La cosa non fa né caldo né freddo.
A Taranto un po’ di dirigenti ILVA e di quelli di stato che l’ingresso della famiglia Riva nella proprietà dell’acciaieria ebbero a precedere sono stati condannati a pene variabili per il noto disastro da film dell’orrore. Morti, malati, un ambiente da girone infernale e un futuro vietato ai minori. A ben guardare, pene ben miti quelle comminate se le si confronta con quelle che, per distratta abitudine, toccano a chi, più modestamente, si è limitato ad accoppare – dico tanto per fare un esempio – la mogli e o l’amante. Ma i giudici sono fatti così e galateo vuole che non si possano criticare più di tanto. Magari l’alternativa sarebbe quella dei tribunali entomologici del Giusa e, tra le alternative, pur senza entusiasmo continuo a preferire la prima.
Nel caso specifico i condannati sono stati giudicati rei di aver combinato, tra l’altro, qualche marachella con l’amianto, una piccola collezione di minerali che un’ufficialità perpetuata negli anni aveva sempre rappresentato come non solo innocua ma di un’utilità insostituibile. Ricordo che la mia maestra delle scuole elementari (una signora dolcissima che mi resta nel cuore con nostalgia) ne cantava le lodi mostrando a noi bambini che la ascoltavamo a bocca aperta i disegni delle tute dei pompieri capaci di camminare nel fuoco.
Che quella roba fosse cancerogena lo si sapeva da quasi una ventina di secoli, ma, per tenere le cose sotto controllo e continuare a far girare un po’ di quattrini (a beneficio di un PIL ante litteram e certo, quando nacque il pur stravagante concetto, ignaro dell’ingresso in gloria di mafiosi, spacciatori di droga e signorine di lieta compagnia), bastava di tanto in tanto assoldare qualche “scienziato” impaziente di prostituirsi per due soldi o per un passo di carriera e il gioco era fatto: amianto da assassino a benefattore certificato dell’umanità.
No: non fingiamo di fare gli scandalizzati. L’elenco di quelle trasformazioni è più lungo del catalogo mozartiano di Leporello e nessuno tra chi “conta” ha perso il vizietto di vendere le proprie intimità. Un esempio? Gl’inceneritori di rifiuti. Un altro? Gl’impianti a biomasse. Un altro ancora? Il cemento che nasconde veleni. Ma poi coloranti, conservanti, additivi alimentari, dispositivi antipolvere, porcherie che si trovano nei farmaci ma che per le “autorità” non ci sono… Tutto lavoro per i giudici di domani, se avranno voglia di lavorare, ma intanto, sotto sotto, si continua a morire a scopo di lucro altrui.
Tornando a Taranto, dove, sia chiaro, la “bonifica” è di fatto impossibile e sarà un’ennesima, grassa occasione per convogliare un po’ di antipatici Euro nelle tasche di qualche amichetto, io ricordo di esserci stato nel remoto 2008 e di aver detto in una ben poco frequentata conferenza esattamente ciò per cui ci si strappano le vesti oggi. E ricordo un pezzo grosso indigeno che affermava, ridacchiando un po’, che tutti quei cancri erano dovuti al fatto che i tarantini fumano come turchi. Poi sono saltate fuori le endometriosi, una patologia che noi, mia moglie ed io, osserviamo da anni nei soggetti inquinati da particelle e che viene regolarmente, senza sorpresa, passata sotto silenzio o, al massimo, viene liquidata con il solito “tutte balle”.
Comunque sia, siamo realisti: la sentenza è solo di primo grado e, da qui alla Cassazione, campa cavallo. Insomma, le probabilità per i condannati in via provvisoria di andare a fare compagnia a chi in galera ci sta davvero, e giustamente, perché è in attesa di giudizio è dir poco labile e remota. Intanto tutti gli “scienziati” con le cosce spalancate, tutti i politici che, grazie all’amianto, si sono fatti qualche vacanza in letizia e in gaia compagnia, tutti i controllori che non si sono mai sognati di disturbare controllando, tutti i sindaci (le massime autorità sanitarie di ogni comune, per quanto la cosa possa risultate strana e finanche sconosciuta pure a loro stessi) che se ne infischiano dell’amianto che continua a svolazzare qua e là a dispetto di una legge vigente da oltre un ventennio, tutti i sindacati che hanno sempre spedito milioni di aderenti in piazza per un’elemosina e della salute si sono fatti un baffo, salvo ipocritamente strepitare ora… tutti la faranno franca. Anzi, a nessuno passerà mai per la testa di mettere questi esempi di uomini di successo in un angolo e di pretendere almeno spiegazioni che non offendano soverchiamente l’intelligenza. Se loro la faranno franca, a pagare con puntuale certezza saranno le vittime della Biologia, di una serie di leggi, cioè, promulgate antidemocraticamente dal Creatore che, nella fattispecie, impongono una morte mica troppo simpatica a chi si è respirato quelle fibre così piccine.
Ma non prendiamoci il disturbo di agitarci. Un romanziere sconosciuto ai più, tale Dostoevskji, scriveva in un suo romanzetto chiamato Delitto e Castigo “A tutto si abitua quel vigliacco che è l’uomo.” Peggio per per quella fastidiosissima Biologia che di abituarsi non ne vuole proprio sapere.