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Lo stato del microscopio

Più o meno ogni giorno ricevo mail con cui mi si chiedono notizie sul famigerato microscopio che qualcuno crede o finge di credere o vorrebbe che il popolo credesse esserci stato donato da Grillo (il quale non sacrificò mai un centesimo. Anzi…)

Ahimè, io del microscopio e, in particolare, del suo futuro non so molto.

Da anni mia moglie ed io ci facciamo settimanalmente  i 400 km di andata e ritorno da casa nostra fino alla sede ARPAM di Pesaro dove, per motivi che solo un bravo sociologo con competenze di psichiatra può tentare di spiegare, il microscopio è ospitato.

A seguito di una serie di peripezie sulla cui onorabilità non mi esprimo, dopo un anno e mezzo d’inattività presso l’Università di Urbino l’apparecchio finì all’ARPAM di Pesaro dove, dopo diversi mesi di ulteriore nulla, a suon di non pochi quattrini fu rimesso in condizione di funzionare. Burocraticamente, l’Università concesse lo strumento in comodato d’uso ad ARPAM e quel comodato aveva come limite temporale il 28 febbraio 2018, cosicché per quel giorno Urbino avrebbe dovuto o potuto riportarsi in sede l’aggeggio.

Senza che ci fosse chi avesse la civiltà d’informarci (l’educazione non fa parte degli usi e costumi di chi “conta”), e, godendo noi del diritto di usare il microscopio “almeno una volta la settimana”, qualcuno avrebbe dovuto dirci qualcosa, ora apprendiamo non da chi avrebbe dovuto informarci ma dall’associazione Vita al Microscopio che il comodato è stato prorogato al 28 febbraio 2019. Insomma, altri 10 mesi.

Ora, bisognerebbe sapere come si fa ricerca. Già equivale a fare salti mortali poter accedere allo strumento che per noi è il principe una volta la settimana, ma questo non basta. Per poter progettare razionalmente una ricerca occorre avere la certezza di disporre del tempo necessario per le indagini e spesso, anche potendo usare il microscopio ogni giorno come fu un tempo, prima che si tentasse d’impedirci di lavorare, si tratta di anni. È evidente, a meno di essere uno dei tanti geni che affollano l’osteria di Internet, che da qui a febbraio prossimo e senza alcuna garanzia di continuità si fa poco o niente, e piantare per strada una ricerca significa aver sprecato tempo, fatica, idee e denaro. E, allora, si viaggia a velocità ridottissima e senza respiro.

Insomma, per lavorare dobbiamo disporre di un microscopio, potendolo pure mantenere, ogni volta che ci è necessario, il che significa, di fatto, sempre.

Io capisco che sia molto comodo piagnucolare e pretendere risultati, risposte, consigli e altro come se noi fossimo degli strumenti a disposizione del mondo, magari strillando se non c’è la risposta immediata e soddisfacente, ma io mi sto abbondantemente stufando e la tentazione di mandare tutti al diavolo diventa sempre più pressante.

Allora, mettiamoci d’accordo. Io sono ancora disponibile a lavorare per voi e, soprattutto, per i vostri figli, ma voi dovete darvi una mossa. Vi assicuro che passare le mie domeniche a cercare di raccattare quattro soldi non per me ma per quello che interessa a voi facendo conferenze alle quali, magari, qualche farabutto fa di tutto per infilare il bastone tra le ruote, non mi diverte affatto. Né mi diverte lavorare a mie spese mai meno di 10 ore al giorno per 7 giorni la settimana. Né mi diverte ritrovarmi addosso le “istituzioni” che delle leggi s’infischiano bellamente. Ma posso farlo, anche se mi devo dare spiegazioni sempre meno convincenti.

Da parte vostra, sempre che siate onesti, il vostro dovere è quello di mettermi in condizioni di operare. Naturalmente non avete nessun obbligo. Ma nemmeno io ne ho e, se non siete capaci di proteggere i vostri figli, sono fatti che non mi possono riguardare. Risparmiatemi, però, almeno le vostre lacrime e, soprattutto, non recitate scene di una disperazione palesemente fasulla se un giorno vi dirò che chiudiamo bottega. Si raccoglie per ciò che si semina.

Prego, inoltre, i megalomani e i mitomani che a scadenze quasi regolari mi fanno perdere tempo promettendomi che mi faranno recapitare microscopio e quattrini per mantenerlo in men che non si dica di andare a divertirsi altrove. Inutile dire che, dopo che questi disturbati mentali hanno imperversato magari per mesi, poi svaniscono nel nulla, certo pronti a nuove imprese gloriose da vivere nel palcoscenico del loro immaginifico cervellino.

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