Da un po’ di tempo non sono più molto attento alle notizie che corrono. Però, ogni tanto, qualcosa arriva a far breccia nel mio volontario e quasi anacoretico isolamento. Stavolta è toccato alla Costa Concordia, l’ormai mitico ex-natante da crociera per la middle class che per due anni e mezzo ha dato bella mostra del suo cadavere a due bracciate dalla spiaggia dell’Isola del Giglio.
Da quell’uomo non di mondo che sono, ero convinto che la triste vicenda dovesse essere coperta da un pudico riserbo e tutte le stramberie che uscirono all’epoca del quasi spiaggiamento, comprese le esibizioni del magistrato “competente”, fossero state avvolte nel sudario della pietà. Dopotutto il silenzio di stato avvolge ben altro, vedi – dico tanto per dire – le comunicazioni che il nostro presidente ha saggiamente fatto distruggere (tutto si crea, tutto si distrugge) perché non sarebbero piaciute alla totalità dei sudditi. Pardon, dei cittadini.
E, invece, macché. In un tira e molla tutto nostrano, dopo tempi d’attesa il cui razionale mi sfugge (e non m’interessa neppure), il morto è stato rimorchiato a Genova. Nel tragitto mi è capitato di ascoltare alla radio, almeno in parte, le esternazioni del sindaco della Lanterna, un tale con un cognome da far soggezione, credendo e, anzi, sperando, di non aver capito bene. Da quanto ho inteso il tale si stropicciava le mani perché a Genova, con quel relitto, arrivavano tante belle opportunità di fare qualche palanca. “Contento lui…” pensavo, sempre augurandomi di avere frainteso. E invece no. Il ministro dell’ambiente (notiziona: ne abbiamo uno!) ha partorito uno sproloquio degno, almeno per levatura intellettuale se non per contenuto, di un personaggio come il genovese Giuseppe Grillo. Con orgoglio e soddisfazione il personaggio, tale Gian Luca Galletti mio conterraneo e mai pervenuto in campo ecologico ma questo non conta, ha informato l’ItaGlia dicendo, in sostanza: “Grazie comandante Schettino: con quel provvidenziale inchino lei ha regalato all’ItaGlia che raglia opportunità di lavoro per almeno un paio d’anni, permettendoci di smantellare un città galleggiante (vabbè, si fa per dire) costata ben oltre mezzo miliardo di Euro.” A dargli subito ragione c’è stato il tutto esaurito di pizzerie, alberghi e camere d’affitto per gl’italioti giustamente desiderosi di godersi quello spettacolo speriamo non irripetibile, visto il successo. Inutile dire che pure Matteo ha detto la sua, nell’occasione in toscano e non nell’inglese che condivide con Celentano. A suo illuminato parere l’arrivo del coso in porto non è evento da festeggiare, ma di cui andare fieri davanti al mondo, sì. Va da sé che non sia dato sapere di che diavolo dovremmo essere fieri, ma, se lo dice il sor Matteo…
D’ora in poi incrociamo le dita: speriamo che la sorte sia benigna e che conceda all’ItaGlia che raglia di godere di tanti bei naufragi, magari con transatlantici che vengono dall’estero. Il massimo sarebbe se uno di loro si arenasse a Venezia rovesciandosi su Piazza San Marco. Che festa sarebbe! E quanti sghei!