Questa non è classificabile come notizia. Da stamattina è in fiamme a Palermo un deposito di vernici e materiale plastico di una ditta che non stava simpatica alla mafia. Nessun italiano ignora che di fronte alle diverse varietà di mafia e alla delinquenza in genere, compresa quella di stato, noi siamo del tutto indifesi. Dunque: routine. Ma il problema non si ferma qui. Da un po’ di tempo ormai dovremmo esserci abituati ad un’altra routine, vale a dire quella del “non è successo niente”. A furia di mobilitare accademici disposti all’apostasia che rinnegano gli ultimi secoli di scienza per quattro soldi o per un modesto avanzamento di carriera (per sé o per i figli che sono pezzi di cuore), a furia di anestetizzare la gente tramite TV, radio e giornali che prestano la loro complicità senza un fremito di coscienza, a furia di utilizzare gli enti di
controllo per distorcere palesemente dati che qualsiasi nonna di buon senso saprebbe interpretare correttamente, ci siamo assuefatti a tutto e, addirittura, c’è chi ci crede davvero. Così, anche questa volta, come da tempo succede con cronometrica regolarità, ci sarà sempre qualche lestofante disposto ad affermare “in scienza e coscienza” che bruciare plastica e vernici non reca alcun danno all’ambiente e che “non è successo niente”, e ci sarà sempre qualche politico che se la prenderà con i “caproni”, con i “preti che dovrebbero andare ad insegnare il catechismo” o con “gl’idioti che disinformano”.