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Amici, votate Luiggi!

I commenti fuori tema saranno cestinati

Ormai da anni ricevo quotidianamente messaggi disperati: “Nel mio comune il sindaco vuole costruire un inceneritore…” “Di fronte all’ospedale costruiscono una centrale a turbogas…” “Ci stanno mettendo una centrale a biomasse  appena fuori del paese…” “A cinquanta metri dall’asilo di mio figlio stanno demolendo un edificio pieno di amianto…” Tutta roba in fotocopia.

Dei danni irreversibili ad ambiente e salute provocati da queste follie – ma quelle menzionate sono solo un minuscolo campionario – sappiamo quasi tutto. Quasi, perché su molti danni a lungo termine possiamo solo estrapolare, ma quel che sappiamo basta e avanza. Dunque, il problema non è scientifico. Il problema è esclusivamente politico, e nella categoria classifico anche le bestialità che i soliti, immancabili “scienziati” che si prostituiscono rifilano ai poveracci disponibili a bersi qualsiasi cosa (“l’ha detto il professore” o, meglio, “l’ha detto la TV”). Magari qualcuno ricorderà quella stessa genìa di personaggi in camice bianco sostenere a spada tratta l’innocuità dell’amianto, della diossina, dei cloro-fluoro-carboni, del piombo tetraetile, di additivi alimentari vari, di coloranti, di eccipienti e via discorrendo. Pur con tutto questo, ancora e sempre in presenza della solita, stucchevole truffa perpetrata all’infinito, c’è sempre chi ci casca. E sono in tanti i pesciolini acchiappati nella rete.

Ma la crux del problema, come accennavo, sta nella politica, politica come la s’intende comunemente, va da sé, e non nel suo vero significato.

Nella nostra sconsideratezza, continuiamo ad affidare la conduzione della società ad individui che mi limiterò a definire impreparati. Personalmente mi capita di affrontare assessori all’ambiente che di ecologia (la scienza dell’ambiente) non hanno la più remota nozione, presidenti di multiutility che trattano rifiuti pronti a credere, nella loro ingenua ignoranza, a qualsiasi favoletta, sindaci, presidenti di province, governatori di regioni o, a salire, politici di gran lunga più potenti che prendono decisioni sull’ambiente a dir poco spericolate e senza la minima cognizione di causa.

E, allora, se il dramma sta lì, nella politica, per chi votare il prossimo giugno? Voi lo domandate a me, ma che vi posso rispondere io?  Guardate un po’ chi si presenta per la carica di presidente della provincia di Napoli (http://www.youtube.com/watch?v=ZYAQbpUFdbk e http://www.youtube.com/watch?v=3c6hl6oNego)

e traete le conclusioni. Sappiate, comunque, che Luigi Cesaro è un deputato della Repubblica Italiana e tanto basti per valutare il livello della nostra politica.

Nella mia città il sindaco uscente, che dal punto di vista ecologico ne ha fatte più di Carlo in Francia, si confronterà con l’antico rettore dell’università che, se è possibile, per quanto gli competeva e per quanto non gli competeva ma si è preso ha fatto addirittura peggio in assoluto del suo attuale antagonista. Questo o quello…

Nella mia regione un tale sig. Motti ha puntato sulla roulette della politica, ha invaso i muri con manifesti immensi, schizza fuori come un pupazzo a molla in Tv e, alla fine, in forza delle regole rozze ma efficaci dell’advertising, ce la farà a finire a rappresentarci a Bruxelles. Che cosa sa fare il sig. Motti che possa esserci utile? Non si sa, ma che importa?

Padella o brace? Questa è la domanda reale che ci dobbiamo porre. Nei fatti, non esistono possibilità: dovunque ti giri trovi il baratro. Voi vi fareste operare d’appendicite da un fioraio? Se la domanda vi pare addirittura stupida, pensateci un attimo e vi accorgerete che noi facciamo ben di peggio. Noi affidiamo la salute nostra e, ancor di più, quella dei nostri figli a degl’improvvisati (e mi fermo qui). Forse a qualcuno questo pare poco. A me, no.

“Il meno peggio” è lo slogan che corre tra i disperati. Ma chi è il meno peggio? Non basta trovare la persona onesta né basta trovare la persona preparata: da soli non si va da nessuna parte. Occorre un partito, un movimento intero che sia omogeneo con questa persona: tutti onesti e tutti preparati. Ma la cosa pare non essere possibile: da noi la politica onesta e preparata è addirittura irrisa. Ricordo quando, lo scorso anno, ebbi la sventura di partecipare alla farsa televisiva di Bruno Vespa e mi trovai di fianco un giornalista che va per la maggiore. Ad un certo punto costui bofonchiò che sembrava di essere all’ora del dilettante. Il che è assolutamente vero nell’ottica mascalzonesca della politica di casa nostra alla quale i media reggono ossequiosamente il moccolo. Il politico di professione deve essere doppiogiochista, dire una cosa, prometterla a gran voce, smentirla, ridirla e poi fare tutt’altro se questo tutt’altro gli fa comodo. Deve essere immune da quella malattia addirittura ridicola che è il buon senso. Deve avere interessi sotterranei con chi maneggia quattrini e gli finanzia la campagna elettorale sapendo per esperienza che questo è un investimento. Deve essere sempre disposto a rinunciare a qualsiasi traccia d’onestà perché anche solo una goccia di quella potrebbe ostacolargli qualche passaggio. E, se non a lui, al partito. Insomma, il professionismo è questo.

Per chi votare? A me lo chiedete?

Immagine da: http://www.unisob.na.it/inchiostro/ifoto/19012009160432.jpg