Blog

Alice nel Paese delle Meraviglie

A volte mi sembra di essere Alice nel Paese delle Meraviglie e, dopo tanti anni, ancora mi stupisco di come ci sia chi, con gaia lievità, regala credito alle assurdità più palesi.

Come ebbe a dire un esponente di un partito ora suicidatosi (il partito, non l’esponente), io non sono adatto

alla politica perché non sono “malleabile”, e la mia non malleabilità sconfina vistosamente dalla politica per essere sgradevole componente di me stesso in ogni circostanza. Se c’è un cervello privo di elasticità, quello è il mio. Così, incapace di compromessi, avendo infastidito mezzo mondo, su di me e sul mio lavoro sono state inventate le cose più bizzarre ed eccentriche con provenienza da ogni livello.

 
Tra quelle di livello infimo ce n’è una arrivatami recentemente, una stravaganza inventata, pare, da un personaggio a me ignoto abitante a Tolentino, ridente comune marchigiano in cui si direbbe ci si annoi parecchio. Per ammazzare il tempo costui, chiunque sia, ha concepito nel suo nano-cervello una vicenda di cui, poi, ha doverosamente informato i suoi compagnucci di partito (manco a dirlo, i balilla del comico Grillo). Il concetto partorito è che  io avrei esaminato il DNA del loro profeta e ci avrei trovato dentro non è chiaro che cosa ma, qualunque cosa fosse, roba che lo ha fatto infuriare convincendolo a sottrarmi il microscopio.

Lo confesso: quando me l’hanno raccontata, e a farlo sono stati i balilla stessi, mi sono molto divertito. Per prima cosa io non saprei dove cominciare a fare una mappa del DNA e poi non vedo che cosa mi potrebbe spingere a curiosare proprio in quella di Grillo. Tanto, anche fossi capace di leggerla, lì non ci troverei certo traccia del mio microscopio, e di tutto il resto che descrive geneticamente il comico non riesco ad appassionarmi.

Altra stramberia tramandata agl’internauti è quella della signora Bortolani che l’11 settembre 2009 in uno dei suoi post deliranti ad uso di una platea autoselezionata dava notizia di avermi denunciato per “ingiurie, diffamazione e violazione della privacy” (http://www.bortolanionlus.it/2009/09/11/denunciato-il-sig-stefano-montanari-per-diffamazione-e-ingiurie/). Se manca la più infamante delle accuse, il bollo scaduto sulla Seicento Multipla del 1957, è solo perché questa sarà certo oggetto di un processo a parte. Va da sé che, dopo ben oltre due anni, io non ho mai ricevuto alcuna comunicazione da parte di un qualunque tribunale e che, se effettivamente la signora Bortolani ha impiegato il suo tempo prezioso sottratto a combattere la pena di morte e a lasciare che da noi si muoia tranquillamente di cancro per inquinamento, è accaduto ciò che lei stessa si aspettava: “Sarà quindi un Magistrato ad attestare la verità e a fare giustizia”, per usare le sue parole. Ecco, signora Bortolani, il Magistrato, se mai fu davvero chiamato in causa, ha fatto giustizia cestinando la sua eventuale istanza. Tuttavia la notizia della fantomatica denuncia fu ripresa a suo tempo, certificata esistente e, anzi, assicurata essere solo il preludio di una cascata di altre denunce, da quel divertente personaggio che è tale Valeria Rossi, la sedicente giornalista che aveva pianificato l’assassinio di Berlusconi. Non credo ci sia bisogno di aggiungere che la signora Rossi evitò di prendersi il disturbo di verificare se la signora Bortolani avesse raccontato balle, e la cosa passò di bocca in bocca, di blog in blog, fino a diventare, e molto rapidamente, verità rivelata. Ancora oggi le fantasie partorite dalla signora Rossi, fantasie smentite dai testimoni che lei stessa tirò in ballo, imperversano in rete e vengono citate insieme con le assurdità di una tale che scrive lettere “piene di dignità” sparando le bizzarrie più incredibili contro di me senza mai avere offerto una parvenza di prova. Ma, si sa, il pettegolezzo è più appiccicoso del Bostik, i pettegoli non gradiscono prove che li privino del piacere di rivoltolarsi nel fango e rivoltolarsi nel fango è il diletto di qualunque suino degno del suo nome.

L’ultima in ordine di tempo è che un professorino di uno dei politecnici italici, quei parcheggi non pervenuti alle classifiche mondiali degli atenei, mi avrebbe querelato (è la moda del momento) per motivi come sempre a me ignoti. Ad affermarlo non è lui ma un suo collega di un’altra accademia nostrana, anch’essa dimenticata dal mondo della scienza per manifesta inferiorità come coerenza italica vuole. Sia chiaro: non solo io non ho mai ricevuto alcun avviso di querela, ma quel tal professorino io lo incontrai solo una volta nella vita, e molto di striscio, alcuni anni fa ad un congresso. Nell’occasione lui rivolse un’obiezione alla mia relazione, obiezione che mostrava con una chiarezza cristallina la sua estraneità alla materia (io parlavo di malattie da inceneritore e lui, da ingegnere qual è e da “innamorato” di chi d’incenerimento vive, ignorava l’argomento) e tutto finì lì. Dopo quel breve ed insignificante incontro, il nulla. Da dove venga la storia della querela è domanda cui non ho risposta. Resta il fatto che, senza aver mai controllato i fatti, il collega ingegnere dell’altra università, individuo della cui esistenza ho avuto indiretta notizia solo sabato scorso, ha dato credito al personaggio e io sono automaticamente squalificato e colpevole di qualsiasi malefatta venga fantasia di attribuirmi. Nessuna sorpresa: è giusto che chi mangia allo stesso tavolo non metta in pericolo la cucina comune.

Ahimè, potrei continuare per molte pagine a scrivere di stupidaggini simili, ma mi fermo qui. Invito solo chi non ha niente da fare e chi ha interessi non propriamente confessabili almeno a controllare ciò che, grazie alle loro fatiche e alla loro personalissima moralità, viene diffuso. Le persone serie vanno alla fonte (lo dice pure Grillo, anche se ben si guarda dal farlo) e non accusano nessuno senza prove. Men che meno lo giudicano colpevole. Chi si comporta diversamente è una povera taroccatura di uomo.