl’italiani sulla cui sorte, IVA compresa, preferisco sorvolare. Insomma, noi facciamo tutto da noi stessi. A questo punto, le pretese: io dovrei pellegrinare su e giù per l’Italia a fare Robin Hood a mia cura e spese (“il nostro è un comitato che non ha soldi…”, “noi non abbiamo finanziamenti…”, “autotassarci?…”, “siamo dei ragazzi…”) In più, io dovrei analizzare – sempre, per carità, sobbarcandomene i costi tutt’altro che trascurabili – i campioni che mi vengono spediti perché io "dia un'occhiata". E poi, io dovrei studiarmi nel tempo libero (?) centinaia o, a volte, migliaia di pagine di documenti ufficiali e controbattere con corpose relazioni alle loro idiozie. Assurdo? Certo che è assurdo. Il guaio è che io l’ho fatto da sùbito e per anni, la gente mi dà per scontato e le rarissime volte in cui ho chiesto qualche soldo per le ricerche, la cosa ha fatto storcere più di un naso. Adesso, come succede ad un parassita che si mangia la pianta su cui vive, la pianta si è seccata e il parassita ha un bel da gridare. La festa è finita. Da ultimo, la vicenda del microscopio. Quando ce lo fecero mancare, Beppe Grillo (cui va sempre il mio grazie di cuore) fece partire una raccolta fondi, iniziandola lui stesso con una donazione di 36.000 Euro addizionata di 4.000 Euro del suo impresario, per comprarne uno nuovo. In un anno, la somma necessaria (378.000 Euro) è stata raccolta, ma occorre sapere, per amore di verità, che ciò che è arrivato senza che io, sempre a mia cura e spese, andassi su è giù per l’Italia è solo una frazione piuttosto piccola di quanto occorreva. Naturalmente, tutta la mia gratitudine resta a chi ha versato qualche Euro, ma cose come quelle che si leggono in certi blog non stanno veramente né in cielo né in terra (“il microscopio che gli abbiamo comprato…”, “…lucra sul nostro microsopio…”). Sappiano questi signori che, magari, l’Euro hanno solo pensato di darlo ma poi, con tutto quel che hanno da pensare, se ne sono scordati, che il lavoro ce l'ho messo io, che né mia moglie né io abbiamo mai preso un centesimo dal 2004 ad oggi, che, per tutto l’anno della raccolta, io ho speso duecentoventi giorni in giro per l’Italia a difendere gl’interessi di chi non aveva voglia di regalare alla patria un proprio cancro o un figlio malformato, che mi sono pagato sempre il viaggio, e spesso anche vitto e alloggio, e che non sempre sono tornato con qualche soldo da regalare alla onlus che ora possiede il microscopio e che io ho solo in uso. Insomma, concludendo, ora io porterò a termine gl’impegni che mi sono presi, poi basta. Chi ha bisogno di me, dovrà sobbarcarsi l’onere di contribuire al mantenimento della struttura. Altrimenti, dovrà fare quello che ho sempre fatto io: arrangiarsi. Credetemi, mi piange il cuore ma, come si diceva una volta tra i guitti dell’avanspettacolo: “Bambole, non c’è una lira.”

P.S. Qualcuno propone di aprire una sottoscrizione, ma questo non è tecnicamente possibile. Grazie all'ostilità delle istituzioni, questo laboratorio è a tutti gli effetti un'impresa privata e, dunque, non ci è possibile raccogliere elemosine. Avevamo tentato di costituire una onlus, ma la cosa ci è stata impedita. Ad oggi, l'unica possibilità percorribile è quella di fare conferenze o consulenze o analisi PAGATE, cosa su cui i più storcono il naso, anche se poi vanno allegramente, a fronte del pagamento di regolare biglietto, a vedere una partita di calcio, oppure vanno a sentire un cantante o un comico. Lì ci sono personaggi che potrebbero risolvere i nostri problemi con una settimana dei loro introiti. Naturalmente io non ho la presunzione di valere un comico, un  calciatore o una velina né chiedo niente a nessuno, ma deve essere chiaro che senza semi non crescono le piante. Dunque, è ingenuo pretenderne i frutti.