L’infamante accusa arriva proprio dall’autore di quella splendida
conversazione con Saccà in cui il cavaliere esercita la italica tradizione
della raccomandazione di una giovane attricetta, dietro cui però si
intravede una trama di corruzione volta a reclutare un politico
appartenente all’attuale maggioranza,svelandoci il linguaggio e la
bassezza di personaggi che straparlano
di libertà e democrazia, ma che
agiscono da cospiratori e malavitosi.
Gianfranco Fini sentenzia “in questa vicenda si è superato il limite della
decenza”, ma, francamente, è impossibile capire se si riferisce alla
indecenza della conversazione incriminata, o al fatto che questa
intercettazioni siano state rese di pubblico dominio.
Non entro nel merito della telefonata e del suo contenuto perché credo che
questo sia un modo ordinario di procedere della CASTA politica e nessuna
disamina morale tocca queste persone, ma vorrei far capire che i potenti
riescono quasi sempre a trasformare una sconfitta in riscossa e da quello
che posso capire gli obiettivi sono due: uno è quello di attaccare sulle
intercettazioni perché vengano rese molto difficili e non pubblicabili,
cosa che unisce destra e sinistra.
L’altra possibile reazione sarà verso la RAI, che, opportunamente
denigrata dai potenti mezzi a disposizione della CASTA, può essere spinta
verso una privatizzazione che cancelli quelle pochissime espressioni di
pubblico servizio, additando anche la rissosità e la paralisi dei suoi
organi direttivi.
Sta di fatto che la RAI non è un servizio pubblico, è una torta
ferocemente divisa tra i partiti politici, che ne hanno fatto il loro
palcoscenico ed hanno sterilizzato tutte le voci fuori dal coro.
Ho scritto spesso a Grillo su questo argomento, ma non mi ha mai dato
risposta.
In sintesi il mio pensiero è questo: la RAI è stata fondata con denaro
pubblico, ossia con i soldi dei cittadini, ed è di fatto di loro
proprietà. Viene mantenuta dal canone che dimostra come i cittadini
provvedono anche al suo mantenimento, ma non fa servizio pubblico, e si è
messa impropriamente a competere e imitare la TV commerciale.
La battaglia giusta da fare è quella di restituire ai cittadini una loro
proprietà, togliendola ai partiti, dandogli il diritto di eleggere, canone
pagato alla mano, un direttore generale di loro gradimento,con tutti i
poteri,ogni 5 anni in concomitanza anche amministrativa con le elezioni
politiche.
Sarebbe un concreto momento di partecipazione democratica,di potere di
controllo dei cittadini sui soldi che sborsano, e anche qui sarebbe utile
usare lo strumento anti-CASTA che impedisce di essere rieletti dopo due
legislature.
Per uno come Grillo, oscurato dalla RAI perché reo di dire cose serie,
questa iniziativa dovrebbe essere la madre di tutte le battaglie che ci
sono da fare nel nostro antidemocratico paese, e lo sciopero del canone
fino ad un nuovo corso è una arma concreta formidabile in un contesto in
cui i cittadini sono la parte lesa, perché la politica di è appropriata di
quello che statutariamente deve essere un pubblico servizio i cui soli
azionisti sono i cittadini.
Paolo De Gregorio