Stamattina il Giornale Radio RAI delle 7 ha dato una notizia scientifica che apre nuovi orizzonti.
Un gruppo di scienziati americani ha scoperto che le nanoparticelle prodotte dalle fonti inquinanti di combustione attaccano il cervello e provocano alterazioni del comportamento, della memoria e della capacità di apprendimento. Questo nel topo, perché alle reazioni del cervello umano gli scienziati americani arriveranno tra un po’ di anni.
Naturalmente mi congratulo con il gruppo, ma noi a queste conclusioni, non sul topo ma sull’uomo, siamo arrivati un decennio fa, ne abbiamo scritto e ne abbiamo parlato ma, evidentemente, la nostra non è scienza, anche se abbiamo la casistica più ampia del mondo e siamo partiti con molti anni di anticipo su tutti.
Tanto per evitare a qualcuno di aprire il giornale del 2020, mia moglie è appena tornata da Washington dove, su invito, ha relazionato a diversi enti americani, compresa l’FBI e il Dipartimento di Stato, sull’uso possibile delle nanoparticelle nel campo del bioterrorismo (cervello compreso). Se c’è chi vuole prendere nota, lo faccia.
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“Ci” vogliono fregare il nobel.