Caso Caffaro

Pcb: "Brescia non è come Seveso"
venerdì 12 settembre 2008

(red.) Brescia? Non è certo una Seveso. Lo sostiene L'Asl che questa mattina ha presentato i risultati di una serie di indagini svolte nel sito d'interesse nazionale Caffaro, una vastissima e popolatissima porzione di città a sud dello stabilimento chimico di via Milano, fortemente contaminata da Pcb e diossine.
I dati sono stati analizzati da un vero e proprio gruppo di studio, che ha raccolto informazioni dal 2001 al 2007, incrociando i risultati dei diversi campi controllati: suoli, acque superficiali, rogge, acque profonde, aria e popolazione. Come ha spiegato il direttore generale dell'azienda sanitaria locale, Carmelo Scarcella, "si è potuto definire il percorso fatto dagli agenti inquinanti rilevati, partendo dall’ambiente dove erano stati rilasciati per giungere all’uomo, e si è avuto modo di stabilire, in via definitiva, come l’evento 'Brescia' sia totalmente diverso nella sua genesi e nel suo sviluppo all’evento 'Seveso', al quale molte volte impropriamente è stato accostato. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute", ha poi aggiunto, "sebbene alcuni studi siano ancora in corso e altri necessitino di approfondimenti, le ricerche effettuate fino a ora non hanno portato alla evidenziazione di una chiara associazione tra esposizione a Pcb e patologie umane". Vediamo ora i risultati delle indagini resi noti dall'Asl.

INDAGINI AMBIENTALI
1. Suolo. Nel complesso, l’indagine sui suoli della città effettuata negli anni 2001- 2008 ha comportato un totale di circa 2.000 prelievi e 653 analisi su una superficie totale di 5,8 chilometri quadrati. I livelli di concentrazione di Pop (gli inquinanti organici persistenti), si muovono dal più concentrato al meno concentrato in direzione nord-sud, a partire dalla ditta Caffaro (via Milano), con una notevole variabilità connessa con il percorso delle rogge.
Il rapporto fra policlorobifenili (Pcb), diossine (Pcdd) e furani (Pcdf) è soggetto a notevoli variazioni che risentono in primo luogo del tempo nel quale l’inquinamento si è verificato e, in secondo luogo, delle modalità di diffusione degli inquinanti con i materiali in sospensione trasportati dalle rogge. Questo ha comportato che l’inquinamento, oggi, si presenti distribuito in modo disomogeneo nel territorio, con zone a concentrazione più elevata confinanti con altre nelle quali la contaminazione è inferiore.
 
2. Acque superficiali. 
I risultati analitici, riguardanti i parametri principalmente rappresentati (non solo Pop, ma anche altri inquinanti biologici e chimici), indicano che lo stato ambientale dei corpi idrici è da considerarsi, secondo gli standard di qualità della normativa vigente, "scadente". Questo si spiega con l'elevato numero di scarichi di natura civile e industriale confluenti nei corsi d'acqua, specie in assenza, almeno per i reflui civili, di adeguati sistemi di depurazione a nord del comune di Brescia.
 
3. Rogge, sedimenti e alveo.
 Le analisi eseguite sui 153 campioni di sedimento provenienti dalle rogge comprese fra il fiume Mella e il canale "Fiume Grande", hanno evidenziato una situazione di contaminazione molto diffusa e distribuita in maniera variabile lungo i numerosi chilometri di questi corsi d'acqua. La situazione di inquinamento è presente sia a monte sia a valle della ditta Caffaro, anche se con valori di contaminazioni notevolmente differenti. In particolare, il divario risulta evidente per tre dei contaminanti analizzati: mercurio, Pcb e Pcdd/f.
 
4. Acque profonde.
 Le indagini sull’acquedotto hanno evidenziato una concentrazione di Pop inferiore ai limiti di legge, sia alle analisi del 2002 che a quelle recenti dell’aprile 2008. Nelle acque sotterranee sotto la ditta Caffaro, invece, si rilevano elevate concentrazioni di inquinanti, per lo più corrispondono ai medesimi riscontrati nella parte superficiale degli strati soprastanti. Le misure di messa in sicurezza d’emergenza mediante pompaggio delle acque sotterranee sotto lo stabilimento, a partire dal 2001, stanno impedendo ulteriori diffusioni dal sottosuolo alle acque sotterranee esterne. 
5. Alimenti. Quelli di origine animale, quali carni, uova e latte, quando provengono da animali che hanno assunto alimenti contaminati (foraggi e altro), presentano un elevato contenuto di sostanze dannose nei grassi, che possono essere trasferite ai consumatori.
Gli alimenti vegetali presentano, in generale, concentrazioni assai inferiori rispetto a quelli di origine animale, a causa del loro ridotto contenuto di grassi e dell’assenza di fenomeni di concentrazione lungo la catena alimentare. Alcuni ortaggi tuttavia possono contenere livelli superiori ai limiti di legge, a seconda delle specie e delle tecniche di coltivazione. Certe specie, come le zucchine, incorporano i Pop, altre sono contaminate dal terreno sui loro steli (cicorie), altre ancora, come il pomodoro o il cavolo, non trattengono l’inquinamento in quantità rilevanti. Il ruolo dei vegetali nella trasmissione diretta della contaminazione all’uomo deve essere quindi considerato globalmente inferiore rispetto a quello degli alimenti di origine animale, anche se non è trascurabile.
I campioni dell’orto sperimentale sottoposti a una prima ricerca di Pcb, hanno dato esiti ritenuti meritevoli di approfondimento con ricerca di Pcdd/f. Le indagini sui cinque campioni di mais hanno confermato, unitamente ad altri dieci campioni esaminati nelle precedenti tornate di indagini, l'indennità del mais dalla contaminazione da Pop.
6. Aria. I campionamenti sull’aria svolti nella sola stagione invernale con ricerca di Pcb e Pcdd/f hanno dimostrato una contaminazione atmosferica sovrapponibile a quella riscontrata in altre aree nazionali, europee ed extraeuropee a forte presenza umana.

INDAGINI EPIDEMIOLOGICHE E CLINICHE

a) Esposizione a Pcb della popolazione bresciana adulta. E’ stata effettuata per valutare l’esposizione a Pcb dei residenti a Brescia, in relazione all’area di residenza e alle possibili fonti di contaminazione, e ha mostrato che gli abitanti in alcune aree della città hanno valori di Pcbemia superiori anche di 10-20 volte rispetto ai valori di riferimento.
Si è evidenziata una forte associazione fra consumo di alimenti contaminati ed elevati livelli di Pcbemia, confermando quanto già ampiamente noto, e cioè che la contaminazione da Pcb, Pcdd e Pcdf è avvenuta a Brescia prevalentemente per via alimentare. Non si è evidenziata una chiara interferenza dei Pcb con la normale funzionalità tiroidea né associazioni tra concentrazione ematica (del sangue) di Pcb ed anamnesi patologica positiva per patologie andrologiche (degli uomini) e ginecologiche ed altre patologie (diabete, ipertensione ecc.). Analogamente, non si è rilevata alcuna correlazione tra i livelli di Pcbemia e le concentrazioni ematiche di ormoni sessuali e diversi parametri emato-chimici, quali glicemia, transaminasi, e altri.
b) Lavoratori ed ex-lavoratori della Caffaro. Le indagini hanno evidenziato, per gli ex lavoratori della Caffaro, una esposizione a Pop consistente, avvenuta in passato. Questo comporta per questi soggetti livelli di Pcb totali nel sangue tuttora elevati, che non si sono modificati nei controlli effettuati dal 2002 ad oggi. Il riscontro di livelli elevati di Pcb nel sangue di ex lavoratori che non erano addetti ai reparti di produzione dei Pcb indica che l’assorbimento di tali composti ha interessato anche personale degli altri reparti. L’osservazione di una percentuale elevata di soggetti che presentano alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi tra gli ex lavoratori suggerisce inoltre la necessità di ulteriori approfondimenti al fine di valutare gli eventuali effetti endocrini di esposizioni croniche a Pop ed altri composti organoclorurati più elevate rispetto alla popolazione generale.
c) Approfondimenti clinico-tossicologici. E’ stata effettuata una valutazione endocrinologica (ghiandole endocrine) e clinica di 34 soggetti adulti con elevati valori di Pcb ematici e alterazioni ormonali. Di essi, diversi sono risultati portatori di patologia endocrina, in larga parte già nota. L’analisi delle correlazioni non ha evidenziato associazioni significative fra i valori di Pcb e i livelli di vari ormoni indagati (Tsh, Fsh, Lh, Ft3, Ft4, Testosterone) e degli autoanticorpi anti-tiroide (anti Tgb e anti Tpo). In conclusione, la valutazione clinica non ha consentito di stabilire nella casistica studiata associazioni significative tra livelli di Pcb e patologie endocrine.
d) Andamento temporale dei valori dei Pcb ematici. I soggetti con valori elevati dei Pcb ematici rispetto ai valori di riferimento sono stati sottoposti a misure ripetute nel periodo 2002 – 2007. Le concentrazioni di Pcbemia in questi soggetti non mostrano nel periodo considerato sostanziali variazioni, come atteso per periodi di osservazione di questa durata, in relazione al metabolismo dei Pop.
e) Studio caso-controllo su linfomi non-Hodgkin (tumore ai linfonodi) e sarcomi dei tessuti molli e area di residenza nel comune di Brescia. Lo studio ha mostrato un aumento del rischio di linfoma non Hodkin nelle donne che avevano avuto residenza principale nel quartiere Primo Maggio (zona con disomogenea distribuzione dell’inquinamento dei suoli) e un aumento del rischio, seppure (secondo l'Asl) non statisticamente significativo, nelle donne che avevano risieduto nella "zona Cascine" per almeno 10 anni.
Non si è evidenziato alcun aumento del rischio di linfoma non Hodkin negli uomini. Non si è evidenziata alcuna relazione con i sarcomi dei tessuti molli. I risultati della ricerca devono essere considerati con cautela e non conclusivi, soprattutto per la mancanza di dati precisi di esposizione dei soggetti inclusi nella ricerca, che è stata attribuita solo sulla base della storia residenziale, e per la numerosità relativamente bassa del campione considerato.